storia dell'arte rubrica di  CORRERENELVERDEONLINE

Artist English ] Andrea Mantegna English ] Antonello da Messina English ] Bernini English ] Borromini English ] Caravaggio English ] Giotto English ] Giulio Romano English ] Leonardo da Vinci English ] Masaccio English ] Michelangelo English ]


The Istory of Art ] Prehistoric art ] Greek art ] Etruscan art ] Roman art ] Byzantine art ] Gothic art ] Romanic art ] 1300 ] 1400 ] 1500 ] 1600 ] 1700 ] 1800 ] 1900 ] Artists ]

Correrenelverdeonline

arte periodi storici

ARTE PREISTORICA

ARTE ETRUSCA

ARTE MESOPOTAMICA ED EGIZIA

ARTE ROMANA

ARTE CRETESE E MICENEA

ARTE GRECA

ARTE BIZANTINA

ARTE ROMANICA

ARTE GOTICA

TRECENTO

QUATTROCENTO

CINQUECENTO

SEICENTO

SETTECENTO

OTTOCENTO

NOVECENTO


GRANDI ARTISTI

Fidia

GIOTTO

RAFFAELLO

LEONARDO DA VINCI

ANTONELLO DA MESSINA

MASACCIO

ANDREA MANTEGNA

BERNINI

BOTTICELLI

GHIRLANDAIO

BRUNELLESCHI

GIULIO ROMANO

DONATELLO

TIZIANO

PERUGINO

JACOPO DELLA QUERCIA

BRONZINO

BORROMINI

CARAVAGGIO

CELLINI

MICHELANGELO

VASARI

PICASSO

Munch

Van Gogh

Gauguin

Kandinsky

Boccioni

 

Storia dell'arte - Story of Art


 

 

 

LEONARDO DA VINCI

Il genio precursore

english version

Elicottero di Leonardo da Vinci

Nasce il 15 aprile 1452, alle ore tre di notte, come figlio illegittimo di una contadina o, forse di una domestica, di nome Caterina e di Ser Piero, notaio in Vinci; alla madre non fu mai concesso di avvicinare il figlio e Leonardo, solo in età adulta e avanzata negli anni, scoprirà che quell’umile donna che aveva visto più volte guardarlo, con teneri occhi, da lontano, era sua madre.

Leonardo vive nella casa del padre e gli pesa molto la mancanza dell’affetto che può dare una madre e, nonostante il padre, sposatosi più volte, metta al mondo ben dieci figli Leonardo rimane sempre il frutto del peccato e, sebbene molto dotato e intraprendente, è un bastardo e questa sua situazione gli precluderà gli studi di cultura e ancor più, la carriera del padre e del nonno: quella di notaio.

Si affeziona molto ad uno zio che lo porta spesso con se ad osservare la natura ed è forse, proprio in queste escursioni che la curiosità per gli animali, per le piante e per tutto ciò che è vivente e che si muove lo entusiasma tanto da voler conoscere e capire le leggi che governano la vita.

Un giorno, il padre pur se non molto attento nei riguardi del figlio, nell’attardarsi a sgridarlo bonariamente visto che Leonardo insisteva a disegnare e a scrivere con la mano sinistra e rimbrottandolo: "… la mano sinistra è la mano del diavolo…" rimane colpito da quel suo ragazzo che, mancino, disegna immagini incredibili e perfette e decide di portarlo a Firenze, a bottega da Mastro Verrocchio.

L’Italia del quattrocento è il paese più progredito d’Europa, conta quasi dieci milioni di abitanti, ricche botteghe di artigiani, di intagliatori del legno, di grandi artisti di scultura e di pittura e la bottega del Verrocchio è una di quelle straordinarie botteghe fiorentine dove non s’insegna soltanto a dipingere e a scolpire ma anche a lavorare i metalli, a preparare le decorazioni da riportare sulle tele, a realizzare le macchine per i cantieri, a preparare i cartoni per gli affreschi, a preparare le armature per le statue equestri e tante altre cose.

Ai ragazzi di bottega vengono riservati lavori minori: la preparazione di base di un dipinto, la stesura di un particolare, la patinatura della tela, la semplice esecuzione dei fondali… e, nel quadro del Verrocchio: "Il battesimo di Cristo" (oggi a Firenze, Galleria degli Uffizi), Leonardo ha l’incarico di dipingere l’angelo di sinistra che, a detta degli estimatori (Verrocchio compreso), supera in bellezza quello eseguito dal maestro.

Leonardo comincia ad esprimere non solo il suo grande talento di artista ma anche quella sua curiosità di conoscere che estenderà poi a tutti i campi del sapere; riempirà pagine su pagine di annotazioni, scritti, disegni con quella sua strana scrittura mancina che viaggia da destra a sinistra e che può essere letta allo specchio.

Numerosi manoscritti: i Codici, come verranno chiamati poi, rappresenteranno la parte più consistente della sua opera e fino a noi sono giunti oltre ottomila fogli pari a oltre sedicimila pagine con molte decine di migliaia di disegni riguardanti tantissimi argomenti dalla geologia alle macchine tessili, dal governo delle acque alla progettazione di città, anche se gli studiosi ritengono che la maggior parte dei progetti e dei disegni siano andati perduti.

