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Intervista di Alessandra Giordani a Vincenzo ZITELLO

 

Lei ha già avuto in passato esperienze con grandi nomi della musica italiana: quali sono state le analogie e le differenze di queste collaborazioni?

Senza togliere niente a nessuno, delle tante persone con cui ho collaborato in passato e che hanno ampliato il mio punto di vista musicale, tra le più importanti il primo incontro  è stato verso i diciotto anni con Franco Battiato, allora suonavo il flauto e la viola: Questa esperienza in cosi giovane età ha stimolato in me il gusto della ricerca e della sperimentazione nella mia musica ed ad avere il coraggio di seguire le mie idee senza tenere conto delle mode, un altro grande artista con cui ho collaborato è Ivano Fossati, attraverso lui ho conosciuto alcuni grandi musicisti con cui collaboro da molti anni, ho anche imparato ad utilizzare il lato latino della mia musica.

 

Qual’è stata la più impegnativa e quale ha rappresentato per lei la maggior soddisfazione?

Sicuramente la lunga collaborazione con Ivano Fossati e con tutti i musicisti che hanno collaborato con lui attraverso i cd e le tournee che abbiamo fatto insieme.

 

Qual è il contributo che secondo lei le sonorità celtiche possono apportare al panorama musicale odierno?

Molte sono le sfumature e i modelli che sono entrati nel costume musicale contemporaneo di provenienza celtica, il pregio di questo stile è che ha mantenuto una spontaneità e una continuità nei secoli influenzando il Rock, il pop ed anche la canzone d’autore, riuscendo ad innestarsi nel concetto di musica popolare contemporanea, credo soprattutto che la musica celtica rappresenti un modo europeo di fare musica e di riappropriarsi di emozioni semplici comuni all’uomo, questa musica ha tracciato una via contemporanea per la riscoperta di valori musicali autoctoni legati alla nostra memoria collettiva europea.

 

L’arpa celtica rappresenta la perfetta unione tra poesia e tradizione. Qual è stata la spinta che l’ha avvicinata a questo strumento?

Come dicevo in precedenza, la mia curiosità mi ha portato a scoprire questo meraviglioso strumento, poi ho dovuto cercare e lavorare molto per dare una posizione reale all’arpa in relazione alla mia creatività.

 

Del suo strumento non esiste uno "standard": qualità, numero e forma delle corde cambiano in base alla scelta del musicista. Quali sono le caratteristiche di questo strumento? E del suo in particolare?

L’arpa celtica è uno strumento molto antico, non e stata mai codificata se non a grande linee anche nel passato, i costruttori hanno cercato di realizzare strumenti quasi personali, spesso  unici, questo rappresenta l’aspetto più creativo dell’essenza di questo strumento, esistono arpe tradizionali in ogni paese e ogni tradizione ha dato caratteristiche uniche, il mio strumento ha 40 corde ed e un incrocio fra l’arpa celtica, la sudamericana e la Viggianese; è uno strumento che aderisce alle mie scelte creative.

 

Lei viene considerato come l’erede naturale di Alan Stivell: si riconosce in questo ruolo?

In un certo senso sì: io credo che tutti gli arpisti "celtici" abbiano qualcosa di Stivell, è stato lui a dare una dimensione contemporanea a questo strumento, ed è evidente essere influenzato da un grande artista come lui, io ho avuto il privilegio di conoscerlo e di frequentare la sua musica; questo mi ha dato un punto di partenza molto creativo

 

Qual è la sua interpretazione del messaggio contenuto nell’opera di Calcara?

Io credo che Giorgio Calcara abbia un entusiasmo e una creatività nel portare a Roma dimensioni ed emozioni celtiche, ha lavorato in modo misterioso ed esoterico sul significato della fata, un progetto che si ispira al magico che è in ognuno di noi, un modo per vederlo e trovarlo in una terra che celtica certo non è, trovo molto interessante che si svolga la prima a Roma, questo da una dimensione al progetto di vero incontro dove le barriere nord sud si devono infrangere per una dimensione privilegiata di creativa forza positiva.

 

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Ci sono molti progetti il più vicino e la realizzazione di un nuovo Cd, con il contributo di musicisti dell’area tradizionale, con un parallelo all’Italia che suona alla ricerca di una musica contemporanea che tiene conto delle innovazioni.

 

 

 

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