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CATERINA DE’ MEDICI

Nella seconda metà del XVI secolo la Francia ha avuto la guida di una grande donna italiana, che amministrerà lo Stato transalpino nel trambusto delle guerre di religione. Un suo meritò è senza dubbio il fatto che il Paese uscirà dalla situazione senza aver tardato troppo nella sua crescita all’interno della politica europea. La donna di cui stiamo parlando è Caterina de’ Medici.

Caterina, rimasta orfana giovanissima, fu costretta a sostenere fin da piccola i vari cambiamenti che i piccoli e turbolenti regni italici causavano nella vita delle fanciulli delle famiglie nobili. Sballottata come merce di scambio, finì il suo peregrinare quando il papa Clemente VII, suo parente, decise che Caterina sarebbe andata in moglie al futuro Enrico II di Valois, figlio del re di Francia.

Il matrimonio avvenne nel 1533, quando il marito era ancora il secondogenito del sovrano e non ancora erede al trono di Francia. La morte del primogenito del Re Francesco I, portò Enrico a divenire “delfino di Francia”, e Caterina di conseguenza la futura regina.

La de’Medici divenne prima sovrana consorte, successivamente, alla morte del marito, avvenuta nel 1559, seguita dopo breve tempo dalla scomparsa del suo figlio primogenito, Francesco II, divenne sovrana reggente in attesa del raggiungimento della maggiore età di Carlo IX, suo figlio, ed erede al trono di Francia.

Nel periodo di regno di Enrico II uno dei più importanti gesti politici della regina fu quello dell’impegno nel discorso di fronte al Consiglio di Parigi, con lo scopo di ottenere fondi per la guerra che il marito stava combattendo contro l’imperatore austriaco Carlo V. Enrico in realtà desiderava governare senza troppe intrusioni della consorte.

Alla scomparsa di Enrico II, avvenuta nel 1559 la Francia era ancora debole e scossa dalla lunga guerra franco- asburgica, conclusasi poco tempo prima della dipartita del re con la pace di Cateau - Cambresis, dove il sovrano francese rinunciò ai suoi possedimenti italiani a favore degli Spagnoli, guadagnando in compenso i territori di Metz, Toul e Verdun.

Appena divenuta regina madre, ovvero la madre del sovrano in carica, Caterina assunse in pratica la guida politica dello Stato francese, dimostrando una grande abilità diplomatica nel tenere il Paese in relativa tranquillità, nonostante le grandi turbolenze in tema di religione che attraversavano l’intera Europa, e difendendo da parenti più o meno vicini ingolositi dalla prospettiva di impadronirsi della corona francese, ciò che secondo Caterina era l’eredita che sarebbe spettata ai propri figli.

Nelle lotte di religione che si tennero in Francia tra Ugonotti (seguaci della riforma calvinista) e cattolici, la sovrana inizialmente cercò di mantenere un certo distacco, arrivando, nel 1563, a promulgare un editto di tolleranza ad Amboise, concedendo di fatto la libertà di culto a qualsiasi religione. In questa maniera pensava di poter tenere a bada tutti i suoi sudditi, cercando di trovare un nuovo senso di unità nazionale non più nel credo religioso ma nella figura del re, suo figlio Carlo IX.

Oltre a ciò Caterina diede in moglie al duca di Navarra e capo della fazione ugonotta, Enrico di Borbone, sua figlia Margherita, in maniera da tenere il più legati possibile alla corona anche i suoi avversari.

Malgrado i suoi sforzi per pacificare il Paese, quando la sovrana scoprì che gli ugonotti e il suo capo Coligny cercarono di influenzare il futuro sovrano, il figlio Carlo IX in modo da ribaltare la situazione politica in loro favore, Caterina fu una tra le promotrici della notte di San Bartolomeo, avvenuta nel 1572, ad agosto, a pochi giorni dalle nozze tra il Borbone e Margherita. In quell’occasione la fazione ugonotta fu fatta quasi completamente sparire.

Nel 1574 anche Carlo IX passò a miglior vita. A succedergli, grazie alla buona diplomazia della madre, fu il fratello del sovrano defunto, Enrico III, già re di Polonia. Questi, nonostante il trono procuratigli, decise di governare senza la collaborazione della madre, che così fu sempre meno importante nella vita politica francese.

Caterina morì all’inizio del 1589. Fu seguita a breve giro di posta dal figlio Enrico, ponendo fine alla dinastia dei Valois in Francia, quella stessa dinastia che la regina madre aveva cercato di difendere a tutti i costi. In realtà una parte della sua famiglia continuò a regnare in Francia, in quanto al trono salì suo genero, Enrico di Borbone.

Neanche da morta Caterina poté riposare in pace: infatti le sue spoglie, inizialmente rifiutate dai parigini, giunsero nella tomba reale solo nel 1610. Lì vi restarono poco più di un secolo e mezzo. Infatti, in piena rivoluzione francese, alcuni parigini profanarono la cosiddetta “Cappella dei re” della chiesa di Saint Denis, gettando ciò che restava dei re francesi in una fossa comune.

Caterina non fu importante solo da un punto di vista politico per la Francia, ma si impegnò anche in un rinnovamento della gastronomia e dell’arte francese fungendo da mecenate. Il periodo più prolifico per questo suo impegno fu soprattutto durante i primi tempi del suo soggiorno parigino, Era infatti tenuta in alta considerazione dal suocero. il re Francesco I. Questi concesse alla donna molti fondi in denaro da destinare alla costruzione di nuove opere d’arte o all’acquisto di alcune già esistenti per arricchire la corte francese.

Anche durante il regno del marito Caterina, che fu tenuta il più possibile lontana dagli affari di corte, continuò dunque la sua opera da mecenata.

Molte delle acquisizioni fatte da Caterina de’Medici per il regno di Francia entreranno successivamente a far parte della collezione del Louvres.

In questo periodo di lontananza dalla scena politica, inoltre, la de’Medici diede un nuovo impulso alla cucina d’Oltralpe invitando a corte molti cuochi fiorentini che modificarono i gusti francesi.

Caterina importò anche dalla sua patria l’utilizzo delle posate a tavola durante i pasti per portarsi il cibo alla bocca.

 

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