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Storia dell'arte - Story of Art


 

 

 

DONATELLO

Il Raffinato

Banchetto di Erode - Donatello

Donato di Niccolò di Betto Bardi nasce a Firenze forse nel 1386; l’incertezza della data di nascita è dovuta alla mancanza di documenti precisi.

La sua è una famiglia modesta, il padre, un cardatore di lana, irrequieto, condusse una vita tumultuosa avendo partecipato prima alla rivolta dei Ciompi del 1378, poi, ad altre azioni contro Firenze che lo portarono ad essere condannato a morte e poi perdonato con il condono della pena; un uomo irrequieto molto diverso da quel suo figliolo così minuto, signorile, elegante e delicato tanto da essere vezzeggiato con il nome di Donatello.

Formatosi alla bottega di Lorenzo Ghiberti - quest’ultimo valentissimo scultore rinascimentale, che nel 1403, in un concorso per l’esecuzione della seconda porta del Battistero di Firenze riuscì ad ottenere l’unanime consenso travalicando l’abilità di altri due grandissimi artisti scultori come Filippo Brunelleschi e Jacopo della Quercia – perfezionò con tale maestro lo stile classico e gotico collaborando, tra il 1404 e il 1407, alla preparazione delle formelle bronzee della seconda porta del Battistero.

Se reminiscenze tardogotiche (tipiche dello stile ghibertiano) sono evidenti nell’elegante linearismo delle sue prime opere (due Profetini per la porta della Mandorla in Duomo, il David di marmo per il Museo del Bargello), già il San Giovanni Evangelista e il San Marco esprimono un rifiuto dei moduli gotici e una nuova visione classico-realista.

Realista, forse, fino all’eccesso, tanto da spingere il suo amore per il vero, sino al brutto e, talvolta, al macabro.

Il successo del David per il Duomo, costruito su una nuova concezione, completamente contraria alla tradizione iconografica che voleva David raffigurato anziano e barbuto, fu l’evento che aprì, a Donatelo, le porte per entrare nel grande cantiere fiorentino per la costruzione della facciata di Orsanmichele (Oratorio di San Michele).

Il suo David di marmo era giovane, forte, fiero guerriero, consapevole della sua potenza nel mostrare il macabro trofeo della testa di Golia ai suoi piedi; l’immaginario fiorentino dell’epoca colse, in quella statua, un valore simbolico tanto che, quel David, giovane combattente, incarnò gli ideali della Repubblica fiorentina e fu collocato a Palazzo Vecchio.

Donatello fu perfettamente conscio del fervore di novità dell’ambiente culturale fiorentino, nel quale attuò subito delle scelte precise, legandosi d’amicizia a Filippo Brunelleschi con il quale, nel 1410, organizzò un viaggio a Roma, e come dice Vasari: "a dissotterrare capitelli e colonne antiche, a misurare e a calcolare, la gente pensava che attendessino alla geomanzia".

Fu grazie a questo viaggio che rinnovò la semplicità e l’armonia di linee degli antichi.

L’opera più nota per Orsanmichele è il San Giorgio, una scultura non statica in cui il Santo, con un volto giovane e altamente espressivo, si presenta vestito da soldato con le gambe divaricate e lo scudo posto davanti al corpo.

La carriera di Donatello è velocissima, lo attesta un nuovo incarico importante per l’Opera del Duomo, cinque statue per ornare i lati nord ed est del Campanile di Giotto: il Profeta imberbe e il Profeta barbuto, realizzati tra il 1415 e il 1420; due statue eleganti, classiche, dai panneggi delicati e raffinati; il Sacrificio d’Isacco, eseguita nel 1421; il Profeta Abacus realizzata dal 1423 al 1426 e, infine, Geremia, realizzata nel 1436.

Con la realizzazione della statua del profeta Abacus, così espressiva nei tratti del viso stravolti e patiti, raggiunge il massimo del suo talento tanto che Vasari racconterà che per la perfezione del suo lavoro, Donatello, fosse talmente rapito da essere furiosamente meravigliato che la statua non parlasse; aneddoto, questo, già conosciuto a proposito della statua di Mosè di Michelangelo; ma si sa che Vasari amava "colorire" le sue narrazioni non sempre del tutto fedeli alla realtà dei fatti.

