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AMBIENTE E NATURA: AL CENTRO DEL NOSTRO PROGETTO rubrica di CORRERENELVERDEONLINE

  Ambiente e Natura Cosa sono l'ambiente e la natura? Protocollo di Kyoto Enti ambientali Associazioni naturalistiche CFS (Corpo Forestale dello Stato) ERSAF (Ente Regionale per i Servizi dell'Agricoltura e Foreste) CAI (Club Alpino Italiano) FAI (Fondo Ambiente Italiano) Greenpeace Legambiente WWF Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli)

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Legge 21 novembre 2000, n. 353

Legge 9 dicembre 1998, n. 426

Protezione dalle esposizioni a campi elettrici

DL n° 230/1995 modificato

D.P.R. 13 marzo 1976, n. 448

 

 

Il Protocollo di Kyoto

L'11 dicembre 1997 è una data importante per la storia recente del mondo. Infatti in quella data a Kyoto, in Giappone, è stato stilato un accordo per realizzare un programma internazionale in grado di far diminuire il processo di riscaldamento climatico.

Questo documento è passato alla storia come il Protocollo di Kyoto, una serie di provvedimento che ogni Stato poteva accettare di seguire o meno sulla base di una accettazione volontaria.

Le origini del documento però risalgono ad ancora prima, ovvero al 1992 quando a Rio de Janeiro viene firmato il trattato "United Nations Framework on Climate Change (UNFCCC). In pratica a Kyoto vengono redatte le indicazioni pratiche delle decisioni teoriche prese in Brasile.

Per essere ritenuto valido dall'intera comunità internazionale il protocollo sarebbe dovuto essere ratificato da almeno 55 Nazioni. E le 55 avrebbero dovuto produrre circa il 55% delle emissioni di gas serra del Mondo.

Infatti l'entrata in vigore del patto avviene ben 8 anni dopo la ratifica, nel 2005, grazie all'accettazione dell'accordo da parte della Russia (al 2009 si calcolano che sono 184 i Paesi aderenti, scesi a 183 quando, nel dicembre 2011, il Canada ha ufficializzato il suo ritiro dall'accordo).

Al protocollo non hanno aderito nazioni economicamente importanti come USA e Australia, che hanno evitato di entrare in questo accordo per paura di colpire la propria produzione industriale. Inoltre non fanno parte dei Paesi aderenti anche Cina ed India, che all'epoca della realizzazione del Protocollo sono stati considerati Stati in via di sviluppo e quindi da non intralciare la loro crescita con delle scelte politiche che sicuramente potevano risultare d'intralcio.

In pratica il Protocollo obbligava gli Stati aderenti a prendere come punto di riferimento le emissioni inquinanti del 1990. Da lì dovevano lavorare per diminuire in maniera qualitativa il numero delle emissioni rispetto all'anno "base" entro la fine del 2012. La percentuale di diminuzione sarebbe dovuta essere di circa il 5%. Si tratta di un cambiamento di prospettiva notevole, in quanto, a partire dalla seconda rivoluzione industriale, si era visto un aumento esponenziale delle emissioni dei gas serra, una crescita collegata con quella economica.

L'Italia, al momento dell'accettazione dell'accordo, ha fissato il parametro della diminuzione pari al 6,5%.

I gas su cui ogni nazione deve lavorare sono:

  • Il metano (CH4), che viene prodotto con i rifiuti, la coltivazione del riso e l'allevamento degli animali.

  • L'anidride carbonica (CO2) che si forma tramite la combustione di qualsiasi materiale, in particolare con i combustibili fossili.

  • Gli idrofluorocarburi, i perofluoricarburi e gli esafluoruri di zolfo (rispettivamente HFC, PCF, SF6) che solitamente vengono realizzati durante i lavoro delle industrie manifatturiere e chimiche.

  • Il protossito di azoto (N2O), risultato delle produzioni agricole e chimiche.

Tutti questi composti vengono chiamati "gas climalteranti", noti in inglese come GHG GreeHouse Gases.

In ogni caso il gas maggiormente prodotto dall'uomo è l'anidride carbonica, che da sola è causa di oltre della metà delle emissioni. È per questa ragione che viene preso come unità di misura del livello inquinante dei vari gas. In questo caso si parla di CO2 eq.

Alla data del 2009 ci sono già dei Paesi europei che hanno già raggiunto la soglia di diminuzione delle emissioni come deciso dal Protocollo.

Tra i punti maggiormente discussi dell'accordo ricordiamo quello secondo cui per raggiungere i parametri previsti c'è quello che permette ai Paesi aderenti di poter "delocalizzare" i piani del Protocollo. Ovvero la possibilità di portare in altri Stati le politiche di diminuzione delle emissioni senza toccare gli stabilimenti nel proprio Paese.

I dati relativi all'Italia sono contrastanti: secondo le stime dell'ENEA il nostro Paese ha superato, nel 2009, i parametri posti dall'accordo ratificato. Mentre il rapporto ISPRA 2011 dal titolo "Italian Greenhouse Gas Inventory”, la nostra nazione era ferma, nel 2009, a solo il 5,4% in meno rispetto ai parametri del 1990.