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RAFFAELLO 
		Il Divino 
		
			
		Giovanni Paolo Lomazzo, autore di trattati e pittore 
		lombardo scrive: "Raffaello aveva nel volto quella dolcezza e quella 
		bellezza dei tratti che tradizionalmente si attribuiscono a nostro 
		Signore Gesù Cristo". 
		Scrive il Vasari: "… era bello e raffinato oltre che 
		di grande abilità e colui che sa creare opere simili non va chiamato 
		uomo ma, se possibile, dio mortale…". 
		Raffaello Sanzio nasce ad Urbino il 6 aprile 1483 da 
		Giovanni Santi, pittore e da Magia di Battista Ciarla, casalinga; il 
		padre gli fu primo maestro in quanto capo di una fiorente e nota bottega 
		artistica in Urbino. 
		Nell’officina paterna apprese tutti gli insegnamenti 
		di base che successivamente approfondì quando, con la morte del padre, 
		nel 1494, entrò nella bottega di Timoteo Viti prima, e del Perugino poi, 
		per completare la sua educazione artistica. 
		Gli insegnamenti del padre Giovanni, del Viti e del 
		Perugino influenzeranno molto la formazione di Raffaello, soprattutto 
		nelle prime esperienze artistiche. 
		Nonostante l’età giovanile, Raffaello, doveva essere 
		già considerato assai più di un apprendista poiché gli venivano affidati 
		lavori da eseguire in proprio; ma fu dal 1500 che cominciò ad avere 
		delle commissioni importanti come l’impegno con Evangelista da Pian di 
		Mileto (era stato aiuto del padre Giovanni fin dal momento della nascita 
		di Raffaello) ad eseguire la Pala d’altare per la Chiesa di Sant’Agostino 
		di Città di Castello.  
			Purtroppo la Pala fu danneggiata durante il 
		terremoto del 1789 e divisa in molte parti; alcune andarono disperse e 
		solo quattro frammenti furono ritrovati due dei quali si rinvengono, 
		oggi, al Museo di Capodimonte di Napoli e sono conosciuti come: " la 
		Vergine" e il " Padre Eterno" e nei quali, però, è prevalente 
		la mano dell’Evangelista; gli altri due frammenti intitolati "Angeli" 
		uno si trova a Brescia nella Pinacoteca Tosio Martinengo e l’altro a 
		Parigi al Museo del Louvre. 
		Nel 1503 Raffaello realizzò sempre per Città di 
		Castello la "Crocifissione Gavari" (conosciuta anche come "Crocifissione 
		Mond") nella quale l’influenza del Perugino è molto presente: 
		fusione tra figura e spazio, armonie di gesti, equilibrio di masse, 
		dolcezza delle colorazioni saranno le costanti delle sue opere 
		giovanili. 
		Anche nella "Incoronazione della Vergine" 
		Raffaello si attenne agli esemplari del Perugino ma in quest’opera già 
		si anticipano le qualità che saranno della sua piena maturità artistica: 
		disegno robusto, trasparenza e lucentezza di colore da superare lo 
		stesso suo maestro. 
		Qualità queste che fanno affermare Raffaello come un 
		artista completo e con lo "Sposalizio della Vergine" si 
		può dire concluso il suo primo periodo di attività. 
		L’amicizia dei Duchi di Montefeltro portò il giovane 
		pittore a realizzare alcune fra le sue più preziose opere come "San 
		Giorgio e il drago", "San Michele e il drago", "Il sogno 
		del cavaliere", "Le tre Grazie": sono realizzazioni 
		destinate a committenti aristocratici e, soprattutto nelle ultime due, i 
		temi affrontati sono quelli ispirati alla letteratura classica. 
		Poco più che ventenne e in virtù dell’amicizia che lo 
		legava ai Montefeltro, Raffaello, venne presentato al Gonfaloniere Pier 
		Soderini un nome importante per Firenze che negli anni precedenti era 
		stata teatro di lotte fra le varie fazioni; un uomo distinto, dal 
		comportamento misurato ed equilibrato che, dopo la cacciata dei Medici, 
		fu investito della carica di Gonfaloniere a vita per fronteggiare la 
		crisi politica ed economica che si era venuta a creare. 
		Malgrado il tirocinio e la grande capacità di 
		apprendimento di Raffaello, Firenze, non fu magnanima con il giovane 
		artista se non nella sola opportunità di arricchire il suo bagaglio 
		artistico perché rimanevano, ancora, Perugia ed Urbino i luoghi nei 
		quali ricevette le commissioni più importanti. 
		A Firenze Raffaello ha la rivelazione di Leonardo da 
		Vinci e del suo "sfumato" che applica non senza trasfigurazione nella "Madonna 
		del Granduca", nella "Madonna del Cardellino", nella "Madonna 
		del Belvedere", ne "La bella giardiniera"; l’impianto 
		piramidale e lo sfumato sono due delle componenti non indifferenti dello 
		stile leonardesco. 
		Il disegno di Leonardo da Vinci apre a Raffaello 
		nuove esperienze sul modo di legare in forme compositive più complesse 
		le figure, alle quali il talento leonardesco imprime un più naturale 
		senso di moto.  
		Raffaello, nella città toscana, fu impegnato in una 
		produzione di immagini sacre destinate in molti casi a membri di ricche 
		famiglie fiorentine dedite al commercio e alla finanza ma non venne 
		impiegato in commissioni pubbliche di prestigio come auspicava la 
		lettera inviata da Giovanna Feltria, figlia di Federico da Montefeltro 
		al Gonfaloniere Soderini. 
		La produzione prevalente di Raffaello, negli anni 
		fiorentini, sono quadri di proporzioni ridotte, come ritratti a piccole 
		Madonne con il Bambino che risentono sempre dell’influenza leonardesca 
		così come una serie di bellissimi ritratti: "Ritratto di Angelo Doni", 
		"Ritratto di Maddalena Doni", la "Gravida". 
		