Gli anni venti sono per Donatello la massima soddisfazione artistica; insieme all’amico Michelozzo apre una bottega in Corso degli Adimari, nelle vicinanze del Duomo di Firenze e riceve l’incarico dal Consiglio di Parte Guelfa di realizzare un bronzo raffigurante San Ludovico di Tolosa (oggi al Museo dell’Opera di Santa Croce).

Malgrado fosse la prima creazione utilizzando il metodo della fusione del bronzo – ottenuta eseguendo una colata di cera su un modello vivo ricoperto da un panno e riempiendo il calco con una colata di bronzo fuso – il risultato fu strepitoso, come altrettanto clamorosa fu la realizzazione, in bronzo dorato, con il medesimo sistema del calco di cera "al vivo", del Busto reliquario di San Rossore costruito per contenere i resti della testa del Santo.

Insieme al suo maestro Ghiberti e ad altri insigni artisti del tempo realizza le decorazioni per il chiostro occidentale di Santa Maria Novella ed esegue, di sua mano, il Marzocco, il leone sedente, che con la branca destra alzata sostiene lo scudo col giglio, insegna del Comune di Firenze, con la divisa: "Si leo rugiet, quis non timebit?".

Nel 1423 – a causa dei prolungati ritardi nella consegna dei lavori da parte di Jacopo della Quercia - viene chiamato a sostituire il suo amico alla realizzazione del fonte battesimale nel Battistero di Firenze e di confrontarsi con il Ghiberti e il della Quercia.

Nel 1430 con Brunelleschi, Ghiberti e Michelozzo si occupò di fortificazioni nella guerra contro Lucca e subito dopo partì per Roma dove scolpì il tabernacolo del Sacramento in San Pietro; richiamato a Firenze lavorò al pulpito del Duomo di Prato e alla cantoria nel Duomo di Firenze.

Lavora anche a Padova, chiamato da Palla Strozzi e, su incarico diretto della Serenissima, comincia ad erigere il monumento sepolcrale di Erasmo da Narni detto il Gattamelata; una volta di più Donatello rompe gli schemi tradizionali: al posto di una scultura all’interno di un monumento funebre costruisce un monumento equestre, imponente, che per le dimensioni e lo stile ricorda il monumento di Marco Aurelio che Donatello ammirò nel suo soggiorno a Roma.

Sempre a Padova dove lavorò per quasi dieci anni approntò la grandiosa macchina bronzea per il grande altare della chiesa di Sant’Antonio: una proposta che a seguito di successivi interventi oggi non rispecchia l’originario capolavoro donatelliano.

I lavori padovani sono frammezzati da commissioni importanti: a Modena si richiesta di Borso d’Este, a Mantova da parte di Ludovico Gonzaga, a Ferrara, a Venezia.

Anche il re di Napoli ambisce avere presso di sé un così grande artista ma Donatello, ormai stanco di vivere lontano dalla sua Firenze, smania per ritornare in Toscana "per non morire fra quelle ranocchie di Padova" come era uso sfogare il suo stato d’animo con i più cari amici.

Ed, infatti, alla fine del 1454 ritorna a Firenze dove trascorrerà il suo ultimo quasi decennio di vita; è questo un periodo in cui all’artista non manca il lavoro, soprattutto opere in bronzo, ma non sono commissioni esaltanti, a meno degli incarichi propostigli dal suo vecchio amico Cosimo de’ Medici come Giuditta e Oloferne e i due Pulpiti, quello sud e quello nord nella chiesa medicea di San Lorenzo a Firenze; è anche un periodo in cui avanza la tristezza della vecchiaia talmente ben rappresentata nella Maddalena eseguita in legno policromo con pieno risalto della magrezza, della pelle aggrinzita, del volto scarno ed ossuto, delle vesti di peli e capelli che conferiscono al tutto la tristezza della decadenza.

Se per anni Donatello ha rappresentato le virtù dell’uomo, ora che la sua vecchiaia avanza, sembra più interessato a descrivere la morte; non è più il dolce Donatello, perfetta personificazione di quel sopranome, è diventato scontroso, bizzoso e soprattutto triste.

