AMBIENTE E NATURA: AL CENTRO DEL NOSTRO PROGETTO rubrica di CORRERENELVERDEONLINE

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Storia delle celle a combustibile

Storia dei rapporti tra Tevere e Roma

 

Leggi e normative

Legge 21 novembre 2000, n. 353

Legge 9 dicembre 1998, n. 426

Protezione dalle esposizioni a campi elettrici

DL n° 230/1995 modificato

D.P.R. 13 marzo 1976, n. 448

 

 


 

 

 

Ambiente e Natura: per vivere meglio con più consapevolezza

LA PROTEZIONE DA ESPOSIZIONI A CAMPI ELETTROMAGNETICI

LIMITI DI EMISSIONE PER CAMPI ELETTROMAGNETICI

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera ai decreti attuativi previsti dalla legge n. 36 del 2001.

Sono stati pertanto fissati i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per le emissioni di campi elettromagnetici, che andiamo brevemente ad illustrare:

DPR 381/98 - LIMITI DI ESPOSIZIONE AI CAMPI EM
frequenza (MHz) campo elettrico (V/m) Campo magnetico (A/m) Densità di potenza (W/m2)
0,1 - 3 60 0,2 -
3 - 3.000 20 0,05 1
3.000 - 300.000 40 0,1 4

 

 

DPR 381/98 - LIMITI DI ESPOSIZIONE AI CAMPI EM

in prossimità di scuole, ospedali, zone adibite a civile abitazione con permanenza delle persone superiore a 4h/giorno

frequenza (MHz) campo elettrico (V/m) Campo magnetico (A/m) Densità di potenza (W/m2)
0,1 - 3 6 0,016 0,1
3 - 3.000 6 0,016 0,1
3.000 - 300.000 6 0,016 0,1

 

  • Per gli elettrodotti il valore di attenzione è stato fissato in 10 microtesla, mentre l’obiettivo di qualità è stato fissato in 3 microtesla;

  • Per i segnali ad alta frequenza (es. telefonia mobile) è stato invece confermato il valore di attenzione pari a 6 Volt/metro.

I suddetti limiti dovranno essere osservati negli ambienti abitativi, nelle scuole, nelle aree da gioco per l’infanzia e comunque in tutti quei luoghi ove vi sia una permanenza di persone superiore a 4 ore giornaliere.

Gli obiettivi di qualità dovranno essere osservati nella progettazione di nuovi elettrodotti, mentre per quelli già esistenti dovranno essere raggiunti nei tempi previsti dal relativo piano di risanamento.

Il decreto, non appena riceverà l’approvazione del Consiglio di Stato, sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Il continuo incremento di sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici utilizzati dalla società moderna fa sì che il tema dell’inquinamento elettromagnetico o "elettrosmog" sia costantemente di attualità.

È tuttavia scarsa la conoscenza comune su tale argomento e ciò produce generalmente allarmismi e soprattutto tanta confusione.

Va precisato innanzitutto che se è indubbio che esiste un effetto biologico – inteso come interazione tra campi elettromagnetici e organismo vivente – altrettanto non si può concludere riguardo alla produzione di un effetto sanitario – danno fisico – per i soggetti esposti; l’interazione infatti non necessariamente comporta un effetto biologico apprezzabile che possa comportare un danno per l’organismo.

Nel corso di un convegno organizzato lo scorso anno dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma è emerso che per quanto riguarda l’esposizione a campi elettromagnetici caratterizzati da basse frequenze (ELF), studi epidemiologici sull’uomo e test di laboratorio non hanno fornito prove di una correlazione con forme tumorali; qualche dubbio è invece emerso circa l’aumento del rischio di leucemia infantile e l’esposizione prolungata ad alti livelli di campi magnetici a frequenze industriali.

Per quanto riguarda le sorgenti a radiofrequenze e microonde (100 kHz – 300 GHz), recenti studi hanno dimostrato come non sussistano prove che tali esposizioni possano abbreviare la vita dell’uomo né tanto meno provocarne l’insorgenza di un cancro.

È bene precisare che a causa della giovane età della materia in esame, gli studi epidemiologici disponibili sono da considerarsi sicuramente insufficienti per la formulazione di conclusioni definitive. È pertanto necessario effettuare ulteriori ricerche per giungere ad un quadro statistico più significativo e certo.

In attesa di ciò è possibile far ricorso a politiche cautelative volte alla determinazione di valori di soglia per la popolazione e valori di riferimento per l’ambiente sotto ai quali limitare le emissioni elettromagnetiche.

A partire da queste grandezze si determinano i limiti di base per la protezione da effetti acuti, legati cioè ad esposizioni accidentali di elevata entità.

Per la prevenzione di effetti cronici, dovuti a prolungate esposizioni di bassa entità, si fa invece ricorso a valori di riferimento ben più bassi, tali da ridurre al minimo il rischio per la popolazione di contrarre forme tumorali.

In tale ambito si inserisce la Legge n. 36 del 22 febbraio 2001 che con i suoi decreti attuativi definisce nuovi limiti di esposizione ed in particolare: valori di attenzione per la prevenzione di effetti acuti e obiettivi di qualità per la prevenzione di effetti cronici.

Si auspica infine un atteggiamento più responsabile della popolazione volto alla riduzione di quelle fonti voluttuarie (telefoni cellulari, radiosveglie, elettrodomestici in genere) che tanto concorrono all’aumento dell’elettrosmog.

Vito Schiavone