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Cos'è l'economia?

L’espressione “vivere con la massima economia”, manifesta un comportamento in cui l’uso del denaro sia molto ben calcolato, che le scelte siano programmate in virtù dei bisogni da soddisfare senza oltrepassare certi limiti di spesa e, tale comportamento, pur se non consente di accumulare denaro, consente però di economizzare e in un certo senso di risparmiare; è questo il principio economico che mira ad ottenere un dato risultato con il minimo mezzo cioè con un costo minimo.

Un’altra sfumatura del significato della parola economia si ha nell’espressione “amministrare un fondo in economia” dove il proprietario amministra direttamente il fondo senza ricorrere all’opera d’intermediari e senza darlo in affitto.

Un’altra sfaccettatura: l’economia domestica che identifica il governo della casa; attinge a principi di morale ed è base di educazione sociale e come moralità va intesa nel senso di buon costume e come base di educazione sociale ha rispecchiato sempre il suo tempo: patriarcale presso gli Ebrei, paterna nella Roma repubblicana, corrotta nel ‘500 per arrivare ad essere addirittura immorale nel ‘700, che metteva tra moglie e marito, l’equivoca figura del cicisbeo. Praticamente l’economia domestica, intesa come amministrazione dell’azienda familiare e governo della casa riassume in se quel complesso di nozioni che, dalla scelta della dimora, vanno ai lavori domestici, all’educazione dei figli, al galateo domestico inteso come comportamento all’interno della famiglia.

Innumerevoli sono ancora le espressioni legate alla parola economia: una saggia economia, un principio economico, un’attività economica, spendere senza economia, investire le proprie economie, vivere delle proprie economie, l’economia politica, l’economia industriale, l’economia rurale, l’economia mercantilistica, l’economia keynesiana, l’economia aziendale, l’economia mondiale… tanti modi e tanti significati diversi che potrebbero continuare e formare un elenco lunghissimo.

Ma la parola economia, assume un significato totalmente diverso quando si parla dell’“economia nazionale” come per esempio l’economia italiana o di altro Paese, dell’economia agricola, dell’economia aziendale,…; in tali espressioni “economia” significa il complesso delle risorse e delle attività dirette alla loro utilizzazione e migliore organizzazione.

L’attività che gli uomini svolgono utilizzando le risorse disponibili, allo scopo di soddisfare i loro bisogni fa luogo ad una serie di fenomeni economici, quali la produzione, lo scambio, la moneta, i prezzi, …Lo studio di questi fenomeni forma l’oggetto di una scienza: la economia politica.

L’uomo ha un insieme di bisogni e di desideri che lo spingono a ricercare il modo di soddisfarli. Ogni cosa utile alla soddisfazione di quei bisogni ha un valore che è maggiore, o minore, secondo le condizioni e lo sforzo occorrente per procurarsi quella tale cosa utile. Così l’acqua che ha un valore pressoché minimo ove essa si può facilmente ed abbondantemente attingere, ha un valore enorme per chi, assetato in un deserto, non ha possibilità alcuna di procurarsene.

Le cose utili nel loro complesso si chiamano beni ed i beni formano la ricchezza. L’economia, appunto, con riferimento alla ricchezza studia la produzione, la circolazione, lo scambio, la distribuzione della ricchezza fra gli uomini, il consumo. La produzione dei beni è affidata alla terra, al capitale e al lavoro insieme cooperanti ed è dominata dalla legge della domanda e dell’offerta; se una merce è desiderata da molti la produzione aumenta, se la richiesta diminuisce, diminuisce anche la produzione.

L’industria fu, ai suoi primordi, familiare; divenne poi artigianato, ossia produzione in casa propria: finché nacque e si sviluppò la grande industria moderna, con l’introduzione della macchina. Una spinta all’aumento e al miglioramento della produzione per l’aumentata richiesta fu la specializzazione, la così detta divisione del lavoro che consentendo l’utilizzazione della stessa materia prima da parte d’imprese industriali diverse, permise la lavorazione a catena del medesimo prodotto.

Ma, quello che aprì orizzonti nuovi alla produzione, furono le scoperte geografiche che allargarono gli sbocchi e modificarono le abitudini dei consumatori, l’afflusso di metalli preziosi dal nuovo mondo aumentò le disponibilità monetarie spingendo agli affari gli uomini più intraprendenti, nuovi movimenti intellettuali e religiosi svilupparono l’individualismo e spinsero alla cura degli interessi materiali.. Protagonisti di questo sviluppo furono i Paesi dell’Europa occidentale, dove nacquero le prime forme di capitalismo commerciale e dove si affermò l’economia monetaria.

La banca, la borsa, le compagnie commerciali sono le istituzioni rappresentative del periodo.

Per quanto riguarda la circolazione essa avveniva, nei tempi primitivi, per baratto, cioè con lo scambio di merce. Questi scambi dovevano essere assai lenti, perché il possessore di una data merce, per procurarsi una merce diversa, doveva cercare una persona che la possedesse e che fosse disposta a cambiarla con quella sua. Ciò finché non si trovò qualche cosa alla quale si potesse attribuire un determinato valore e a cui corrispondesse una certa quantità di merce. Quella tal cosa si chiamò moneta e la quantità di essa, occorrente per procurarsi una certa merce, si chiamò prezzo. Il prezzo è soggetto alle oscillazioni della domanda e dell’offerta: sale se la merce è scarsa o la richiesta è forte; si abbassa se la merce è abbondante o la richiesta scarsa.

Non vi è dubbio che presto si avvertì la necessità di sostituire allo scambio istantaneo dei mezzi di pagamento forme che consentissero l’eliminazione dei pericoli insiti nel trasporto dei preziosi e, contestualmente, permettessero operazioni su piazze diverse ed a momenti differiti utilizzando degli intermediari.

Gli uomini hanno, quindi, imparato a distribuire meglio il capitale ed a renderlo fruttifero svolgendo attività creditizia.

Nella società moderna la funzione creditizia ha un’importanza fondamentale, in quanto ha il compito peculiare di stimolare la produzione raccogliendo il risparmio improduttivo e trasmettendolo a quanti abbisognano di capitali per dar corpo alla propria capacità organizzativa; per mezzo del credito, poi, è possibile compiere operazioni monetarie per le quali il circolante sarebbe insufficiente e difficilmente reperibile.

Alla base del credito sta una forza dinamica insostituibile, senza la quale esso non potrebbe sussistere: la fiducia che a sua volta è alimentata da un principio di certezza: il creditore sa che in ogni momento potrà rientrare in possesso del suo denaro e che il suo credito - se contratto con enti pubblici – è garantito dalle riserve metalliche e legali del debitore o - se contratto con privati - è protetto dai mezzi giuridici di tutela e di esecuzione.

È evidente che la fiducia è tanto maggiore quando tra creditori e debitori, si interpongono con funzione di mediazione organi: le banche, la cui presenza sul mercato ha la funzione di raccogliere il risparmio per impiegarlo in operazioni da svolgere con commercianti, industriali, agricoltori, armatori,… che abbisognano di mezzi finanziari ridistribuendolo secondo le necessità.

 

 

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