La sua pittura traduce tutti gli elementi formali che costituiscono le innovazioni della bottega verrocchiesca: la composizione piramidale, la tecnica ormai raffinatissima del chiaroscuro e il suo talento lo porta presto a lavorare in proprio; una delle prime opere è "L’annunciazione": un quadro bellissimo che contiene le caratteristiche e lo stile di Leonardo come lo sfumato (che poi verrà perfezionato dallo stesso autore con le opere successive) e il paesaggio di sfondo, luminosissimo, che dà rilievo alla composizione, un effetto che Leonardo riprenderà anche nel suo primo ritratto, la "Ginevra Benci", purtroppo gravemente mutilata nella parte inferiore, dove la posizione delle mani accentuava la torsione del busto disposta a piramide.

A detta degli esperti, il quadro dell’Annunciazione contiene un manifesto errore: il braccio della Vergine è sproporzionato, è fuori degli assi prospettici. Errore intollerabile visto che il Quattrocento è il periodo in cui si esalta la prospettiva e per raggiungere ciò ci si avvale della geometria; prima del Rinascimento i paesaggi erano come schiacciati, piatti sulla superficie; fu Giotto il primo a cercare di dare profondità alle scene ma fu Brunelleschi, agli inizi del Quattrocento, a stabilire i principi prospettici: "…le linee parallele convergono tutte verso un solo punto creando così l’illusione della tridimensionalità…"; per la pittura del Rinascimento è una rivoluzione e la scoperta della tridimensionalità apre nuovi orizzonti e influenza tutti gli artisti.

A Firenze Leonardo rimane 14 anni e si afferma non solo come artista ma cerca di approfondire le cose della natura; vuol capire per esempio come è fatto all’interno il corpo umano; come si sono originate le montagne; perché si sono formati i fiumi; quali sono le leggi che governano i fenomeni fisici; perché gli uccelli volano…

Leonardo è stato un vero precursore nel campo della geologia; è stato tra i primi a capire che cosa fossero i fossili (gasteropodi, bivalvi, ostriche) e perché si trovassero in cima alle montagne.

Nel "Codice Hammer" è spiegato come essi derivassero da antichi fondali marini oggi scomparsi.

Ma torniamo alla Firenze del tempo che era governata da un grande personaggio: Lorenzo il Magnifico, grande mecenate, grande cultore dell’arte, uomo raffinato, interessante; la sua Corte era frequentata da grandi artisti, filosofi,… anche Leonardo fece parte di quel distinto ambiente.

E’ questo il periodo in cui l’artista comincia a disegnare volti di ragazze e madonne fiorentine; è sempre per strada che Leonardo trova e assume spunti per le sue opere osservando i personaggi che incontra e nei quali vede i vizi e le virtù umane: la bellezza ma anche la decadenza, la giovinezza in contrapposto alla vecchiaia, il sublime e l’abbietto.

In questi volti tende anche a rappresentare personaggi sia nella loro essenza reale e sia anche in modo distorto, soprattutto quelli non del tutto simpatici, esagerando e appesantendo certi loro tratti inventa la caricatura, anticipando quella che diventerà una caratteristica apprezzata dei nostri giorni.

Leonardo è anche scultore ma delle sue opere non ci è pervenuto nulla eccetto una scultura da lui fatta, in terracotta, in età giovanile e solo di recente ritrovata; si tratta di un "Angelo della Annunciazione", ad altezza naturale, e che si trova nella Chiesa romanica di S. Gennaro accanto a Collodi ; la statua è stata ricomposta nel 1771 quando un sagrestano della chiesa di S. Gennaro accidentalmente la fece cadere e si frantumò in mille pezzi.

Altre opere di Leonardo subirono mutilazioni come il quadro di "San Girolamo" dipinto su tavola di legno – opera non finita e oggi custodita nella Pinacoteca vaticana – dove la testa di San Girolamo fu segata per fare il piano di seduta di uno sgabello da calzolaio e il resto fu utilizzato come sportello in un negozio da rigattiere; solo nell’Ottocento ad opera di un Cardinale vennero ricomposte le due parti.

Dopo aver dipinto il "San Girolamo", Leonardo riceve la sua prima importante commissione l’"Adorazione dei Magi" per il Convento di S. Donato a Scopeto (oggi a Firenze, Galleria degli Uffizi), in cui si ha la prima massima realizzazione della singolarità leonardesca: intorno alla Madonna le figure si dispongono a semicerchio e la struttura non risulta chiusa perché i personaggi esterni e il fondo di rovine e di battaglia sono coordinati secondo vari e divergenti punti di fuga.

Nell’opera, rimasta incompiuta per la partenza dell’artista per Milano, basilare è la raffinatezza del disegno, caratteristica principale dell’arte fiorentina, che Leonardo ha sempre ritenuto fondamentale strumento di indagine scientifica.

Leonardo rimase a Firenze per 14 anni dove ha avuto anche problemi con la giustizia; viene processato insieme ad altri ragazzi per atti di sodomia su un giovane un tal Jacopo Saltarelli; tra i compagni di avventura c’è anche un Tornabuoni che per l’importanza del nome della famiglia e per l’intervento dei Medici non può essere condannato al rogo secondo l’usanza del tempo; si salva così il Tornabuoni e si salvano anche Leonardo e compagni.

All’età di trenta anni, nel 1482, si trasferisce a Milano dove rimane 17 anni sotto la protezione di Ludovico il Moro ed è qui che nascono alcune delle sue opere più importanti; la creatività di Leonardo è folgorante ma la realizzazione delle prestazioni è lentissima: continui ripensamenti, approfondimenti per la ricerca della perfezione fanno ritardare troppo la realizzazione delle commissioni tanto da spazientire lo stesso Ludovico.