		Sempre a Firenze il giovane Raffaello oltre che 
		essere attratto dallo stile di Leonardo, manifesta una forte impressione 
		per le opere di Fra Bartolomeo in cui venivano esaltate in pieno le 
		forme equilibrate e tendenti ad un ideale classico di perfezione; ne 
		sarà affascinato ma si dirigerà ben presto verso quella monumentalità 
		pittorica che riprenderà pochi anni dopo, in modo ancora più grandioso, 
		negli affreschi delle Stanze Vaticane. 
		Sono di questo periodo la "Madonna Colonna", 
		la"Pala Ansidei", la "Deposizione" dipinta per la Cappella 
		Baglioni nella Chiesa di San Francesco di Perugia (oggi alla Galleria 
		Borghese di Roma), la "Madonna del baldacchino" lasciata 
		incompiuta per la chiamata a Roma da parte del Papa Giulio II. 
		Dice Vasari che la partenza per Roma fu grazie alla 
		intercessione di Bramante da Urbino presso il Papa: "… per un poco di 
		parentela ch’aveva con Raffaello, e per essere di un paese medesimo…"
		 
		ma forse è più ragionevole pensare che Raffaello 
		giunse a Roma per intercessione di Francesco Maria della Rovere, nipote 
		del Papa Giulio II della Rovere e Duca di Urbino nonché figlio di quella 
		Giovanna Feltria che già aveva introdotto il giovane pittore a Firenze 
		presso il Gonfaloniere Soderini. 
		O forse, ritornando ancora alla penna del Vasari, 
		Bramante era stato il primo a credere in Raffaello e aveva proposto a 
		Giulio II il giovane Sanzio per scalzare dal cuore del Papa Michelangelo 
		Buonarroti che aveva l’incarico di affrescare la Cappella Sistina ma 
		Giulio II tenne con se Michelangelo, Raffaello, Bramante e soprattutto 
		tenne con se anche un altro giovane talento che era giunto da Firenze: 
		Leonardo da Vinci che, probabilmente, era stato inviato a Roma da 
		Lorenzo de’Medici con la scusa di trasferire, nella città eterna, l’arte 
		fiorentina ma, in realtà, Leonardo doveva allontanarsi da Firenze per 
		essere stato coinvolto in un processo di sodomia.  
		Per Raffaello il periodo romano fu denso di grandi 
		soddisfazioni; il primo importante lavoro fu proprio quello affidatogli 
		dal Papa di affrescare il soffitto della Stanza della Segnatura da 
		adibire a biblioteca e studio del Pontefice; il successo fu immediato 
		tanto che il Papa decise di affidare a tale artista la realizzazione 
		delle quattro grandi scene che avrebbero decorato le pareti della stessa 
		Stanza e delle altre sale oggi note come Stanza di Eliodoro, Stanza 
		dell’incendio di Borgo e Sala di Costantino. 
		Il Papa Giulio II era sempre stato sensibile alla 
		cultura e all’arte e giunto al soglio di San Pietro chiamò, alla 
		ricostruzione e all’abbellimento della sua dimora, i più importanti nomi 
		di chiara fama come Bramante per l’architettura mentre per la pittura il 
		Perugino, Luca Signorelli, Giovanni Antonio Bazzi (conosciuto come 
		Sodoma) che realizzò l’ottagono centrale della Sala della Segnatura e 
		Lorenzo Lotto. 
		Non poteva, certo, mancare il talento di Raffaello 
		che impresse nei quattro affreschi la sintesi del pensiero antico con la 
		"renovatio" operata dal cristianesimo attraverso la raffigurazione del 
		Vero nella "Disputa del Sacramento", del Bello nel "Parnaso", 
