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Il mito di Gaetano Pappagone

Il personaggio reso maggiormente celebre da Peppino De Filippo è sicuramente Gaetano Pappagone o meglio conosciuto semplicemente come Pappagone.

Il programma “natale” dove prese forma la figura di Pappagone fu Scala Reale e tale personaggio venne mostrato al pubblico da Peppino per la prima volta nel 1966; durante una puntata dello show lo stesso Peppino rivelò di aver carpito il nome del personaggio da un tipo di prugne tipiche del napoletano.

Si ipotizza che la “musa ispiratrice” di Peppino nell'invenzione di tale figura comica sia stato Gaetano Esposito, cuoco della commedia “I casi sono due” (di Armando Curcio).

Le modifiche apportate alla fonte di ispirazione originale furono poche e dopo qualche accorgimento e il cambio del cognome, il fenomeno ironico del momento prese forma.

La figura si distingueva per la sua sbadataggine e il suo essere un bifolco alle dipendenze del Commendator de Filippo o come si definiva lui: “Lavoratore di Cammerra del Cummantatore Pupino Di Filippo”.

Ovviamente al servizio del Commendator De Filippo non mancheranno le occasioni per creare scompiglio e caos all'interno della vita del suo datore di lavoro.

Inizialmente la figura macchiettista di Pappagone fu creata per colmare i momenti degli spettacoli ma con l'andare del tempo il personaggio acquistò spessore e credibilità soprattutto all'interno del circuito fanciullesco.

Egli incarnò lo spirito partenopeo, goffo e buffo nell'essere vittima dei suoi stessi sbagli che servivano anche a farlo crescere; il tutto all'insegna del divertimento che come un virus contagiava chi lo stava osservando ed ascoltando.

E' proprio la sua semplicità a renderlo ben amato dal pubblico che vedeva in lui lo specchio della serenità e del buon umore.

La figura di Pappagone rispecchiava in pieno l'altra personalità di Peppino De Filippo, più goliardica e sbarazzina e ovviamente più impacciata e genuina.

L'ironia e la spensieratezza del personaggio unite ad una parlantina colorita e fuori dal comune ne decretarono l'enorme successo e il diritto di poter entrare nella grande tradizione delle maschere napoletane. e parole “carta d'indindirindà” (carta d’identità), “ecquequa” (ecco qua) e “pirichè” (perché) furono il tormentone dell'epoca e non sono state ancora dimenticate.

Anche il famoso Carosello lo volle come ospite, donandogli la parte principale di vari consigli per gli acquisti; il fenomeno Pappagone fu talmente trasbordante da guadagnarsi anche una serie propria a fumetti prodotta dalla Gallo Rosso Editore e incentrata sulle vicende del buffo aiutante.

Tale opera su carta vide la luce il 21 gennaio 1967, al prezzo di 100 lire; la notizia all'epoca era già trapelata da tempo per mezzo dei i mass-media.

All'interno della sua collana l'eroe Pappagone si muoveva, insieme al suo Commendator de Filippo, in un mondo fatto di comiche peripezie variando i suoi scenari dal Festival di Sanremo a Disneyland, ricoprendo i ruoli più svariati (dallo sceicco al pompiere).

In tutto questo dinamismo, ciò che rimaneva stabile e coerente era il suo vestiario costituito da un ciuffo sempre ben eretto in testa e una camicia caratterizzata da vistose righe verticali.

Il fumetto non era totalmente estraneo a Peppino De Filippo che ne curava la sceneggiatura mentre la copertina era frutto di Manfredo e i disegni opera di Luciano Bernasconi.

Il giorno settimanale di uscita dell'opera era di solito il sabato e il fumetto si suddivideva in tre parti:

  • La storia

  • Il Dizionario di Pappagone

  • Posta e Appuntamenti Televisivi

  • 41 fu il numero di fumetti che compose la collana dedicata al pittoresco Pappagone.

  • Però con la fine del fumetto, non si placò l'ammirazione dei fans per il personaggio di Pappagone che spinse la stessa Gallo Rosso Editore a mettere sul mercato nell'aprile del 1968 il testo che narrava la vita del “Lavoratore di Cammerra del Cummantatore Pupino Di Filippo”, in arte Pappagone, dal titolo “Pappagone ecque qua....”
 

 

 

 

 

 

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