Nonostante la stima che gli attribuisce Ludovico il Moro i primi anni a Milano non sono facili per carenza di denari e per la difficoltà di comprendere il dialetto che Leonardo stesso diceva essere una lingua straniera incomprensibile.

A Milano conosce Cecilia Gallerani una giovane dolcissima, intelligente e raffinata, favorita del Duca, e, malgrado Leonardo non abbia un buon rapporto con le donne, ne rimane affascinato; il "Ritratto di Cecilia Gallerani "è una delle opere più belle uscite dal pennello dell’artista e nota come la "Dama con l’ermellino" è il più bel omaggio che un pittore può fare alla bellezza e alla grazia di una donna .

Questo quadro ha conosciuto vicende movimentate durante la seconda guerra mondiale: fu nascosto nei sotterranei del Castello dei Principi Czartoryski insieme ai beni preziosi di famiglia per sottrarli alla occupazione nazista ma, il Castello, fu saccheggiato e il quadro, quando fu ritrovato, portava in un angolo l’impronta di un tallone.

Il ritratto conosciuto come la "Dama con l’ermellino" richiama l’attenzione sull’animale che Cecilia Gallerani tiene in braccio e che risulta essere un furetto e non un ermellino.

Il desiderio di Leonardo era quello di raffigurare un ermellino perché nei bestiari medioevali l’ermellino rappresentava alcune virtù quali l’equilibrio, la pacatezza, l’eleganza, la regalità che ben si potevano riscontrare nella bella Cecilia; osservando con attenzione il quadro ci si rende conto che l’atteggiamento della dama, messo di tre quarti – come esigeva la pittura verrocchiesca - è analogo a quello dell’animale; entrambi volgono lo sguardo nella stessa direzione; anche il modo morbido di appoggiare la mano della dama è analogo al modo morbido di appoggiare la zampina dell’ermellino; tutti elementi che confermano la volontà di Leonardo di riflettere nella donna le caratteristiche virtuali dell’ermellino così come era visto nella moda di allora. Certo un ermellino non è addomesticabile ed è molto mordace, non adatto quindi ad essere tenuto in grembo mentre il furetto, invece, è quasi un animale da compagnia: da qui la sostituzione.

A Milano Leonardo mette in pratica un altro suo grande talento quello di scenografo; la sua abilità nel creare macchine e meccanismi uniti alla sua grande fantasia si traduce in uno dei più memorabili spettacoli che il Ducato ricordi: una rappresentazione teatrale allegorica detta " Festa del Paradiso" in cui il sole, la luna, i pianeti si muovevano in palcoscenico; il geniale artista disegnerà e realizzerà anche le scene e i costumi.

Leonardo prepara anche altri straordinari spettacoli per il Duca con la realizzazione di scenari mai visti prima; disegna anche gli abiti di scena oltre che i cartoni di sfondo; è un uomo brillante e, a Corte, compone canzoni, musiche, indovinelli, rebus, canta canzoni accompagnandosi con una lira che ha costruito personalmente ma è anche molto solitario, passa la maggior parte del tempo al tavolo dove riempie pagine su pagine di scritti, idee, progetti, invenzioni che solo in minima parte sono arrivati a noi.

Leonardo si impegna anche in opere più serie e più importanti come il "Cenacolo"una pittura murale che lo impegnerà a lungo e realizzata con una tecnica insolita che, alla rimozione delle impalcature, mostra subito i suoi gravi difetti; in basso a sinistra si intravede una prima crepa, è l’inizio di un processo di disgregazione che continuerà inesorabile. Già una ventina d’anni dopo la sua realizzazione il Cenacolo presenterà danni molto gravi: la tecnica che era stata utilizzata e l’umidità della parete retrostante provocarono quel degrado inarrestabile , quel cancro della pittura, che ha corroso questo capolavoro; capolavoro che obbedisce al tema classico della tradizione fiorentina che voleva gli Apostoli in una severa struttura architettonica; sono raggruppati in gruppi di tre e manifestano diverse reazioni all’affermazione del Cristo:"…uno di voi mi tradirà…".

Dello stesso periodo un altro quadro importante è: "La Vergine delle rocce" (oggi al Museo del Louvre): la bellezza e la dolcezza delle figure riunite in una composizione a piramide è perfettamente inserita in un paesaggio insolito in quanto le rocce, così ben rappresentate – a detta degli esperti – sembrano uscite dalla penna di un geologo o di un botanico piuttosto che dal pennello di un artista.

Anche questo quadro ha avuto un’esistenza travagliata a seguito di una vertenza sorta con i frati di S. Francesco Grande a Milano i quali convinti che il quadro non fosse del tutto finito si rifiutarono di pagare l’ultima rata.

C’è una seconda versione della "Vergine delle rocce" che è conservata oggi al National Gallery di Londra realizzata molti anni dopo con molte differenze rispetto alla tavola parigina; gli esperti ritengono che Leonardo impostò il quadro ma che fu finito da Ambrogio de’ Predis.

