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Bergamotto

Nome scientifico: Cucurbita pepo

Famiglia: Cucurbitaceae

Origine: America meridionale

 

Le origini del Bergamotto (citrus x bergamia) non sono del tutto note; di sicuro si sa che esso è un agrume appartenente ai Citrus; il suo nome etimologicamente dovrebbe provenire da Bergamundi ovvero dalla lingua turca che tradotto significa “pero del signore” per la sua forma simile alla pera bergamotta.

L'albero del bergamotto ha un' altezza che può raggiungere i 3-4 metri ed è provvisto di una corona anch'essa pari alle dimensioni della sua altezza; i suoi fiori sono di colore bianco e molto profumati e le foglie carnose e lucide non cadono mai, nemmeno in inverno e ambedue rifioriscono a marzo dopo la stagione delle piogge.

Le dimensioni del suo frutto, sono una via di mezzo tra un arancio e un pompelmo mentre il suo colore è più intenso del pompelmo e meno di un limone; delle caratteristiche del pompelmo, ha la pelle sottile e liscia ma non è rotondo ma schiacciato ai poli.

Il suo colorito giallo potrebbe ricollegarlo a mutazioni genetiche inerenti il limone, arancia amara e limetta; ad alimentare ancora di più dubbi sulla sua origine genetica è la sua ubicazione.

Alcuni botanici come Poiteau e Russo, lo definiscono un agrume a se stante mentre altri lo ritengono una sottospecie derivante dall'arancio amaro (swingle).

Storicamente si narra che sia stato importato dalle Canarie grazie a Cristoforo Colombo; altre fonti dichiararono che già ai tempi del moro di Spagna, lo stesso moro vendette  per 18 scudi un ramo di bergamotto alla casata dei Valentino di Reggio Calabria i quali lo impiantarono su un arancio situato in zona Santa Caterina mentre altre dicono che il bergamotto provenga dalla Grecia, dalla Spagna e dalla Cina.

Non ci sono documenti che attestano l'attendibilità delle precedenti notizie, ad esempio tale agrume potrebbe venire dalla Calabria perché già nel XIV secolo si hanno notizie di un particolare agrume, il Limun pusillus calaber.

Il primo bergamotteto (piantagione di bergamotto) fu realizzato da Nicola Parisi nel 1750 nel fondo di Rada Giunchi (Reggio Calabria) di fronte all'area dove oggi è situato il Lido comunale “Genovese Zerbi”; il procedimento per estrarre l'essenza era molto semplice e consisteva nella spremitura manuale dell'agrume e successivamente nella raccolta grazie a concoline (recipienti) provviste di spugne naturali.

Nel 1844, Nicola Barillà mise su il primo impianto industrializzato per l'estrazione dell'olio dal bergamotto grazie alla macchina calabrese, uno strumento di sua invenzione che rispetto all'estrazione manuale, faceva risparmiare molto tempo e garantiva un prodotto di ottima qualità.

Per un chilo di essenza, servono circa 200 chili di agrumi e l'estensione dei terreni coltivati sono dell'ordine dei 1.500 ettari con una produzione media di 100.000 chili.

La pianta coltivata del bergamotto si ottiene tramite l'innesto di tre rami su un  porta innesto di arancio amaro dell'età di un anno.

Dopo due anni viene interrato dopo essere stato per un intero anno nel vaso; le fasi di innesto e interramento del successivo anno vengono svolte nel periodo di febbraio o settembre.

Il suo ciclo produttivo ha una durata di 25 anni, e intorno agli 8 anni ha il suo massimo culmine iniziando a dare frutti dopo i 3 anni di vita.

Ogni pianta può fornire fino ad un quintale di frutto se viene potata; a volte questa operazione viene svolta tagliando le cime in modo che i frutti crescano in basso in modo da essere riparati dagli agenti climatici come il forte vento e un sole insopportabile.

Il bergamotto ha un'ottima resistenza al sole e non sopporta gli sbalzi verso temperature molto basse e l'eccessiva o scarsa piovosità risultando molto suscettibile alla componente pioggia.

Il bergamotteto è così strutturato: ogni 4 metri nel terreno è posizionata una pianta di bergamotto e gli stessi alberi sono riparati grazie a pini molto alti che vengono piantati a protezione del bergamotteto in direzione del mare.

La zona di produzione del bergamotto è da considerarsi essenzialmente circoscritta  a Reggio Calabria (nella parte ionica) a tal punto di essere diventata il simbolo del bergamotto in Italia e nel mondo.

L'area adibita alla coltivazione del bergamotto si estende per circa 150 km lungo la punta dello stivale della penisola calabra; è situata sopra lo stretto di Messina ed è vicinissima al mare (2 km).

Sulle cartine climatiche la zona viene descritta a “temperatura tropicale umida” soggetta all'azione di venti forti ma non eccessivamente violenti, di estati torride prive di pioggia e primavere e autunni piovosi ed inverni caratterizzati da temperature poco superiori ai 10°C.

Però la prevalenza del clima è orientata verso giorni ricchi di sole con circa 300 giorni all'anno privi di nuvole e piogge.

Si può affermare che il bergamotto trova il suo habitat naturale in questa zona perché in nessun'altra parte del mondo la coltivazione a bergamotteti produce una vasta quantità di agrumi.

Ad esempio, esistono beragamotteti anche in Brasile, Argentina e Costa D'Avorio ma la qualità ottenuta non è lontanamente comparabile con quella che si ricava dalle piante che si trovano sul suolo calabro.

Esistono 3 varietà di coltivazione del bergamotto: fantastico, femminello, castagnaro.

Dal bergamotto si ottengono, la polpa, il frutto, l'olio e il succo; il frutto per intero non viene venduto ma utilizzato per ottenere da esso l'essenza e si trova solo da novembre a marzo presso i contadini.

L'agrume del bergamotto ha un utilizzo simile al conosciuto limone, infatti può essere messo nel tè o essere spremuto come un'arancia per ottenere bicchieri di ottime bevande.

La naringina, conferisce al frutto, un sapore amaro ed è un ottimo limitatore per il tasso del colesterolo; la quantità di acido citrico, presente nel frutto, pari a 66 g/l ha conferito al succo del bergamotto il titolo di fonte naturale di acido citrico.

Il prodotto di maggior prestigio ottenibile dal bergamotto è l'olio essenziale che si ricava dalla buccia e dai fiori delle foglie e dai piccoli rami della pianta.

 

 

 

 

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