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LA STORIA SERIA E SEMISERIA DEGLI OBELISCHI DI ROMA

Obelisco di Ramesse II a Roma in Piazza del PopoloSono monumenti monolitici commemorativi dell'antico Egitto dalla caratteristica forma quadrangolare, allungata e sottile, terminante, il più delle volte, con una punta piramidale, molto spesso dorata per riflettere i raggi del sole.

Tale imponenza si scontra con il valore che gli antichi Greci attribuivano al termine obelisco da loro stessi inventato: obelos, in greco antico, vuol dire spiedo e obeliskos è il suo diminutivo che significa letteralmente punta, piccolo spiedo, spiedino; un termine un po’ canzonatorio per queste strutture che, puntando verso il cielo, incorporavano la magnificazione del potere.

Per gli Egizi erano un simbolo religioso, di divinità; per i Romani erano un simbolo di potere, di supremazia, di vittoria; per il Rinascimento un elemento espressivo di arte e di architettura tanto che le attuali sistemazioni risalgono, in gran parte, al XVI secolo, ed in particolare al Papa Sisto V che, per restituire agli obelischi l'antico significato d’imponenza, li fece innalzare agli incroci delle nuove strade del suo piano regolatore, realizzato dall'architetto Domenico Fontana.

Gli obelischi erano lavorati nella cava su tre lati; il quarto si distaccava dalla roccia mediante l’utilizzo di cunei lignei inseriti in fori distanti fra loro in misura minima; sul luogo stesso s’incidevano le iscrizioni; si trasportavano, poi, per via fiume.

Un viaggio ad Assuan ci rende testimoni di questa tecnica; infatti, incompiuto giace, ancora, nella cava, un obelisco di 41,75 metri ma, il più alto obelisco non è giunto fino a noi, ci è noto solamente da testimonianze provenienti da antiche iscrizioni: lo realizzò il faraone Tutmosi III ed era alto ben 57 metri.

Gli obelischi che i faraoni innalzavano in genere a coppia all'ingresso dei templi, portavano incisa sulle quattro facciate la iscrizione con i titoli del protocollo, gli epiteti sovrani, la dedica alle divinità, il cartiglio del faraone, cosa, questa, che ne ha consentito la datazione; erano costruiti per avere la protezione divina e la forza del Dio Sole, a volte anche per ringraziarlo di una vittoria.

Erodoto li riteneva dei veri e propri simboli del sole ed erano, quindi, l'espressione del potere, significato, questo, che non sfuggì agli Imperatori romani che li vollero portare a Roma come simbolo della grandezza del loro Impero.

Tale importanza continuò fino all’inizio del medioevo quando, come d’improvviso, cominciò a vedersi in essi la presenza del demonio perché erano riusciti a sopravvivere a tutto, ai terremoti, alla fine dell’Impero romano, ai saccheggi, alle alluvioni ed erano ancora lì; si decise, allora, di abbatterli con ogni mezzo, con il fuoco, con i picconi e così scomparvero dalla storia.

Furono ritrovati solo nel Rinascimento, sotto diversi metri cubi di terra e i Papi di allora decisero di innalzarli in una Roma in piena rinascita e ritornarono ad essere dei capolavori di architettura.

Una passeggiata a Roma consente di ammirare tutta la loro autorevolezza; il più alto è quello che troneggia in Piazza San Giovanni in Laterano; è imponente ed esalta tutta la potenza del Faraone che lo commissionò: Tutmosi III; è alto 32,18 metri ed ha una base di tre metri per lato con un peso di 340 tonnellate; il basamento e la croce misurano 15 metri di altezza perciò l'altezza complessiva del monumento è di oltre 47 metri; è in granito rosso, pregiatissimo e utilizzato, all’epoca, solo per l’esaltazione della grandiosità.

Questo obelisco è anche il più antico di Roma, fu innalzato nel XV secolo a.C. ma fu portato a Roma da Tebe nel IV secolo d.C. per adornare la spina del Circo Massimo.

Il secondo per altezza - 23,20 metri – è l’obelisco che si trova a piazza San Pietro; lo portò a Roma da Eliopoli l'imperatore Caligola. Dovette usare una nave gigantesca fatta costruire appositamente che, poi, l'Imperatore Claudio utilizzò come isola artificiale quando costruì il suo porto di Ostia facendola trainare al largo per riempirla di calcestruzzo affinché affondasse per erigervi sopra il faro.