Sempre a Milano Leonardo lavorò alla realizzazione della statua equestre destinata ad onorare la memoria di Francesco Sforza e con quest’opera desiderava oscurare tutte le precedenti statue equestri, in particolare quella del Verrocchio eseguita in omaggio al Colleoni e quella di Donatello dedicata al Gattamelata ; a lui interessava più il cavallo che il cavaliere; doveva essere il più alto di tutti i cavalli di tutte le statue equestri e doveva essere ritto sulle zampe posteriori: una sfida mai fatta prima; Leonardo riempie fogli su fogli di calcoli, di disegni, di correzioni, di schizzi e impiega tantissimo tempo per studiarne la realizzazione ma solo dopo diverse sollecitazioni anche rigorose di Ludovico con minacce di affidare il lavoro ad altri scultori, Leonardo si convince della impossibilità di realizzare un cavallo rampante e decide di realizzare un cavallo al passo ma deve riprendere in mano il progetto , i calcoli, i disegni, in poche parole deve ricominciare daccapo.

Realizza un calco in gesso che verrà esposto in occasione del matrimonio della nipote del Duca con l’Imperatore d’Austria; la statua esposta pubblicamente solleva l’ammirazione generale per la sua imponenza.

Leonardo prepara gli stampi per la fusione del bronzo, ne servono più di 100 tonnellate ma, purtroppo, il bronzo non è più disponibile in quanto utilizzato per la preparazione delle bocche di cannone per difendere il Ducato D’Este dalla invasione dei francesi.

L’arrivo delle truppe a Milano, nel 1499, procurerà tantissimi danni: la soldataglia distruggerà il cavallo e i calchi.

Un gruppo di Americani, appassionati delle opere leonardesche ha voluto provare a realizzare il sogno di Leonardo e dopo cinque secoli si è cimentato a ricostruire i calchi interpretando il progetto dell’artista; costruito il cavallo, nel 1999 è stato regalato alla città di Milano e posizionato davanti allo stadio di San Siro: è alto circa otto metri, pesa 15 tonnellate ed è costato oltre cinque miliardi di lire.

Chissà se Leonardo lo voleva proprio così?!

Nel 1499 quando ha 47 anni, Leonardo lascia Milano a seguito dell’arrivo delle truppe francesi; è ormai un pittore molto famoso è, anche, un inventore ammirato, un creativo, come si direbbe oggi ed è costretto a lasciare Milano, si ferma a Mantova alla Corte di Isabella d’Este Gonzaga una donna colta, amante delle arti e sua grande ammiratrice; Isabella cerca in tutti i modi di convincere l’artista a farle un ritratto ma ciò che riesce ad ottenere è soltanto un disegno del suo profilo per un cartone per un ritratto in grandezza naturale che non verrà mai eseguito.

Leonardo è un personaggio troppo ingombrante e Isabella ha paura di compromettersi con i francesi in quanto presso la sua Corte ha dato rifugio a troppi personaggi importanti e acconsente a che Leonardo lasci Mantova per Venezia dove progetta un piano di difesa della città contro i Turchi; una serie di sbarramenti delle acque del fiume Isonzo in modo da allagare la città in caso di invasione.

Nel 1501, dopo un breve soggiorno a Firenze Leonardo parte per la Romagna, ospite di Cesare Borgia, il Duca Valentino, che lo investe dei pieni poteri di ministro della guerra:

Cesare Borgia è il figlio naturale del Papa Alessandro VI e ha un grande progetto in mente:creare uno Stato forte e moderno con l’unificazione dell’Italia annettendo, sotto il suo dominio, la Romagna, le Marche e parte della Toscana.

Per raggiungere questo fine agisce in modo spregiudicato e vigliacco e malgrado Leonardo si adoperi in tutti i modi per fortificare le città da tutti gli assalti, quando Cesare Borgia fa strangolare, con un inganno, quattro oppositori tra cui un suo amico, Leonardo decide di andarsene.

Carro da combattimento di Leonardo da Vinci

Leonardo non amava la guerra anche se amava la costruzione di macchine per la difesa militare; di macchine da guerra Leonardo ne ha progettate tantissime, sorprendenti e devastanti; tra di queste: il "carro da combattimento", un carro munito di dodici mazze ferrate che un ingranaggio collegato ad una ruota faceva girare vorticosamente tutte insieme con effetti disastrosi sulla fanteria; il "carro falcato", un carro munito di una serie di ingranaggi che facevano ruotare le lame da falce con effetti spaventosi sui campi di battaglia; la "nave speronatrice" una nave predisposta per l’attacco, velocissima per la sua forma affusolata, munita di due armi: un rostro potente che serviva a sfondare il ventre delle navi nemiche e una seconda arma a sorpresa che, tramite un meccanismo e uno sportello, si manifestava all’ultimo momento con la fuoriuscita di un cannone che sparava a distanza ravvicinata non palle sferiche ma proiettili di forma ogivale; Leonardo aveva già capito l’importanza della aerodinamica; il "cannone a trentatre canne", una macchina che tramite uno speciale sistema rotante sparava da dodici bocche contemporaneamente mentre le altre bocche venivano caricate; il "carro armato" nel cui interno potevano stare anche otto uomini che muovendo delle leve facevano girare le ruote e sparare una corona di cannoni posti tutti intorno al carro; lo "sfonda carene" una macchina che, sott’acqua, avrebbe perforato gli scafi nemici; l’architronito una sorta di cannone in cui si sfrutta la forza espansiva del vapore d’acqua; attrezzature subacquee; l’elenco potrebbe continuare all’infinito come potrebbe continuare all’infinito l’elenco delle macchine da impiegare in agricoltura, nell’industria tessile, nel lavoro, nella vita di tutti i giorni.

