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STORIA DELLA BIBLIOTECA

L'antichità ha avuto moltissime grandi biblioteche che si sviluppano dapprima come luoghi di conservazione di dati utili. non è dunque un caso che le più antiche, di cui si siano ritrovati i resti, fiorirono in Mesopotamia a partire dal III millennio: erano delle raccolte di tavolette d'argilla recanti incisi testi che spesso indicavano quantitativi di merce, altre avevano incise frasi per lo più di carattere religioso o documentario. I più importanti ritrovamenti archeologici di questo genere ci documentano l'esistenza di una biblioteca a Lagash già nel sec. XXI a.C. e di una a Khattusas nel sec. XX a. C.

La raccolta più cospicua di tavolette arrivate fino a noi, e conservate al British Museum di Londra, appartenne alla biblioteca creata a Ninive nel sec. VI a. C. da Assurbanipal, da questa raccolta sappiamo che la biblioteca era composta da testi scientifici, opere di matematica e di medicina. Intorno al III millennio si costituirono probabilmente anche le biblioteche egiziane composte anch'esse da tavolette di argilla, sostituite poi dal papiro. Nell'età ellenistica la più grandiosa biblioteca fu quella di Alessandria d'Egitto, fondata da Tolomeo II Filadelfo nel 284 a. C., nata come scrittoio di papiri e ampliata fino a contenere oltre 400.000 volumi; accanto a questa, detta la Biblioteca del Museo, fu presto fondata una seconda biblioteca, il Serapeo. Entrambe le strutture erano arrivate a conservare oltre 700.000 volumi (da intendere genericamente come "rotoli di papiro). Purtroppo la biblioteca non ha potuto preservare il suo prezioso contenuto a causa di incendi e distruzioni, infatti Giulio Cesare nella sua "Guerra Alessandrina" narra dell'incendio del 48 a. C. che coinvolse la biblioteca, dato che nel 49 a. C, fu confermato da Seneca, probabilmente la fine e la distruzione totale della biblioteca fu postuma a quest'evento dato che in alcuni testi riguardanti la guerra fra Zenobia e Aureliano del 270 d. C. indicano una nuova distruzione di elementi museali. Infine la storia (divenuta legendaria) dell'invasione di Alessandria nel 642 d. C. da parte delle truppe del califfo Omar.

A Roma, la prima biblioteca aperta al pubblico fu creata nel 39 a. C. da Asinio Pollione; a queste ne seguirono altre, tra cui particolarmente importanti dovettero essere quelle create da Ottaviano e da Traiano.

Nel II secolo d. C. le biblioteche costituirono, in vari centri dell'Impero romano, un servizio regolarmente organizzato, retto da funzionari dello Stato, che permettevano la lettura e la consultazione delle opere in locali appositi. La diffusione della pergamena segna il passaggio dal libro, sottoforma di rotolo di papiro, a fascicolo. Durante il periodo medievale si iniziano a formare i primi nuclei delle biblioteche monastiche (Pomposa, Farfa, Bobbio, Montecassino, Novalesa, Cluny, Reichenau, Fulda, Lorsch). Nel XIII-XIV secolo nascono le biblioteche laiche, ovvero di tipo universitario (Sorbona, Cambridge, Bologna, Parigi) e di tipo principesco, specie in Italia, ad opera dei Visconti, Sforza, Malatesta, Estensi, Gonzaga e Aragonesi. I Medici formano superbe raccolte che costituiscono oggi la Laurenziana di Firenze. Su tutte primeggia la Vaticana, cui danno cura i papi Niccolò V, Sisto IV e Sito V. Il Settecento e l'Ottocento vedono nascere la moderna biblioteca pubblica con la relativa apertura di alcune delle grandi biblioteche ancora oggi in uso. In Italia, dopo l'Unità, le biblioteche principali degli Stati preunitari diventano biblioteche nazionali.

Dal 1980 si assiste ad un uso crescente del computer per la digitalizzazione dei cataloghi e la gestione del prestito fino ad arrivare alle attuali biblioteche digitali.

 

 

 

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