Su questo obelisco sono nate molte leggende popolari: si affermava che la originaria sfera – un globo bronzeo - contenesse le ceneri di Giulio Cesare e che la croce che sormontava l’emblema della Famiglia Chigi che Papa Sisto V fece sistemare sulla sommità al posto del globo, contenesse una reliquia, un frammento della croce di Gesù; nella Roma papalina, poi, si pensava che chi fosse riuscito a passare sotto l'obelisco, tra i leoni, avrebbe ottenuto la remissione dei peccati; pittoresche e simpatiche fantasie popolari!

L’obelisco di piazza San Pietro è un obelisco del tutto particolare: non è coperto da iscrizioni egizie, e nemmeno da geroglifici perché è stato realizzato dagli antichi romani, mentre erano in Egitto, su commissione dell’Imperatore Caligola.

Intorno all’obelisco ci sono sedici pietre ovali - sostituite nell’estate del 1968 perché quelle vecchie erano ormai consunte dal calpestio di milioni di turisti - che sono gli elementi di una grande Rosa dei Venti che corre intorno al monumento. C’è, poi, una fila di pietre tonde, tuttora illeggibili: ognuna recava inciso un segno zodiacale e l’obelisco fa da gnomone segnando, con l’ombra, i movimenti del sole nello Zodiaco.

L'obelisco che oggi si trova in Piazza del Popolo è il secondo per antichità fra gli obelischi di Roma - insieme al basamento supera i 36 metri - fu fatto costruire da uno dei più potenti e famosi Faraoni, Ramesse II e fu innalzato ad Eliopoli più di tremila anni fa e poi portato a Roma da Augusto dieci anni prima della nascita di Cristo e sistemato sulla spina del Circo Massimo: un luogo di grande audience che accoglieva quasi quattrocentomila persone che potevano glorificare la potenza dell’Imperatore ed ammirare l’imponenza del monumento intorno al quale, per oltre cinque secoli, si sarebbero svolte le corse delle bighe.

Un altro obelisco ricco di storia è quello di Montecitorio e che proviene da Eliopoli: risale all'età di Psammetico II - 594/588 a.C. - e si trova davanti alla Camera dei Deputati; fu portato da Augusto con lo scopo di farne uno gnomone, cioè l'asta di una gigantesca meridiana larga circa 110 metri da destra a sinistra e 60 metri circa dal basso all'alto che si estendeva in Campo Marzio: una immensa piazza tutta coperta con lastre di travertino contenente una complessa serie di tacche di bronzo con scritte e segni zodiacali; frammenti di questi materiali sono stati trovati proprio sotto i palazzi viciniori.

Qui, l’obelisco funzionava come una meridiana posta in modo da far cadere la propria ombra nel centro esatto dell’Ara Pacis nel giorno del compleanno dell’Imperatore Augusto.

Scrive Plinio, già trent'anni dopo la sua posa, che questo grande orologio non segnava l'ora esatta "... salvo che non fosse la terra a spostarsi o, fosse il sole che avesse mutato il suo corso...? Allusioni sarcastiche o… inquietanti?

Precisione a parte, l’obelisco fu sistemato davanti a Montecitorio nel 1789 e la sua altezza è di 22 metri senza il basamento; venne aggiunto, alla sommità, un globo bronzeo forato nel centro in modo che il raggio di luce che fosse passato attraverso il foro si sarebbe posato sopra le varie tacche infisse sul pavimento della piazza per ricreare il presupposto della meridiana.

Questa nuova destinazione - nonostante il non buon funzionamento - costituì il "centro astronomico” di Roma... e quindi del mondo essendo “Roma caput mundi".

Oggi tutta l'Italia regola l'orologio sull'ora di Roma.

La lingua tagliente e maliziosamente sferzante di Pasquino correggerebbe:"... oggi tutta l'Italia regola l'orologio sull'ora di Montecitorio..."

Ricco di allegorie è l'obelisco che si trova a piazza della Minerva, proveniente da Sais ed è del VI secolo a.C. è appoggiato sopra un elefantino; l’idea fu di Bernini che voleva condensare la forza, lo spirito che bisogna avere per riuscire a sorreggere il peso della saggezza ma, nella fantasia popolare, quest'opera doveva avere tutt’altra lettura: voleva significare tutto il peso delle critiche, delle pressioni e degli amari bocconi che il Bernini aveva dovuto sopportare negli anni della sua vita e non è un caso che l’elefantino porga le terga proprio al Collegio dei Domenicani.