A Milano, al Museo delle Scienze e della Tecnica, di possono veder, riprodotti, diversi modelli delle macchine di Leonardo: antenati della bicicletta, turbine, gru a due bracci, cuscinetti e sfera, sega idraulica per tagliare i tronchi, il carro-auto a motore antenato dell’automobile, la barca con propulsione a ruote, ecc…

A Firenze, Leonardo progetta la possibilità di deviare il fiume Arno per costringere alla resa la città di Pisa in guerra con Firenze.

Questa grande competenza e conoscenza della dinamica delle acque portò Leonardo anche a progettare dei sistemi di difesa contro gli straripamenti del fiume Arno e a cercare di realizzare il sogno dei fiorentini: quello di collegare Firenze al mare, tramite l’Arno e di rendere quest’ultimo completamente navigabile

La Firenze di Leonardo era il luogo di incontro di grandi personaggi come Lorenzo il Magnifico, Ludovico il Moro, Cesare Borgia, Nicolò Macchiavelli, anche artisti come Botticelli, Perugino, Raffaello che era un suo grande ammiratore, Michelangelo con il quale Leonardo non andava d’accordo e con il quale si sarebbe dovuto confrontare sul piano della pittura; infatti ad entrambi fu commissionato dal Gonfaloniere Soderini, Sindaco di Firenze, di affrescare due grandi pareti, una accanto all’altra, del Consiglio comunale a Palazzo Vecchio.

Entrambi avrebbero dovuto rappresentare una battaglia: Leonardo la "Battaglia di Anghiari"sulla parete di sinistra, Michelangelo la "Battaglia di Cascina"sulla parte di destra; i due affreschi di 7 metri di altezza e 17 metri di larghezza avrebbero dovuto ricoprire per intero le due pareti.

Leonardo si trova ancora una volta in difficoltà, come era già avvenuto per il Cenacolo a Milano: si deve cimentare con la tecnica dell’affresco che l’artista non amava sia perché tale tecnica vuole un’esecuzione rapida che non è congeniale al suo stile caratterizzato da continui ripensamenti ma soprattutto perché è convinto che la tecnica tradizionale dell’affresco non gli avrebbe concesso gli effetti di profondità delle ombre, di sfumato e di luce che egli si proponeva di realizzare. Il risultato fu disastroso.

I cartoni per essa furono oggetto di studio degli artisti, e andarono distrutti

E’ utile ricordare che la tecnica dell’affresco prevede che la pittura sia fatta " a fresco" cioè su intonaco ancora umido in modo che la parete, asciugandosi, incorpori i colori che, così, potranno durare nel tempo.

Un pittore, quindi, non può dipingere un’intera parete in un solo giorno; la preparazione "a fresco" dovrà essere fatta solo su quella porzione di parete che il pittore prevede di dipingere nell’intera giornata; l’opera, quindi, procede per piccoli tasselli, giorno per giorno, senza troppi ripensamenti; è una tecnica che si addice più a Michelangelo ma non certo a Leonardo che invece ha bisogno di tempi più lunghi. Leonardo conosce bene le sue difficoltà e decide di utilizzare una tecnica diversa: la cosiddetta "tecnica dell’encausto" che aveva appreso dai testi di Plinio e che prevedeva l’utilizzo del calore molto forte per fissare i colori sulla parete. Questa tecnica si dimostrò un vero disastro soprattutto nella parte alta ma l’affresco fu completato ugualmente e per ben 50 anni fu esposto; il confronto con Michelangelo, però non avvenne perché la battaglia di Cascina non fu mai realizzata.

Che fine ha fatto l’opera di Leonardo?

Palazzo Vecchio fu varie volte ritoccato; in particolare fu il Vasari a trasformare in modo radicale la Sala del Consiglio accorciandola e innalzandola di ben sette metri.

Il Vasari era un grande estimatore di Leonardo ed è impensabile che abbia fatto distruggere un capolavoro di tale artista; è più logico supporre che abbia cercato di salvare l’opera coprendola, forse, con una parete.

I sondaggi fatti però non hanno dato delle certezze ma la supposizione che il dipinto di Leonardo sia lì è fortissima, forse in futuro con nuovi strumenti sarà possibile dare una risposta a questo mistero.

Forse però la risposta lo ha data proprio il Vasari scrivendo a pochissima distanza una frase in apparenza senza senso se non la si trasferisce all’affresco di Leonardo: "cerca trova" scritta sullo stendardo di un soldato nell’affresco dedicato alla "Presa di Siena".

La mente di Leonardo non poteva non avventurarsi in quello che era il sogno del suo tempo, inventare una macchina per volare; e per realizzare ciò studia l’anatomia degli uccelli con molta attenzione, in particolare lo sterno e le ossa vuote dei volatili

Comincia a progettare delle macchine che siano capaci di replicare i movimenti degli uccelli ma malgrado tutti gli sforzi e la sua immaginazione non riesce a costruire una macchina capace di prendere il volo; aveva capito però che per volare era necessaria una forza esterna all’uomo che la natura offriva gratuitamente: il vento e l’aria calda. Osservando il volo degli uccelli Leonardo osservò la loro grande capacità di planare e di sfruttare le correnti aeree.

Capì però che la resistenza dell’aria poteva frenare una caduta e fra i suoi progetti compare l’antenato del paracadute.

