storia dell'arte rubrica di  CORRERENELVERDEONLINE

Artist English ] Andrea Mantegna English ] Antonello da Messina English ] Bernini English ] Borromini English ] Caravaggio English ] Giotto English ] Giulio Romano English ] Leonardo da Vinci English ] Masaccio English ] Michelangelo English ]


The Istory of Art ] Prehistoric art ] Greek art ] Etruscan art ] Roman art ] Byzantine art ] Gothic art ] Romanic art ] 1300 ] 1400 ] 1500 ] 1600 ] 1700 ] 1800 ] 1900 ] Artists ]

Correrenelverdeonline

arte periodi storici

ARTE PREISTORICA

ARTE ETRUSCA

ARTE MESOPOTAMICA ED EGIZIA

ARTE ROMANA

ARTE CRETESE E MICENEA

ARTE GRECA

ARTE BIZANTINA

ARTE ROMANICA

ARTE GOTICA

TRECENTO

QUATTROCENTO

CINQUECENTO

SEICENTO

SETTECENTO

OTTOCENTO

NOVECENTO


GRANDI ARTISTI

Fidia

GIOTTO

RAFFAELLO

LEONARDO DA VINCI

ANTONELLO DA MESSINA

MASACCIO

ANDREA MANTEGNA

BERNINI

BOTTICELLI

GHIRLANDAIO

BRUNELLESCHI

GIULIO ROMANO

DONATELLO

TIZIANO

PERUGINO

JACOPO DELLA QUERCIA

BRONZINO

BORROMINI

CARAVAGGIO

CELLINI

MICHELANGELO

VASARI

PICASSO

Munch

Van Gogh

Gauguin

Kandinsky

Boccioni

 

Storia dell'arte - Story of Art


 

 

ARTE GRECA

english version

Tempio Greco di Agrigento

La storia della Grecia comincia con il disfacimento delle civiltà cretese e micenea; fattore decisivo è, verso il 1200 a. C., l’invasione dei Dori, apportatori della civiltà del ferro, provenienti dal Nord attraverso i Balcani.

Il mondo dei Dori, che fondava su una civiltà dura, militare, disciplinata, spinse i greci verso le sponde dell’Anatolia originando quegli insediamenti costieri che daranno vita alle città di Efeso e Mileto, antagoniste del mondo dorico.

L’amalgama fra questi due mondi così diversi ed opposti fu molto lento ma alla fine si cementò la coscienza di appartenere ad un'unica civiltà per lingua, cultura, religione, costumi e valori di vita: la civiltà greca.

Di questo periodo di transizione l’arte sembra farne le spese; è estremamente rarefatta, povera; unica espressione di rilievo è la ceramica seppur usata per impieghi pratici e utilitari.

Solo con il IX secolo a. C. si diffonde uno stile preminente: lo stile geometrico e Atene e Corinto, concorrenti fra loro, danno l’avvio ad un’arte che a partire dal VII secolo risentirà profondamente dell’influsso orientale siriaco-assiro a seguito degli intensi scambi e contatti tra la Grecia, le isole dell’Egeo, Rodi, Cipro e Creta.

Preziosità di materiali, tecniche di colore, motivi di animali stilizzati o di mostri intrecciati sono le caratteristiche di questa esuberante fantasia orientale.

Nel periodo intercorrente tra il 650 a. C. e il 480 a. C. conosciuto anche come "periodo arcaico", l’architettura vede la nascita del tempio greco eretto su una gradinata-piattaforma (stilobate) a pianta rettangolare; sono frequenti le colonne sia nella parte frontale che sui lati maggiori dello stilobate creando un portico tutto intorno alla cella.

E’ un’architettura che ignora l’arco e la volta e, la struttura portante, formata da colonne, ha la funzione di sostenere un’architrave sulla quale poggia un tetto, a spioventi, remota reminescenza del megaron miceneo.

E’ una struttura nuova, monumentale, imponente nelle dimensioni, maestosa nelle proporzioni con la caratteristica di essere più uno spazio dedicato alla divinità per salire ad essa e portare doni e sacrifici, piuttosto che un luogo, raccolto, per pregare.

Questo tipo di struttura conosce due interpretazioni diverse: l’ordine "dorico" e l’ordine "ionico".

Il primo prevale nella Grecia continentale, nella Magna Grecia, in Sicilia; il secondo nella Ionia, ad est del Mare Egeo; due sono gli elementi distintivi: la colonna con relativo capitello e l’architrave. Nello stile dorico, la colonna posa, senza base, direttamente sullo stilobate; si eleva più stretta in alto che alla base, ha fusto scanalato leggermente più espanso nella parte centrale, termina in un geometrico capitello diviso in due elementi: una specie di rigonfio cuscinetto curvilineo che si espande verso l’alto, l’echino, e un quadrato dado schiacciato, l’abaco, cui si appoggia l’architrave.

