AMBIENTE E NATURA: AL CENTRO DEL NOSTRO PROGETTO rubrica di CORRERENELVERDEONLINE

  Ambiente e Natura Cosa sono l'ambiente e la natura? Protocollo di Kyoto Enti ambientali Associazioni naturalistiche CFS (Corpo Forestale dello Stato) ERSAF (Ente Regionale per i Servizi dell'Agricoltura e Foreste) CAI (Club Alpino Italiano) FAI (Fondo Ambiente Italiano) Greenpeace Legambiente WWF Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli)

AMBIENTE PARCHI ASSOCIAZIONI BOTANICA VIAGGI

Correrenelverdeonline

Natura

Castelporziano

Via Francigena

Pescasseroli

Saline italiane

Gran Sasso

Valle di Cornia

Valle d'Agri

Cogne

Valle Siciliana

Viterbo

Zone Umide Italiane

Venezia

Venezia: Le foto

 

Ambiente

Celle a combustibile

Protezione dai campi elettromagnetici

Energia eolica

Energia solare

Batteria al piombo: riciclo

Meteomont

Radon: pericoli all'esposizione

Smog Fotochimico

 

Archivio

Codice Forestale Camaldolese

Codice forestale camaldolese II

Elisa Cerrato: "Due giorni al Nivolet"

Intervista a Giovanni Alemanno

Intervista a Giorgio De Matteis

Intervista a Cesare Patrone

Intervista da Francesco Scarpelli

Mantova ed i suoi laghi

Gran Paradiso

Storia delle celle a combustibile

Storia dei rapporti tra Tevere e Roma

 

Leggi e normative

Legge 21 novembre 2000, n. 353

Legge 9 dicembre 1998, n. 426

Protezione dalle esposizioni a campi elettrici

DL n° 230/1995 modificato

D.P.R. 13 marzo 1976, n. 448

 

 


 

 

 

Ambiente e Natura: per vivere meglio con più consapevolezza

Storia dei rapporti tra il fiume Tevere e la città di Roma

La recente inaugurazione del servizio di trasporto fluviale ha riportato il Tevere al centro dell’attenzione dei cittadini romani. Questo è stato l’ennesimo tentativo di valorizzare il fiume capitolino dopo che per tanti anni, addirittura secoli, è stato principalmente fonte per la città di non poche preoccupazioni a causa delle sue periodiche inondazioni.

Ripercorrendo la storia di Roma, ci si può rendere conto che il ruolo del Tevere nell’ambito dello sviluppo della civiltà romana è stato meno determinante rispetto a quello avuto da altri grandi e storici fiumi: si pensi ad esempio al ruolo che il Nilo ha avuto nello sviluppo della civiltà egizia o quello dei fiumi Tigri ed Eufrate per le civiltà dell’antica Persia.

L’agglomerato storico di Roma, infatti, inizialmente si sviluppò sui “sette colli” e solo successivamente, a fronte di una sua grossa espansione, si accostò alle rive fluviali.

Seppur non ancora imprigionato negli attuali argini, il Tevere era comunque mantenuto estraneo alla vita della città; i romani infatti non gradivano scendere abitualmente sulle sue rive malgrado lo considerassero comunque una risorsa di innegabile utilità. Lo stesso aspetto delle sue rive non è mai stato come lo si vede oggi: dal fiume la vista della città non era certo esaltante, eccezion fatta per gli scorci godibili dai ponti di Ripetta e Ripagrande.

L’interesse per il fiume era più legato a servizi – si pensi alla realizzazione di ponti, cloache e molini fluviali che ne sfruttavano le correnti – che non alla costruzione di nobili ed eleganti residenze.

Anche a livello commerciale, se si esclude il periodo dell’antichità imperiale, il Tevere non è mai stato granché sfruttato o valorizzato.

Comunque, nonostante un’esistenza non particolarmente gloriosa, la sua presenza ha destato attraverso i secoli l’interesse delle autorità al fine di fronteggiarne le pericolose inondazioni dovute all’ampia escursione idrica che caratterizza il Tevere. Questa infatti, come è stato rilevato nel tempo dall’idrometro posto a Ripetta, può facilmente raggiungere i 14 metri con punte di 17 metri, come accadde nel lontano 1870 all’indomani dell’Unità d’Italia.

Come risulta da scritti antichi di storici romani quali Tito Livio, Tacito e Dione Cassio, i primi tentativi di limitarne i danni risalgono al 657 a.C. con il re Tarquinio Prisco, per continuare poi con Giulio Cesare (44 a.C.) e con gli imperatori Augusto (30 a.C. – 14 d.C.) e Claudio (41 – 51 d.C.). A quest’ultimo viene attribuita l’apertura di un ramo del Tevere, oggi noto come “Canale di Fiumicino”.

A Nerone (54 – 68 d.C.) sono invece attribuiti tentativi per la realizzazione di deviazioni del corso del Tevere, per portarlo a sfociare addirittura nel lago d’Averno in Campania.

All’Imperatore Traiano si deve la realizzazione di un nuovo alveo tra Ponte Milvio e Castel Sant’Angelo, mentre la costruzione dei primi argini è attribuita all’Imperatore Aurelio (270-275 d.C.).

Tutto questo succedersi di interventi era tuttavia teso ad arginare situazioni di emergenza all’indomani di improvvise inondazioni ma non rappresentava una risoluzione definitiva del problema.

Terminato il periodo imperiale, il Tevere non fu degnato di grande attenzione, se si considera che lo stesso Stato Pontificio fu rimproverato di totale inerzia nei confronti del fiume.

Fu con l’avvento dell’Unità d’Italia – a seguito di una eccezionale alluvione nel 1870 – che iniziò una vera e propria azione sistematica volta alla protezione della città dal Tevere. In quell’anno infatti il livello del fiume misurato a Ripetta superò i 17 metri, provocando l’inondazione di buona parte della città. In tale occasione vennero vagliati vari progetti e furono intraprese diverse opere per il contenimento del fiume, la principale delle quali consistette nella realizzazione di muraglioni sull’esempio di quanto già realizzato a Parigi lungo la Senna. L’eccezionale altezza dei muraglioni (15 metri a partire dalla banchina) è legata alla maggior escursione idrica del Tevere rispetto a quella di altri fiumi come la Senna o il Tamigi.

È questo il motivo per il quale oggi il Tevere ci appare intrappolato e quasi nascosto alla vista dei romani. Tali costruzioni di contenimento sono state sempre considerate antiestetiche, ma è alla loro presenza che si deve la bonifica delle zone del Ghetto e di altri ambienti fatiscenti della vecchia città.

La realizzazione del lungotevere alberato, oltre a costituire un’importante arteria stradale, ha contribuito a dare al fiume un aspetto più suggestivo e ai romani la possibilità di affacciarsi dai parapetti per scorgerne lo scorrere delle acque in massima sicurezza, indipendentemente dall’altezza del suo livello.

Oggi, grazie all’avvio del trasporto fluviale “di linea” e “turistico”, il Tevere può dirsi decisamente restituito alla cittadinanza e agli innumerevoli e sempre entusiasti "forestieri". Chiunque infatti può ora lasciarsi trasportare dalle sue acque e ammirare finalmente la vista della città, decisamente più suggestiva di come è sempre stata vista dall’antico fiume.

Vito Schiavone