Nell’ultima parte della sua vita Leonardo non si da per vinto, è vero che i suoi studi sulle macchine volanti non hanno approdato a nulla, ma, forse, non aveva dato sufficiente efficienza a tutto il sistema e così riprende i suoi progetti sul volo e inventa uno strumento a vite , antenato dell’elica che prende l’aria da una parte e la spinge fuori dall’altra (la statua di Leonardo all’aeroporto di Roma-Fiumicino tiene in una mano proprio quello strumento/elica e con l’altra mano indica il cielo con un dito); se quella macchina viene spinta da un motore sì da farla girare molto in fretta quella vite aerea viene spinta in avanti e si solleva da terra.

L’insaziabile desiderio di conoscere, di capire tutto ciò che vede porta Leonardo ad esplorare anche il corpo umano , la più complessa delle macchine. Vuol sapere cosa c’è dentro e come funziona e soprattutto cosa succede quando si ferma definitivamente con la morte.

Per questo si reca negli obitori e con forbici e bisturi seziona i cadaveri; l’anatomia, ai suoi tempi era ancora a primordi, le idee sul corpo umano erano ancora molto fumose. Leonardo è il primo a disegnare l’interno del corpo umano con una serie di disegni stupefacenti: sono centinaia i disegni conservati nel Castello di Windsor e di proprietà della Regina d’Inghilterra sull’argomento; Leonardo inventa l’illustrazione anatomica e inventa anche un modo di illustrare che ancora oggi è usato dai moderni disegnatori la cosiddetta "immagine esplosa": una serie, in sequenza, di riproduzioni fino ad arrivare nella parte più interna di un organo.

E’ così che riesce a capire le alterazioni senili e persino l’arteriosclerosi; gli sfugge però il funzionamento del cuore perché i suoi studi di botanica lo portano fuori strada; ritiene infatti che la circolazione del sangue funzioni come la linfa delle piante con una linfa ascendente e una discendente e per questo ritiene che il cuore non sia un muscolo motorio, una pompa, ma semplicemente un organo che funziona per generare calore al corpo.

Tra i suoi disegni anatomici i più spettacolari sono quelli che riguardano il feto prima della nascita: sono immagini nuove per l’epoca e quindi sconvolgenti.

Studia anche i meccanismi dell’occhio per vedere come funziona la visione tridimensionale; scopre la funzione della retina, del nervo ottico facendo bollire un occhio immerso nella chiara d’uovo; scopre i meccanismi di propagazione della luce e conseguentemente imposta le basi della fotometria.

Fra i tanti disegni di Leonardo ve ne è uno molto intrigante quello dell’uomo vitruviano che si ispira al modello proposto nell’antichità dal matematico Vitruvio per indicare il corpo umano come unità di misura nella progettazione architettonica.

L’uomo di Leonardo è inserito contemporaneamente in un quadrato e in un cerchio se si guarda soltanto il quadrato la composizione è perfetta e così se si guarda l’uomo inserito solo nel cerchio , sovrapponendo le due immagini si ha l’impressione della integrazione delle due figure e anche del movimento; in un certo senso della quadratura del cerchio.

Nei suoi appunti Leonardo asserisce di aver scoperto la soluzione matematica della quadratura del cerchio, "un poligono di lati infiniti", andando oltre le soluzioni proposte da Archimede del quale Leonardo era un grandissimo ammiratore ma dei veri passaggi per arrivare ad asserire la soluzione della quadratura del cerchio non vi è traccia nei documenti che sono arrivati fino a noi

Su questo enigmatico disegno dell’uomo vitruviano si è scritto moltissimo cercando anche dei significati allegorici come per esempio se si tracciano due diagonali del cerchio il punto centrale cade sull’ombelico; se si tracciano le diagonali del quadrato il punto centrale cade sui genitali; il fatto è che per creare una sovrapposizione occorre che il quadrato sia più basso rispetto al cerchio e mai nessuno è arrivato a conclusioni plausibili.

Il contributo di Leonardo a quasi tutte le discipline scientifiche fu determinante, anche in astronomia ebbe intuizioni fondamentali come sul calore del sole , sulla scintillazione delle stelle, sulla terra come pianeta, sulla luna, sulla centralità del sole che ancora per tanti anni avrebbe suscitato contrasti e opposizioni ma nei suoi scritti si trovano anche esempi che mostrano la sua capacità di rendere in modo folgorante certi concetti difficili come le leggi di gravitazione: paragonando i pianeti a delle calamite che si attraggono vicendevolmente spiega così il concetto dell’attrazione gravitazionale o come il considerare la terra un qualunque astro in grado di riflettere la luce; da ciò il suo rifiuto della concezione aristotelico-tolemaica che pone la terra immobile al centro dell’universo; la terra non solo si muove intorno al suo asse, ma è soggetta ad un ritmo incessante di trasformazioni geologiche che non possono essere ricondotte al diluvio universale, sostenuto dalla tradizione biblica.

Anche nella botanica Leonardo compie osservazioni fondamentali: si accorge che le foglie non sono disposte in modo casuale sui rami ma obbediscono a leggi matematiche; è la crescita delle foglie che evita la sovrapposizione per usufruire della maggiore luce; scopre che gli anelli concentrici dei tronchi indicano l’età della pianta; osserva anche l’eccentricità del diametro dei tronchi dovuta al maggior accrescimento della parte in ombra; scopre il fenomeno della risalita dell’acqua dalle radici ai tronchi per capillarità; scopre la coltivazione idroponica.

