Fotografia e Fotografi: storia, immagini e manifestazioni rubrica di CORRERENELVERDEONLINE

Correrenelverdeonline

Fotografare
Fotografia
Mostre Fotografiche
Archivi Alinari
Link

Fotografi
Andy Warhol
Anne Geddes
Ansel Adams
Anton Corbijn
Cartier Bresson
David Bailey
David Lees
Man Ray
Oliviero Toscani
Robert Capa
Robert Mapplethorpe
Ryan mc Ginley
Sebastiao Salgado
Tazio Secchiaroli
Tina Modotti
Tom Denlinger
Tullio Farabola
Willy Puchner

 

 

fotografia e fotografi


 

Generici Statici Image Banner 300 x 250

 

STORIA DELLA FOTOGRAFIA

"Mettere in prospettiva" era un’esigenza che già i pittori e gli artisti del seicento sentivano come propria, per poter esprimere la loro creatività nelle opere che realizzavano.

Il primo passo verso la fotografia, fu dunque la nascita della camera oscura, principio di riproduzione delle immagini, e le prime descrizioni che si trovano a riguardo, risalgono addirittura ai tempi di Leonardo Da Vinci.

Camero oscura e foro stenoscopeicoLa camera oscura era una cabina cubica, completamente isolata dalla luce, all’interno della quale si chiudeva il disegnatore. Su di una parete veniva praticato un foro, dal quale entrava l’immagine del soggetto da riprodurre, mentre sulla parete opposta si aveva, in un quadro limitato da un foglio di carta o da una lastra di vetro, la proiezione dell’immagine capovolta.

Il principio della camera oscura fu migliorato, con l’introduzione nel foro, di una lente ottica, che permetteva una maggiore concentrazione dei raggi luminosi.

La lente, diede l’imput per l’invenzione degli obiettivi fotografici, e di conseguenza per la costruzione di camere oscure sempre più piccole, fino a ridurle a cassette portatili e maneggevoli

Una volta risolto il problema dell’immagine iniziale, la questione si spostò allora, sulla necessità di fissare in qualche modo l’immagine riflessa dalla lente della camera oscura.

Per fare questo ci si rivolse alla chimica e all’utilizzo del cloruro d’argento. Si sapeva infatti che questo elemento chimico, se esposto alla luce poteva riprodurre l’immagine riflessa dalla lente, in diverse tonalità che spaziavano dal nero al grigio.

Ma l’immagine così ottenuta, se esposta più di una volta alla luce si oscurava completamente, per cui anche il principio basato sull’utilizzo del cloruro d’argento necessitava di miglioramenti sostanziali, per riuscire a fissare le immagini senza che queste potessero cancellarsi o rovinarsi sotto l’influsso degli agenti atmosferici o del tempo.

La soluzione lo trovò Loise Daguerre in collaborazione con Nicèphore Niepce nel 1839, quando fu inventato il dagherrotipo. Era un procedimento che utilizzava i vapori del mercurio per fissare le immagini, attraverso l’utilizzo di particolari attrezzature e una lavorazione che si articolava in quattro fasi:

  • si prendeva una lastra di rame argentata per elettrolisi e pulita utilizzando abrasivo molto fine e acqua;

  • Si sensibilizzava la lastra esponendola a vapori di iodio, fino a quando non si ricopriva completamente di uno strato di joduro d’argento di colore giallo;

  • Si esponeva una ventina di minuti al sole;

  • Si sviluppava l’immagine esponendola a vapori di mercurio scaldato a 60º con una fiamma ad alcol; il mercurio si legava allo strato di ioduro d’argento creando una patina biancastra in corrispondenza delle luci;

  • Infine si stabilizzava l’immagine con cloruro di sodio concentrato.

  • Macchina fotografica a soffiettoL’invenzione di Daguerre ottenne molto successo, ma dopo il 1850 con l’avvio della seconda rivoluzione industriale, il bisogno di perfezionare anche la "fotografia" crebbe a dismisura.

    Il vero salto di qualità fu compiuto da George Eastman , che nel 1888 inventò la prima Kodak camera, (chiamata così per riprodurre il suono dello scatto di una macchina fotografica), un apparecchio di piccole dimensioni che conteneva un rullo di carta speciale(la futura pellicola), per 100 pose, I fotografi che se ne servivano non dovevano più curarsi dell’uso della camera oscura o degli agenti chimici; una volta finiti gli scatti, bastava infatti portare alla Kodak la macchina fotografica e ritirala dopo qualche giorno, di nuovo pronta all’uso insieme alle fotografie già sviluppate.

    Fu una vera e propria rivoluzione che si può riassumere con lo slogan che Eastman aveva coniato per rappresentare la sua invenzione: "tu premi il bottone e noi facciamo il resto".

    Nasceva la "fotografia istantanea, "che si è tramandata fino ai giorni nostri e che ora è stata ulteriormente modificata e migliorata dalla tecnologia digitale.