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IL DECAMERONE DI GIOVANNI BOCCACCIO 
		
		Composto 
		probabilmente tra il 1348 e il 1353, il Decamerone ha segnato la storia 
		della letteratura mondiale creando una prosa nuova ed esaltando un 
		genere di ampio raggio quale la novella. 
		
		Giovanni 
		Boccaccio si lasciò suggestionare dalla magia dei numeri per la 
		composizione dell’opera: dieci sono i novellatori, dieci sono i giorni, 
		dieci al giorno sono le novelle, quindi cento in tutto. Nasce così la 
		“Commedia umana” del Boccaccio contrapposta a quella “divina” di Dante. 
		Seppur apparentemente frammentaria, l’opera appare unita in un tutto 
		organico mediante l’espediente della “novella cornice” in cui l’autore 
		spiega l’occasione che diede origine alla narrazione. 
		
		L’occasione è 
		la Firenze del 1348 dilaniata dalla peste: qui sette giovani donne e tre 
		uomini decidono di fuggire in campagna per risparmiarsi dal penoso 
		spettacolo causato dall’epidemia. Per ingannare il tempo, i giovani 
		danno il via ad un gioco per cui ognuno di loro, ogni giorno,  narra una 
		novella intorno ad un tema fissato dal “re” o dalla “regina” di turno. I 
		giorni del venerdì e del sabato sono dedicati alla preghiera e alla cura 
		personale, mentre nella prima e nella nona giornata il tema è libero; 
		infine, il personaggio più allegro della comitiva, Dionèo, non ha 
		l’obbligo di aderire al tema fissato e ogni giornata termina con un 
		canto amoroso: in questo modo il Boccaccio crea una straordinaria 
		varietà all’interno dell’opera. Neanche i nomi dei protagonisti sono 
		scelti a caso, quelli degli uomini in particolare richiamano tre diverse 
		esperienze amorose dell’autore. 
		
		Il tema 
		principale sembra essere proprio il sentimento amoroso in cui balza 
		fuori un’immagine della donna del tutto nuova, né angelo né demonio, ma 
		una creatura umana che vive alla pari con l’uomo. Accanto all’amore, 
		concepito come forza cosmica che deve essere assecondata, Boccaccio pone 
		il motivo dell’intelligenza umana quale espressione più alta del nostro 
		essere. Il terzo concetto dominante è quello della cortesia, costituita 
		dal complesso delle virtù cavalleresche. Il particolare intreccio di 
		questi motivi ci regala un’espressione autentica della civiltà 
		dell’epoca: la tradizione orale narrata da mercanti e giullari sarà 
		infatti la fonte principale del Decamerone. 
		
		La fervida 
		umanità dello scrittore si manifesta allo stesso tempo con il distacco 
		da un lato, che gli consente di mantenere il giusto equilibrio, e la 
		partecipazione dall’altro, un modo per Boccaccio di aderire con simpatia 
		ai moti naturali degli istinti umani. L’equilibrio del sentimento 
		determina anche l’equilibrio dello stile, che non è mai eccessivamente 
		elevato o sciatto, ma mantiene sempre un tono medio aderendo alla 
		varietà e alla naturalezza del linguaggio parlato. 
		
		In questo 
		ampio gesto di umanità, Boccaccio porrà le basi per il realismo del 
		Cinquecento e lo spirito autentico del Rinascimento, divenendo il 
		modello ideale di prosa per i posteri. 
		
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