Era il 1503 quando Leonardo comincia a dipingere "La Gioconda" un ritratto al quale l’artista lavorava saltuariamente: ci mise quattro anni per completarlo e non fu mai consegnato al committente.

La Gioconda potrebbe essere la moglie di Francesco Bartolomeo del Giocondo di Pisa; per secoli si è sempre guardato al suo volto con il sorriso enigmatico senza prestare attenzione al paesaggio alle sue spalle. E’ inventato o esiste davvero?

Monna Lisa è seduta a ridosso di un loggiato con parapetto e due colonne di cui si vede soltanto un accenno delle basi; qualcuno ritiene di aver localizzato il paesaggio sullo sfondo nella zona di Arezzo e precisamente a Valdarno Aretino là dove l’Arno supera le campagne di Arezzo e riceve le acque della Val di Chiana. Il ponte, i calanchi, l’ansa del fiume, il Borgo di Quarata sono elementi che non fanno smentire questa supposizione ma ne esistono altre compresa quella che il paesaggio sia frutto della vulcanica fantasia leonardesca.

Nel 1506 Leonardo torna a Milano per un nuovo periodo di lavoro e torna a vedere il suo "Cenacolo" sono ormai passati sette anni ed ha una sorpresa, qualcosa che non si aspettava e che lo riempie di gioia: nella sala del Cenacolo parecchi allievi sono lì a copiare il suo capolavoro.

Nel 1513 Leonardo si trasferisce a Roma, ha oltre sessant’anni, lo ha invitato il fratello del Papa Giuliano de’ Medici; questa volta non deve dipingere deve esprimere la sua genialità su un progetto di prosciugamento delle paludi pontine ma, soprattutto si dedicherà ad un progetto al quale pensa da anni, mutuato da un progetto di Archimede: gli "Specchi ustori": che ben temprati e ben orientati potrebbero portare ad ebollizione una grande caldaia da usare per le lavorazioni della industria tessile; una fonte energetica gratuita e perenne regolata dalla natura: l’energia solare

Riprende, anche, gli studi di anatomia ma a seguito di una denuncia del suo lavorante e soprattutto a seguito della morte di Giuliano de’ Medici che non può più difenderlo, Leonardo decide di lasciare l’Italia e, amareggiato, si rifugia in Francia alla corte di Francesco I che lo apprezza, lo stima e lo aiuta.

Cosa porta con se Leonardo? Il ritratto della Gioconda, e soprattutto una gran quantità di disegni e manoscritti; sa che buona parte dei suoi capolavori sono andati distrutti: il cavallo del monumento equestre a Francesco Sforza, il Cenacolo è diventato irriconoscibile appena finito; la Battaglia di Anghiari nella Sala del Maggior Consiglio di Firenze ha presentato i medesimi inconvenienti; anche i disegni ammucchiati in casse sono oggetto di frustrazione in quanto le macchine che ha ideato sono troppo precorritrici rispetto ai suoi tempi; gli studi di anatomia e aerodinamica hanno quasi sentore di stregoneria e senza la protezione di Giuliano de’ Medici le accuse lo avrebbero portato ad un processo molto pericoloso per la sua vita.

E’ questo lo stato d’animo di Leonardo quando abiterà il maniero di Cloux (oggi Clos-Lucé) vicino alla reggia del Re ad Amboise a 100 chilometri da Parigi sulle rive della Loira.

Qui Leonardo vive gli ultimi quattro anni di vita e forse fu proprio qui che Francesco I gli comprò il quadro più famoso della storia: "la Gioconda"; lo pagò 4000 ducati d’oro una somma importante per l’epoca.

Dalla finestra del suo maniero Leonardo vedeva il Castello del Re che disegnò e che ora si trova nella collezione del Castello di Windsor è come una fotografia del momento.

Qui vennero composti molti del manoscritti del "Codice atlantico".

Leonardo ha superato i sessantacinque anni ma dimostra molto più della sua età; il 29 aprile 1519 stila un testamento lasciando ai suoi fratellastri, che tanto lo avevano ostacolato, i suoi beni mentre i dipinti che si trovavano nel suo studio andarono all’allievo Salaì e la raccolta degli scritti e dei disegni e il suo "Autoritratto" furono destinati al giovane collaboratore Giovan Francesco Melzi che li custodirà con gelosia per tutta la sua vita ma che i suoi cinque figli, alla sua morte, si disinteresseranno di questo straordinario patrimonio; i manoscritti verranno in parte venduti a mercanti di passaggio, in parte andranno perduti e in parte saranno rubati; forse alcune pagine giacciono chissà in qualche angolo del mondo come è capitato nel 1966 di scoprire a Madrid due nuovi Codici di numerose pagine.

Anche "L’Autoritratto di Leonardo " ha avuto una storia travagliata: alla morte di Giovan Francesco Melzi il quadro sparì insieme a tanti scritti e disegni dell’autore; le prime notizie si ebbero agli inizi dell’Ottocento a Milano perché il ritratto fu copiato in un’incisione di un libro ma sparì nuovamente per lungo tempo. Nel 1840 un collezionista che lo aveva comprato forse in Inghilterra o in Francia lo vendette a Carlo Alberto di Savoia e da allora si trova in un sotterraneo (studiato per resistere ai terremoti, agli incendi e ai ladri) della Biblioteca Reale di Torino. Il viso non è finito, manca la sommità della fronte e parte della barba ma è lo stile di Leonardo che giocando sui chiaroscuri e sui riflessi della luce fa vedere l’ampiezza della fronte e una barba fluente senza doverle disegnare. E’ un ritratto vivo, deciso che sembra animarsi di un sorriso enigmatico e beffardo quando, con rispettosa soggezione lo si osserva profondamente nell’intensità dello sguardo.