		del Razionale nella "Scuola d’Atene", del Bene nelle "Tre 
		virtù"; Raffaello riuscì così ad illustrare, in modo diverso e 
		nuovo, le idee che erano alla base del programma iconografico e che 
		erano proprio quelle idee che sia gli ecclesiastici che gli umanisti che 
		circondavano Giulio II, volevano vedere realizzate. 
		Nell’estate del 1510 il Papa lasciò Roma perché 
		coinvolto nella campagna bellica contro il Re francese Luigi XII ma a 
		distanza di un anno dovette far ritorno sconfitto e umiliato; sconfitto 
		in quanto a seguito della disfatta perdette la città di Bologna; 
		umiliato perchè alcuni cardinali si erano riuniti a Pisa con l’intento 
		di deporlo e nominare un nuovo Pontefice. 
		Tale situazione si riflesse sull’intero progetto 
		iconografico di San Pietro così nella Stanza di Eliodoro (allora 
		chiamata Stanza dell’Udienza) Giulio II chiede a Raffaello di dipingere 
		la scena in cui Eliodoro viene punito per aver profanato il tempio su 
		ordine del Re Seleuco; l’ispirazione storico-politica che celebra 
		l’intervento divino in favore della Chiesa ha un chiaro riferimento 
		allegorico alla missione di Giulio II. 
		Narra il Vasari che quando, nel 1512, Raffaello 
		lavora alle Stanze private di Giulio II, contemporaneamente Michelangelo 
		lavora alla Cappella Sistina e quando Michelangelo si allontana dal 
		lavoro per riposarsi, Raffaello con i suoi collaboratori approfitta 
		dell’assenza per copiare i nudi splendidi di Michelangelo e quando 
		Raffaello, ad ora persa, andava a trovare la sua amata Margherita Luti, 
		"La Fornarina" (alla quale Raffaello dedicherà il ritratto), 
		Michelangelo, smetteva il lavoro e andava a copiare i colori di 
		Raffaello. 
		Nel febbraio del 1513 muore Giulio II e alla cattedra 
		di San Pietro sale un altro grande cultore delle arti e dell’antico: 
		Giovanni de’Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, che prese il nome di 
		Leone X con il quale Raffaello seppe adattarsi in modo straordinario. 
		Nei primi anni del pontificato leonino Raffaello 
		oltre a dedicarsi alle Stanze vaticane esegue altre opere destinate alla 
		devozione privata come la "Madonna della tenda", la "Madonna 
		della seggiola" e alcuni ritratti di personaggi con i quali il 
		pittore intratteneva rapporti di stretta amicizia come il "Ritratto 
		di Baldassar Castiglione", "Ritratto di Andrea Navagero e 
		Agostino Beazzano", "Ritratto di Bindo Altoviti", "La 
		Velata", "Autoritratto con un amico", "Ritratto di Papa 
		Leone X con i cardinali Giulio de’Medici e Luigi de’Rossi". 
		
		Contemporaneamente a queste prestazioni Raffaello 
		mise in opera la prima delle scene della "Stanza dell’incendio di Borgo" 
		in larga misura dovuta all’opera dei suoi collaboratori (Giulio Romano, 
		Giovanfrancesco Penni, Giovanni da Udine, Raffaellino del Colle, …) in 
		quanto oberato da gravosi impegni ufficiali sia come architetto che come 
		conservatore delle antichità romane. 
		I temi della "Stanza dell’incendio di Borgo" 
		rappresentano un modello di pittura storica in cui il colore, giocato su 
		tre fonti di luce e di ombre, sembra un prodigio artistico e la 
		composizione pittorica sembra trasformarsi in un’architettura di figure.
		 