Sempre il Bernini sistemò un altro obelisco adottando un’originale soluzione decorativa: su una base di rocce, inserito nella Fontana dei Fiumi, è l'obelisco di Piazza Navona che fu voluto a Roma da Domiziano su imitazione degli obelischi egiziani - sono imitazioni anche i geroglifici - forse per glorificare la splendida piazza ellittica che, al suo tempo, era un celebre circo dove correvano le bighe (ancora oggi la piazza mantiene la sagoma del circo poiché i palazzi sono costruiti sui resti delle arcate del circo medesimo). Le malelingue del tempo addussero come circostanza celebrativa la numerosa presenza di lupanari; voce di popolo, voce di Dio?

Anche l'Imperatore Adriano volle il suo obelisco, è quello che si trova al Pincio, ma, a differenza degli altri non rappresenta il simbolo del potere dell'Impero ma un onore dedicato a un fanciullo: Antinoo che, morto prematuramente in un incidente, seppe allietare con le sue grazie e la sua leggiadria la complessa vita di un Imperatore.

Un’imitazione di età imperiale è quello che si trova a Trinità dei Monti e proviene dai ruderi degli Horti Sallustiani; è relativamente piccolo ma felicemente armonizzato con lo spazio circostante, così da non sembrare troppo ingombrante; non ha assolutamente nulla di egiziano, essendo un'opera romana di età imperiale posata davanti alla Chiesa di Trinità dei Monti per volere del Papa Pio VI.

L'obelisco di Santa Maria Maggiore è il gemello di quello più tardi eretto in piazza del Quirinale; l'uno e l'altro provengono dal mausoleo di Augusto nell’antico Campo Marzio.

Lo sistemò davanti alla Basilica l'architetto Domenico Fontana nel XVI secolo su incarico del Papa Sisto V.

In ognuno di questi obelischi c'è una storia millenaria che risale all'inizio della civiltà ma anche in tempi moderni, anzi recentissimi, né è stato eretto uno ed è quello che si trova di fronte allo stadio olimpico per volere di Mussolini.

Dietro questo monumento, che ormai fa parte della nostra storia recente, c'è stato un lavoro pesante perché composto di due blocchi sovrapposti che sono stati scavati nelle cave di Carrara e, come nell'antichità, trasportati su slitte e poi imbarcati su navi speciali che hanno dovuto attendere la piena del Tevere per poter risalire il fiume e consentire il definitivo lavoro di innalzamento.

Il significato degli obelischi ha affascinato anche i paesi stranieri con una vera e propria gara fra le capitali europee: a Londra fu posato un colossale obelisco che si dice fosse l'obelisco di Cleopatra; fu innalzato nel 1877 lungo le rive del Tamigi.

Anche Parigi volle il suo obelisco era quello di Luxor in Egitto; fu realizzato per ordine di Ramesse II più di tremila anni fa ed è alto più di 19 metri; questo obelisco non era solo, ce n’è un altro gemello che è rimasto in Egitto. Quello di Parigi lo regalò alla Francia Mohamed Alì Pascià nel 1819 insieme con una serie di statue di Ramesse II che oggi si trovano al Louvre.

Fu innalzato nello stesso anno in piena Place de la Concorde nel Bois de Vincennes ed è diventato un punto di riferimento di tutti i parigini.

Ma anche gli americani non potevano essere da meno e vollero il loro obelisco; ci riuscirono a portarne uno che innalzarono al Central Park nel 1889, ma questo obelisco ha una storia curiosa: fu eretto almeno tre volte nella storia; inizialmente svettava in Egitto quale simbolo di potere poi, quando i Romani occuparono l’Egitto, fu tirato giù e trasportato fino ad Alessandria d’Egitto dove lo innalzarono e, infine, gli americani lo portarono dall'altra parte dell'oceano.

A Roma esistono altri obelischi meno ricchi di storia e non monolitici ma che esercitano ugualmente l’attrattiva di guardarci dall’alto in basso e la presunzione di poter toccare il cielo.

Diana Onni 

 

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