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Villa Castelbarco Albani 
		
		
		
		  
		
		Furono i monaci cistercensi 
		intorno al 1100 ad insediarsi per primi sull'aprica altura di Monastirolo, 
		da qui la denominazione che ancora oggi viene qualche volta utilizzata:
		Villa Monastirolo. L'origine monastica del luogo ha caratterizzato 
		la villa così come è ancora riconoscibile oggi: il cortile-chiostro adiacente 
		alla chiesetta settecentesca, la sala capitolare, il refettorio, i dormitori. 
		
		Se nel 
		1600 la residenza acquistò il nome di Contessa all'inizio del '700 con il 
		conte Giuseppe Simonetta - discendente del collaboratore e segretario ducale 
		di Francesco Sforza - gli ambienti dell'antico monastero furono trasformati 
		in quella che fu definita Villa delle delizie. Risale a quest'epoca 
		la ricostruzione della cappella padronale, una chiesetta in bello stile 
		barocco, con stucchi, affreschi ed una profusione di marmi dai più svariati 
		colori. 
		
		Successivamente, 
		con i Castelbarco - discendenti di Guglielmo Castelbarco, podestà di Verona, 
		famoso per avere ospitato Dante Alighieri nei suoi castelli - la villa assunse 
		il suo massimo splendore. Il conte Cesare Castelbarco, amante delle arti 
		e delle lettere, ampliò i saloni di rappresentanza, raddoppiò l'ala sud 
		e fece edificare sulla spianata due palazzine: una per il Teatro, dove il 
		conte era solito offrire spettacoli ed intrattenere gli ospiti che risiedevano 
		in villa giungendo da Milano spesso in barca navigando il Naviglio della 
		Martesana; l'altra per il Museo, con la collezione di buone pitture, curiose 
		anticaglie e bizzarrie. Fece realizzare inoltre le famose gallerie sotterranee. 
		
		I cronisti 
		del tempo definiscono la villa "magnifica e degna sede per ogni sorta di 
		comodi e di sontuosità" elogiando in modo particolare il parco, un comprensorio 
		di 800 mila metri quadrati intersecati da laghetti, larghi viali fiancheggiati 
		da statue, tempietti e fagianiere, nel gusto romantico dell'epoca. Questo 
		vastissimo parco è attraversato dall'Adda che qui riceve il Brembo e dal 
		Naviglio Ducale, ora chiamato Naviglio della Martesana. Ancora oggi, anche 
		se non echeggiano più i corni delle cacce che resero famosa Villa Castelbarco, 
		vive in libertà molta selvaggina e non di rado ci si può imbattere in branchi 
		di giovani cerbiatti. 
		
		Nella 
		prima metà dell'Ottocento le gallerie decorate, composte da parecchie sale 
		prospicienti ad una vasta terrazza che dà sul Naviglio e sull'Adda - ricche 
		di mosaici, marmi, giochi d'acqua, fontane e cascate artificiali, conchiglie 
		dei mari equatoriali, statue e reperti archeologici romani ed etruschi, 
		rappresentavano una delle grandi attrattive della Villa. 
		 
		
		All'inizio 
		del secolo la Villa fu dotata di una graziosa serra in stile Liberty e il 
		Museo fu trasformato in terme. L'attuale denominazione Villa Castelbarco 
		Albani ricorda infine un collegamento con gli Albani di Bergamo che dettero 
		alla chiesa Gianfranco Albani, Papa con il nome di Clemente XI° (1649-1721).
		 
		
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