Nel dicembre del 1466 Donatello muore; le sue spoglie riposano in San Lorenzo a Firenze in prossimità della tomba dell’amico Cosimo de’ Medici.

Scriverà di lui Vasari: "Dolse infinitamente la morte sua a’ cittadini, a gli artefici, et a chi lo conobbe vivo. Laonde per onorarlo più nella morte che e’ non avevano fatto nella vita, gli fecero esequie onoratissime nella chiesa di San Lorenzo; accompagnandolo tutti i pittori, gli architetti, gli scultori, gli orefici e quasi tutto il popolo di quella città".

I SUOI MAGGIORI CAPOLAVORI

PERIODO TITOLO ALLOCAZIONE

  • 1408-09 David Firenze, Museo Nazionale del Bargello

  • 1408-15 San Giovanni Evangelista Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

  • 1410 Crocifisso Firenze, Santa Croce, Cappella Bardi di Vernio

  • 1411-13 San Marco Firenze, Orsanmichele

  • 1415-17 San Giorgio Firenze, Museo Nazionale del Bargello

  • 1415-20 Profeta barbuto Firenze, Museo dell’Opera del duomo

  • 1417-18 San Giorgio e il drago Firenze, Museo Nazionale del Bargello

  • 1418-20 Marzocco Firenze, Museo Nazionle del Bargello

  • 1421 Sacrificio d’Isacco Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

  • 1423-26 Il profeta Abacus Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

  • 1423-36 Il profeta Geremia Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

  • 1423-27 Banchetto di Erode Siena, fonte battesimale del Battistero

  • 1427-29 Fede e Speranza Siena, fonte battesimale del Battistero

  • 1425 San Ludovico di Tolosa Firenze, Museo dell’Opera di Santa Croce

  • 1425-27 Busto reliquiario di San Rossore Pisa, Museo Nazionale di San Matteo

  • 1425-28 Monumento a Baldassarre Coscia Firenze, Battistero di San Giovanni

  • 1427-28 Monumento del cardinale Brancacci Napoli, Sant’Angelo a Nilo

  • 1430 Madonna Pazzi Berlino, Staatliche Museen zu Berlin

  • 1430-31 Busto di Niccolò da Uzzano Firenze, Museo Nazionale del Bargello

  • 1432-33 Tabernacolo del Sacramento Città del Vaticano, San Pietro – Sagrestia dei Beneficiati

  • 1433-38 Pulpito esterno Prato, Museo dell’Opera del Duomo

  • 1433-39 Cantoria Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

  • 1434-37 Incoronazione della Vergine (disegno della vetrata) Firenze, Santa Maria del Fiore

  • 1435 Annunciazione Cavalcanti Firenze, Santa Croce

  • 1437-43 Episodi della vita di San Giovanni Evangelista Firenze, San Lorenzo

  • 1437-43 I Santi Stefano e Lorenzo Firenze, San Lorenzo

  • 1437-43 I Santi Cosma e Damiano Firenze, San Lorenzo

  • 1437-43 Porte bronzee Firenze, San Lorenzo

  • 1438 San Giovanni Battista Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari

  • 1440-43 David (o Mercurio) Firenze, Museo Nazionale del Bargello

  • 1446-53 Monumento equestre al Gattamelata Padova, Piazza del Santo

  • 1447-50 Diversi bronzi per l’altare del Santo Padova, Sant’Antonio

  • 1454-55 Maddalena Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

  • 1454-57 Giuditta e Oloferne Firenze, Palazzo Vecchio

  • 1455 Crocifissione Firenze, Museo Nazionale del Bargello

  • 1457 San Giovanni Battista Siena, Duomo – Cappella del Battista

  • 1464 Cristo davanti a Pilato e Caifa Firenze, San Lorenzo – Pulpito sud

  • 1464 Deposizione nel sepolcro Firenze, San Lorenzo – Pulpito sud

  • 1464 Martirio di San Lorenzo Firenze, San Lorenzo – Pulpito nord

 

 

 
 

 

 

 

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