		Anche in questa rappresentazione è forte il 
		riferimento allegorico: le sofferenze di Pietro, il primo Papa, 
		raffigurato in prigione, la sua scarcerazione per interferenza divina 
		sono messe in relazione al trionfo della Chiesa soprattutto in analogia 
		agli avvenimenti politici e militari dell’ultimi anni del pontificato di 
		Giulio II. 
		Ed è proprio mentre lavora alle Stanze, già di Giulio 
		II, in un giorno di forte pioggia, il Papa Leone X desidera discutere 
		con Raffaello una nuova integrazione del progetto originario e lo manda 
		a chiamare; Raffaello non ha il tempo di coprirsi e frettolosamente si 
		avvia verso il Vaticano; arriva nelle sale papali completamente bagnato. 
		Raffaello è un cortigiano perfetto, uomo raffinato, 
		elegante, delicato, un uomo incredibilmente flessibile, malleabile, 
		servile quel giusto da farlo amare da tutti; dunque, per lui, prima 
		vengono i desideri del Papa, poi, ogni altra sua urgenza e il 
		reverenziale desiderio di essere presto al cospetto del Papa gli fa 
		superare la necessità di cambiarsi d’abito  
		Disegna con lui quella che era la possibilità di 
		un’integrazione del Vaticano, discute con lui le migliori soluzioni sui 
		giochi di luce e di colore e, poi, torna frettolosamente a Palazzo 
		Rusticucci per poi recarsi nella sua casa a Palazzo Caprini Bramante ma 
		già inizia a tremare, ha problemi, non riesce a parlare bene, la febbre 
		è alta, si mette a letto, chiama la servitù, i cari amici e naturalmente 
		pensa che sia soltanto un malanno passeggero dovuto alla pioggia; la sua 
		amata Margherita Luti le è accanto giunta dal forno del padre, in 
		contrada Santa Dorotea, ma da lì a poche ore la situazione precipita, 
		drammaticamente; Iacopo Bresciano, il medico del Papa viene chiamato con 
		urgenza ma non può fare altro che stringere le mani febbricitanti; 
		Raffaello muore nel giorno del suo compleanno, il venerdì santo del 1520 
		a 37 anni. 
		Scrive il Vasari: "… la sua agonia fu rapida e fu 
		straziante e infine venne a morte e gli venne messo accanto, al 
		capezzale, l’immensa tela che stava concludendo della "Trasfigurazione"; 
		l’idea di vedere lui, morto, e la tela, viva, era così straziante che 
		tutti cominciarono a piangere a dirotto; Margherita fu strappata da lui 
		con la forza…". 
		Michelangelo commentò: "… un astro nel mondo si era 
		spento per sempre …". 
		Raffaello era adorato da tutti ed anche i nemici non 
		potevano non riconoscere la sua straordinaria abilità, il suo garbo, la 
		sua classe, la sua sublime eleganza, il successo con le donne, le più 
		belle, ma anche, nel contempo, la sua abilità che fa sembrare tutto 
		normale, al limite del banale, il suo mai gloriarsi, ma il suo iniziare 
		a rappresentarsi come Cristo colpirono tanto la fantasia dei 
		contemporanei che, racconta il Conte Pandolfo Pico della Mirandola, il 
		sabato santo, all’indomani, alla duchessa Elisabetta Gonzaga, sposa di 
		Guidobaldo da Montefeltro: "… quando nostro Signore Raffaello spirò, un 
		grande nembo s’addensò sul Vaticano e s’aprirono crepe nelle pareti e in 
		cielo apparvero carri; gli stessi segni della morte di Nostro Signore 
		Gesù Cristo e il Papa, urlando, scappò all’interno più oscuro dei 
		palazzi vaticani…" e nacque subito una leggenda: Raffaello morì all’età 
		di 33 anni e non più 37 per uguagliarlo ancora di più a Nostro Signore. 
		
		
		
		Vasari scrive che la causa di morte di Raffaelo fu: 
		"… d’aver troppo sacrificato a Venere…" ma, malgrado le molte amanti, è 
		ipotizzabile che sia morto di polmonite fulminante. 
		Le sue spoglie riposano a Roma nel Pantheon (Santa Maria ad Martyres), 
		il "tempio di tutti gli dei". 
		  
