Artisti: Pittori, Scultori, Attori, Fotografi, Poeti, Scrittori, Musicisti rubrica di CORRERENELVERDEONLINE

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Carlo Maria Maggia

Carlo Maria Maggia, nato a Torino nel 1964, dall’età di otto anni dipinge a olio, tecnica insegnatagli dalla nonna pittrice.

Corre in moto e nei rally; progetta giardini, scrive libri, articoli e ricerche nel campo del Verde e dello sfruttamento eco-compatibile delle risorse. A trent’anni fonda l’Officina dei Giardini, occupandosi della progettazione di apparati decorativi per esterni ispirati alle strutture settecentesche (giardini d’inverno, padiglioni, tende…).

Viaggia molto, occupandosi in particolare di esplorazioni botaniche in posti incontaminati del mondo. Vive nel ponente ligure, dove porta avanti le sue ricerche e la sua carriera artistica.

Ha scritto “Giardini d’inverno” (Umberto Allemandi), ha collaborato al libro “Jardin des Alpes” (Leonardo Mondadori International) e scrive sulla rivista Gardenia.

Ha realizzato numerose performance di “land art” in tutto il mondo, alcune delle quali in collaborazione con Wwf, Terra Madre Slow Food e Fiera Internazionale del Libro. Sue mostre personali e performance sono state ospitate in prestigiose gallerie, musei, palazzi e altri luoghi d’arte, a partire dalla Biennale di Venezia.

Dei suoi interventi artistici si sono occupate le più importanti testate di settore e di informazione nazionali, la Rai, ecc.

 

Queste le principali mostre e performance:

Anno 2005: Forte dell’Annunziata (Ventimiglia); fiume Tagliamento.

Anni 2006: Libreria Mood (Torino); galleria Hetre (Torino); Carnet de Voyage (Fiera Internazionale del Libro, Torino); Land Art in Nature (Terra Madre, Torino); Casinò di Montecarlo (Principato di Monaco); The Collection (Londra).

Anno 2007: Cow Parade (Milano); Contemporaneamente Sacro (Tiscali Arte); The British Museum of Erotic Art (Londra); Parco Vallere - Festa di Primavera del Fai (Torino); Orticola (Giardini Palestro di Palazzo Dugnani, Milano); Anatema (Teramo); Africa Today (Biennale di Venezia); Unreal Flower (My Own Gallery, Milano); Nuove Radici (Villa Cernigliaro, Biella); Art in Nature e sculture marine (Accademia Balbo, Bordighera); Turris Babel (Pietrasanta); Neue Kunst in Alten Kulturlandschaften (Potsdam, Germania); Langhe=Klondike (evvivanoè esposizioni d’arte, Cherasco).

Maggiori informazioni sull’artista sono reperibili sul sito www.carlomariamaggia.it; i dettagli sulla sede espositiva all’indirizzo www.evvivanoe.it.

Tartufo d'Oro di Carlo Maria Maggia

Testo critico

“Sotto una campana di vetro,  come quelle che servono per proteggere e far ammirare in sicurezza oggetti  particolarmente preziosi, appare solitaria in tutto il suo luccicante splendore una specie di grossa pepita d’oro. Ma se si osserva con attenzione da vicino questo oggetto stranamente bitorzoluto ci si accorge che la forma ha  piuttosto caratteristiche vegetali, e precisamente quelle di un tartufo.

Questa identificazione fra oro e tartufo, messa in scena da Maggia  vuole essere immediatamente comprensibile come dimostrazione ironica di ciò che normalmente si dice,  e cioè che i tartufi sono venduti “a peso d’oro”, o quasi. Ma l’operazione artistica, oltre a un aspetto indubbiamente ludico dichiarato fin dal titolo della mostra, “Langhe = Klondike” ,  ha un senso simbolico più complesso e serio.  Se da un lato il visitatore può divertirsi a immaginare le tranquille colline delle Langhe come  l’avventuroso territorio canadese dello Yukon invaso dai cercatori d’oro intorno al 1900, dall’altro lato la comparazione ovviamente paradossale serve a far riflettere sui valori nascosti che la natura fa crescere sotto terra, la cui qualità autentica va preservata e difesa da ogni forma di sfruttamento sconsiderato.

La sensibilità ecologica è una caratteristica specifica del lavoro dell’artista che è anche un vero specialista in botanica, e che da anni ha incentrato i suoi interessi sugli aspetti più suggestivi e sorprendenti della vita delle piante dal punto di vista dei processi di crescita e da quello della bellezza delle forme.

Il tartufo, un fungo ipogeo che nasce in autunno nel terreno in rapporto simbiotico con radici di certi alberi come la quercia, assomiglia più o meno a una patata e dunque non è “bello” nel senso corrente del termine, ma ha un fascino particolare e in un certo senso misterioso che deriva dal fatto di essere uno straordinario concentrato di “energia odorosa”. Una sorta di quintessenza del profumo profondo della terra matrice di vita vegetale.

Il questo senso  il tartufo (e in particolare quello della migliore qualità, e cioè il tartufo bianco di Alba)  viene presentato intenzionalmente e provocatoriamente da Maggia come un simbolo, quasi  un feticcio divinizzato, che deve suscitare una particolare “adorazione” reverenziale.

Per arrivare a questo risultato il prezioso ma effimero prodotto organico della terra viene trasformato in un’opera d’arte, in una vere e propria scultura attraverso la procedura del calco e della fusione in bronzo, impreziosita da una copertura in oro 18 carati.

La scultura, tirata in venti esemplari, è messa in vendita a un prezzo analogo a quello di un vero tartufo di quelle dimensioni. Ma  il lavoro artistico nasconde a sua volta un segreto che, in modo spiazzante, apre la strada a un’interpretazione più raffinata.

Il “segreto” è che in realtà non si tratta del calco di un tartufo ma di una semplice patata, il cui valore pecuniario è infimo. Ma questo umile tubero ipogeo ha avuto e ha un valore immenso nella storia umana, come nutrimento di base. Dunque, da un altro punto di vista, è infinitamente più prezioso del tartufo.

E qui sta l’aspetto davvero significativo di questa bizzarra opera d’arte.

Francesco Poli

fonte: da comunicato stampa "Langhe=Klondike Carlo Maria Maggia propone un tartufo d’oro" emesso in occasione della personale di scultura dell’artista nella galleria “evvivanoè esposizioni d’arte” di Cherasco (Cuneo); mostra inserita all'interno del programma della Fiera Internazionale del Tartufo di Alba