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cultura: rubrica dedicata ad associazioni, biblioteche, luoghi, LIBRI, personaggi e festività


 

 

CADUTA LIBERA

di NICOLAI LILIN

Anno di pubblicazione: 2010

Lo scrittore siberiano torna alla carica con il suo secondo romanzo, buttando davanti agli occhi del lettore la cruda e violenta epopea della seconda campagna cecena, vista attraverso il mirino di un fucile di precisione.

È l’esperienza diretta di un tiratore scelto dei sabotatori a parlare, e lo fa con un realismo sconvolgente che ti stritola inesorabilmente come un’ anaconda.

Lilin sacrifica la ricchezza della trama (forse a causa della guerra, che come dice lui, rende tutto uguale, grigio e schifoso) che invece caratterizza “educazione siberiana”, ma supera se stesso nello sgretolare ogni tabu e mito: sulla pietà ed il rispetto del nemico, sul soldato che combatte per servire la patria: i soldati qui non lottano per il popolo o per il paese, lottano per sopravvivere in un inferno a cui sono estranei e che li trasforma in bestie sanguinarie al momento di confrontarsi col nemico, mettendo a nudo le perversioni e gli istinti più violenti e reconditi dell’uomo in un susseguirsi di torture, sevizie, assassinii e sciacallaggii, che, se non sono compiuti a sangue freddo, lo sono con piacere ed a volte addirittura gioia malate e quasi assuefanti, e la guerra diventa così una parte indivisibile dell’anima: qualcosa di pericoloso e malvagio, ma anche un’amante passionale, fedele ed inseparabile.

Con un registro semplice che ti fa scorrere davanti agli occhi la storia in sequenze veloci e brutali come in un colossal dei migliori, e che ricorda vagamente i racconti di guerra dei nonni che tanto hanno sempre appassionato, ti rapisce e ti dà il benvenuto nell’abisso più nero.

Sinossi:

Il secondo libro di Lilin parla del sanguinoso conflitto che si è combattuto in Cecenia a cavallo tra il XX e il XXI secolo.

Il protagonista del racconto è costretto, suo malgrado, ad entrare nell’esercito russo come cecchino, con il ruolo di coprire le spalle ai suoi compagni di reparto.

Il loro addestramento, terribile e ispirato semplicemente a trasformare degli uomini in macchine da guerra,che non distinguono più tra il bene e il male in senso morale, ma semplicemente agli ordini dei loro superiori e che rispettano un ancestrale istinto di sopravvivenza.