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UNO,NESSUNO, CENTOMILA 
								
								
								
								di
								
								
								
								PIRANDELLO 
								
								
								Anno di pubblicazione: 
								
								1926 
								
								
								
								Sinossi:
								 
								
								
								Vitangelo Mostarda, banchiere di 28 anni, 
								persona assolutamente comune, scopre per caso, 
								sull’osservazione distratta della moglie, di 
								avere il naso leggermente tendente a destra, 
								cosa del quale non si era mai reso conto. 
								 
								
								
								Da un fatto banale come questo Vitangelo 
								comincia a ragionare sul fatto che sua moglie, 
								come tutti vedono in lui mille persone diverse, 
								dai particolari infimi come il naso storto a 
								tutta la personalità, affibbiandogli ruoli 
								diversi a seconda dei punti di vista; e nessuno 
								di questi può corrispondere all’idea che ha 
								sempre avuto di se stesso.  
								
								
								Qui tenta di reagire, cercando di distruggere le 
								mille immagini che si hanno di lui, giungendo 
								intanto alla conclusione che scomponendo la sua 
								persona in innumerevoli frammenti, la gente 
								intorno a lui è come se lo annichilisse: lo 
								rendesse nessuno; entra in un circolo vizioso in 
								cui cerca di far uscire la propria personalità 
								dagli schemi in cui l’hanno ingabbiata, in un 
								crescendo di azioni per gli altri inspiegabili e 
								folli, e che alla lunga lo porteranno alla 
								distruzione totale: rinchiuso in un ospizio, 
								decretato pazzo ed isolato dal resto del mondo; 
								qui accetta passivamente il nuovo ruolo di 
								persona nulla, senza passato ne futuro. 
								  
								
								
								Recensione:  
								
								
								Pubblicato nel 1926, è l’opera pirandelliana più 
								completa e intrisa di significato; ci si possono 
								trovare tutti i temi più cari all’autore: la 
								crisi dell’Io, il conflitto tra vita e forma con 
								l’umorismo che ne scaturisce. 
								
								
								Scritto in prima persona, prende la forma di un 
								monologo interiore, ricco di domande ed 
								esclamazioni, dal linguaggio semplice e 
								colloquiale, come un vero discorso con se 
								stesso: è la mente di Vitangelo Mostarda a 
								parlare ed i suoi occhi a vedere, trascinando il 
								lettore nella contorta spirale di crisi 
								esistenziale che affligge il protagonista, 
								portandolo a riflettere ed a cercare risposta, 
								se possibile, alle domande che la storia pone 
								allo stesso Vitangelo. 
								
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