Nella stessa Biblioteca sono conservati altri tredici disegni di Leonardo e sei disegni di scuola leonardiana

Il 2 maggio 1519 Leonardo muore all’età di 67 anni; una leggenda vuole che sia spirato tra le braccia del Re Francesco I, ma non è così.

Della morte aveva scritto:"…così come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita ben usata dà lieto morire".

I SUOI MAGGIORI CAPOLAVORI

PERIODO TITOLO ALLOCAZIONE

  • 1469 Madonna della melagrana (Madonna Dreyfus) Washington – National Gallery of Art

  • 1470 Madonna col bambino (Madonna del garofano) Monaco – Alte Pinakothek

  • 1472 L’Annunciazione Firenze – Galleria degli Uffizi

  • 1474 Ritratto di Ginevra Benci Washington – National Gallery of Art

  • 1478 Madonna col bambino (Madonna Benois) San Pietroburgo – The State Hermitage Museum

  • 1480 San Gerolamo Città del Vaticano – Pinacoteca Vaticana

  • 1481 Adorazione dei Magi Firenze – Galleria degli Uffizi

  • 1483 La Vergine delle rocce (prima versione) Parigi – Museo del Louvre

  • 1485 Ritratto di musico Milano – Pinacoteca Ambrosiana

  • 1488 Ritratto di Cecilia Gallerani (La Dama con l’ermellino) Cracovia – Czartoryski Museum

  • 1490 Ritratto di dama (La Belle Ferronnière) Parigi – Museo del Louvre

  • 1494 Ultima Cena Milano – Refettorio di Santa Maria delle Grazie

  • 1495 La Vergine delle rocce (seconda versione) Londra – National Gallery

  • 1498 Tronchi d’albero con rami, radici e rocce Milano – Castello Sforzesco, Sala delle Asse

  • 1500 Ritratto di Isabella d’Este Parigi – Museo del Louvre, Cabinet des Dessins

  • 1501 Sant’Anna, la Madonna, il Bambino e San Giovannino Londra – National Gallery

  • 1503 Ritratto di Monna Lisa del Giocondo (La Gioconda) Parigi – Museo del Louvre

  • 1508 Testa di fanciulla (La scapigliata) Parma – Galleria Nazionale, Palazzo Pilotta

  • 1508 San Giovanni Battista Parigi – Museo del Louvre

  • 1510 Sant’Anna, la Madonna, il Bambino e l’agnellino Parigi – Museo del Luovre

  • 1515 Leda Roma – Galleria Borghese

CODICI E MANOSCRITTI

TITOLO ALLOCAZIONE

  • Codice Atlantico (contiene una grande miscellanea di disegni e note scientifiche, in tutto circa 2000; il nome deriva dal formato (atlante) dei fogli su cui il collezionista Pompeo Leoni, del secolo XVI, incollò gli scritti di Leonardo) Milano – Biblioteca Ambrosiana

  • Manoscritti A, D, (contengono disegni e note sull’ottica, sulla meccanica e sulla astronomia) Parigi – Institut de France

  • Manoscritti B, E, K (contengono disegni di architettura, progetti di ponti e navi, descrizioni di strumenti scientifici, disegni sul volo degli uccelli e disegni di anatomia comparata) Parigi – Institut de France

  • Manoscritti C, F, H, I (contengono descrizioni di geometria e fisica) Parigi – Institut de France

  • Manoscritti G,L, M (contengono argomentazioni varie) Parigi – Institut de France

  • Codice Arundel (contiene descrizioni varie tra cui argomenti di fisica, ottica, meccanica, geometria) Londra – British Library

  • Codice sul volo degli uccelli Torino – Biblioteca Reale

  • Fogli A, B, C, (contengono disegni e studi di anatomia) Londra – Biblioteca Reale del Castello di Windsor

  • Manoscritto 2037 Ashburnham (composto di fogli che furono strappati dal Manoscritto B Parigi – Institut de France

  • Manoscritto 2038 Ashburnham (quasi interamente dedicato alla pittura) Parigi – Institut de France

  • Codice 8036 e Codice 8037 (contengono disegni di macchine, di architettura, di geometri, statica e meccanica corredati di scritte esplicative e annotazioni varie con date comprese tra il 1491 e il 1505) Madrid – Biblioteca Nacional

  • Codice Hammer ( contiene appunti e studi di geologia) (ex Leicester) Washington, Seattle Collezione Bill Gates

  • Codice Trivulziano (contiene disegni e appunti lessicali) Milano – Castello Sforzesco

  • Codice Forster I (contiene argomenti di stereometria) Londra – Victoria and Albert Museum

  • Codice Forster II (contiene argomenti vari e si compone di due quaderni) Londra – Victoria and Albert Museum

  • Codice Forster III (contiene argomenti vari) Londra – Victoria and Albert Museum

 

 

 
 
 

 

 

160x600_promo