		
		I SUOI MAGGIORI CAPOLAVORI 
		
		
		PERIODO   TITOLO  ALLOCAZIONE
		
		 Angelo 
			Brescia, Pinacoteca 
		Civica Tosio Martinengo
			
			
			1502-1503  Crocifissione Gavari (Crocifissione Mond)
			Londra, National Gallery
			
			
			1502-1504  Incoronazione della Vergine (Pala Oddi)
			Città del Vaticano,Pinacoteca Vaticana
			
			
			1500-1504  Madonna con il Bambino (Madonna Solly)
			Berlino,Staatliche Museen 
			
			
			1504 Il sogno del cavaliere
			Londra, National Gallery 
			
			
			
			1504 San Giorgio e il drago
			Parigi, Museo del Louvre 
			
			
			
			1504 Sposalizio della Vergine
			Milano, Pinacoteca di Brera 
			
			
			
			1504 Ritratto di Elisabetta Gonzaga
			Firenze, Galleria degli Uffizi 
			
			
			
			1505 Madonna con il Bambino (Pala 
		Ansidei) Londra, National Gallery 
			
			
			
			1505 Cristo benedicente
			Brescia, Pinacoteca civica Tosio Martinengo 
			
			
			1504-1505  Madonna con il Bambino (Madonna Terranova)
			Berlino, Staatliche Museen
			
			
			
			1506 Madonna con il Bambino (Madonna del 
		Belvedere) Vienna,Kunsthistoriches Museum 
			
			
			1504-1506  Autoritratto 
			Firenze, Galleria 
		degli Uffizi
			
			
			
			1506 Madonna con il Bambino (Madonna del 
		Granduca) Firenze, Galleria Palatina 
			
			
			
			1506 Ritratto di dama con liocorno
			Roma, Galleria Borghese 
			
			
			1506-1507  Ritratto di Agnolo Doni
			Firenze, Galleria Palatina
			
			
			1506-1507  Ritratto di Maddalena Doni 
			Firenze, Galleria Palatina
			
			
			
			1507 Madonna con il Bambino (La Belle 
		Jardinière) Parigi, Museo del Louvre 
			
			
			
			1507 Trasporto del Cristo morto (Pala 
		Baglioni) Roma, Galleria Borghese 
			
			
			1507-1508  La Muta 
			Urbino, Galleria 
		Nazionale delle Marche
			
			
			1507-1508  Madonna con il Bambino (Sacra Famiglia Canigiani)
			Monaco, Alte Pinakothek
			
			
			
			1508 Madonna con il Bambino (Madonna 
		Tempi) Monaco, Alte Pinakothek 
			
			
			1508-1514  Stanze Vaticane 
			Città del 
		Vaticano
			
			
			
			1510 Ritratto di Tommaso Inghirami
			Firenze, Galleria Palatina 
			
			
			1511-1512  Ritratto di Papa Giulio II
			Londra, National Gallery
			
			
			1511-1512  Madonna con il Bambino (Madonna di Foligno)
			Città del Vaticano, Pinacoteca 
		
			
			1511-1512  Madonna con il Bambino (Madonna del velo)
			Chantilly, Musée Condé
			
			
			
			1513 Madonna con il Bambino (Madonna 
		Sistina) Dresda, Gemaldegalerie 
			
			
			1513-1514  Madonna con il Bambino (Madonna della tenda)
			Monaco, Pinakothek
			
			
			1513-1514  Madonna con il Bambino (Madonna della seggiola)
			Firenze, Galleria Palatina
			
			
			
			1514 Ritratto di Bindo Altoviti
			Washington, National Gallery of Art 
			
			
			1514-1515  Ritratto di Baldassar Castiglione
			Parigi, Museo del Louvre
			
			
			1515-1516  Ritratto di donna (La Velata) 
			Firenze, Galleria Palatina
			
			
			1515-1516  Cartone della "Pesca miracolosa"
			Londra, Victoria and Albert Museum
			
			
			
			1516 Ritratto di Andrea Navagero e 
		Agostino Beazzano Roma, Galleria Doria Pamphilij 
			
			
			1514-1516  Estasi di Santa Cecilia 
			Bologna, Pinacoteca Comunale
			
			
			1516-1517  L’andata al Calvario (Lo spasmo di Sicilia)
			Madrid, Museo Nacional del Prado
			
			
			1517-1518  Ritratto di Papa Leone X 
			Firenze, Galleria degli Uffizi
			
			
			
			1518 Visione di Ezechiele
			Firenze, Galleria Palatina 
			
			
			
			1518 San Michele sconfigge Satana
			Parigi, Museo del Louvre 
			
			
			1518-1519  Autoritratto con un amico 
			Parigi, Museo del Louvre
			
			
			1518 1519  La Fornarina
			Roma, Galleria 
		Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini
			
			
			1518-1520  La Trasfigurazione 
			Città del 
		Vaticano, Pinacoteca Vaticana
			
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