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ARTE CRETESE E MICENEA

Cnosso il palazzo

Le culture di Creta e Micene, per molti aspetti, strettamente legate tra di loro, rappresentano due antiche civiltà, in parte contemporanee, che fiorirono l’una nell’isola di Creta e l’altra nella Grecia preellenica.

Le leggende di Minosse, del Minotauro, di Dedalo, di Zeus che nasce sul monte Ida, indicavano Creta come un antichissimo centro di splendida civiltà la cui origine risale ai secoli 19°-15° a.C..

Col declinare della "civiltà cretese", detta anche "minoica" (da Minosse), giunge al suo massimo rigoglio la civiltà corrispondente del Peloponneso: la "civiltà micenea".

I caratteri della popolazione cretese richiamano molto i caratteri mediterranei: personale snello, capigliatura bruna, pelle olivastra.

Fondando sopratutto sulle qualità marinare della sua gente, Creta, svolgerà la funzione di tramite tra il Mediterraneo, l’Asia occidentale, l’Egitto e l’Europa per mezzo di contatti e di traffici piuttosto che con l’espansione territoriale e la conquista militare.

La civiltà cretese si sviluppa intorno alle Corti fastose dei Re; dopo le primitive capanne e la successive casette con zoccolo in pietra e muri di mattoni crudi, la casa del periodo medio-minoico si fa più ampia, con più locali intorno ad un cortile per trasformarsi, successivamente, in grandi edifici con ampie stanze decorate di stucchi, di pitture di vivacissimi colori e di netti contrasti, di colonne.

Vasti ed intricati corridoi e locali (e, infatti, qui nasce il mito del Labirinto e di Teseo che deve affidarsi al filo d’Arianna per trovare la via d’uscita) senza l’intento dell’imponenza e del fasto badano più alla comodità e alla difesa contro il caldo che alla bellezza esterna.

La pittura rivela un carattere impressionistico, un gran senso decorativo e cromatico su scene ricche di aspetti naturalistici (piante, fiori, animali, fauna marina…) o di motivi di spirali, di cerchi, di gigli o di grandi bipenni, di rosette, di farfalle, di polipi per farne piacevoli ornati di gusto curvilineo in cui viene sempre evidenziato un effetto di movimento o come nella sala del trono di Cnosso (vedi foto) motivi floreali e animali su parete rosso vivo.

Nessuna opera d’arte esalta o ricorda imprese belliche; nessun sovrano è venerato per la sua fama guerriera e ancora più tipica è l’inesistenza di apparati difensivi o militari.

I grandi palazzi cretesi non hanno presidi militari ed hanno più l’aspetto di ville che di fortilizi.

Cnosso affreschi interni

Proprio nel momento in cui la civiltà cretese comincia a rivelare i suoi fatali declini intorno al 1500 a. C., un’altra civiltà, pur largamente permeata da quella cretese, prende piede è la civiltà micenea benché non riguardi la sola Micene ma anche la prossima Tirinto.

E’ altra civiltà perché, a differenza di Creta, è terrestre, militare e guerriera e originata da popolazioni ariane penetrate dal nord attraverso i Balcani.

E’ una civiltà su cui veramente profonda resterà, anche se derivante da conquista e da spoglio, l’impronta di Creta, sino al punto da costituirne quasi una diversa visione.

L’elemento di massima differenziazione sta nell’architettura: Micene è un’agguerrita acropoli posta in posizione strategica e fortificata da mura ciclopiche formate da irregolari, enormi blocchi di pietra.

Ancora più possenti sono le mura ciclopiche di Tirinto anche qui a protezione del palazzo reale impostato essenzialmente sul megaron (consiste in un ambiente più interno in cui vi era un vestibolo, sulla cui fronte sono due colonne di legno su basi di pietra; un’antisala o propileo cui si accede per tre porte a doppio battente, tra due ante; e una grande sala nel cui centro era un focolare attorniato da quattro colonne disposte in quadrato e sostenenti il tetto; di fianco al focolare era il trono) nel quale si svolgevano le udienze reali, si banchettava, si riuniva la famiglia del Principe e si ricevevano gli ospiti. Dal megaron deriverebbe, secondo alcuni archeologi, il tempio greco.

L’arte micenea eccelle nell’oreficeria in particolare molto espressive sono le maschere funerarie d’oro lavorate magistralmente.

Altro campo fecondo è quello della ceramica che, come a Creta, presenta una serie innumerevole di statuine e idoli di terracotta ma in particolare i vasi con eleganti decorazioni dipinte a motivi naturalistici; è frequente il motivo della piovra dai lunghi e sinuosi tentacoli.

Le popolazioni di Creta e del Peloponneso conobbero la scrittura già dal 2° millennio a. C.; al periodo della scrittura in geroglifici (2000 – 1600 a.C.) succede quello di una scrittura a segni sillabici incisa su tavolette di argilla che costituivano gli archivi

Intorno al 1100 a. C. la potenza micenea declina, sopraffatta probabilmente dalle popolazioni provenienti dal Nord; la civiltà micenea e quella precedente di Creta, hanno ormai chiuso il loro ciclo quando Omero nella sua grande epopea ne esalta, a distanza di secoli, gli ultimi fasti ma, esse, continueranno a costituire un prototipo di civiltà e di creatività artistica che aprirà la strada alla grande civiltà greca e al mondo della classicità.

 

 

 

 

 

 

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