Nello stile ionico, invece, la colonna è slanciata e sorretta da un’apposita base sagomata a circolari modanature; è più esile e, apparentemente, più cilindrica e con maggior numero di scanalature (di solito 24); il fusto è senza entasi, regge il caratteristico capitello ionico costituito da un cuscino con le due simmetriche volute a riccio.

Il secondo elemento è l’architrave. Nello stile dorico esso è liscio e compatto nella parte bassa, sormontato da un fregio dal ritmo nettamente scandito dall’alternarsi dei triglifi, con le loro scanalature verticali, e delle quadrate o rettangolari metope.

Nello stile ionico, l’architrave, ad accentuare l’orizzontalità, ha tre scansioni lievemente aggettanti l’una sull’altra ed è sormontato da un fregio continuo, ornamentale, forse di origine orientale.

Sempre il "periodo arcaico" vede la piena affermazione della scultura che rivelerà il senso plastico del Greci: il kouros: statua ignuda di un giovanetto e la kore statua di una giovanetta vestita con abito cadente e a pieghe. I kouros più noti sono quelli del Museo di Atene, del Museo di Delfi, del Museo Archeologico di Firenze, l’Apollo di Tenea della Glittoteca di Monaco; mentre la kore più nota è l’Era di Samo al Museo del Louvre.

Il passaggio dal periodo arcaico a quello classico, che occupa la seconda parte del V secolo e il IV secolo, non origina un salto qualitativo ma un’acquisizione di maturità e di sicurezza.

Assai intenso è lo sviluppo architettonico anche se ormai predomina il tempio dorico: il Tempio di Zeus ad Olimpia (oggi completamente distrutto), il Tempio di Poseidone a Paestum, i Templi di Selinunte (oggi distrutto) e di Agrigento (v. foto).

Il periodo classico della metà del V secolo è anche chiamato: "Il secolo di Pericle" in quanto con Pericle Atene risollevò il suo orgoglio con le vittorie sui persiani; fece ricostruire la sua Acropoli, devastata dal saccheggio persiano, il Partendone di candido marmo, ed altri monumenti inseriti nel piano urbanistico.

Nel IV secolo, sul finire del periodo classico, la realizzazione più importante, in struttura permanente, è il teatro con le caratteristiche di: ripida ascesa di gradinate, cavea semicircolare, orchestra isolata dalla scena fissa.Gli esempi più eclatanti sono il Teatro di Dioniso ad Atene sulle pendici dell’Acropoli; il Teatro di Delfi; il Teatro di Epidauro e in occidente il Teatro di Siracusa.

Sempre nello stesso periodo nasce un nuovo ordine architettonico, derivato dallo ionico, è l’ordine corinzio che, sostanzialmente, al capitello ionico sostituisce l’alto capitello a cesto di foglie d’acanto a volute angolari.

Con la trentennale guerra del Peloponneso Atene subisce una serie di clamorose sconfitte, compresa la catastrofica spedizione contro Siracusa , che segnano la fine del suo predominio e la vittoria di Sparta.

Inizia, così, quel periodo di crisi e di anarchia che avrà termine quando Filippo di Macedonia, un sovrano straniero, imporrà il suo potere alla Grecia continentale, esaltando però i valori della civiltà greca.

Anche con Alessandro il Grande l’arte greca è sempre all’apice della sua fama; nel campo della scultura Lisippo tramanda a noi l’Apoxyiomenos (Roma, Musei Vaticani), l’atleta che si deterge con lo strigile dopo la corsa e l’Ermes seduto in riposo; altre opere famose di artisti diversi sono: l’Apollo di Belvedere (Roma, Musei Vaticani), la Venere di Cirene (Roma, Museo delle Terme), la Venere di Milo (Parigi, Museo del Louvre), il Laocoonte (Roma, Musei Vaticani), la Nike (Vittoria) di Samotracia (Parigi, Museo del Louvre).

L’ultimo momento dell’arte greca è il periodo ellenistico che inizia già prima della fine del IV secolo, nel 323 a. C. con la precoce morte di Alessandro il Grande e con la dissoluzione di quell’immenso impero macedone che si era allargato fino a comprendere l’Egitto e l’India e che ha, indicativamente, il termine finale con l’inizio dell’era cristiana.

Dal punto di vista artistico, sebbene i Romani abbiano conquistato politicamente la Grecia, la cultura e l’arte greca non subirono declini ma un’esaltazione tale da parte di Roma da trasferire a Roma stessa molti maestri ed artisti greci; scriveva Orazio. "… la Grecia vinta fece prigioniero il rude vincitore."

 

 

 

 

 

 

160x600_promo