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Opere

Il Barbiere di Siviglia

Il barbiere di Siviglia è un'opera di Gioacchino Rossini su libretto di Cesare Stermini tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais.

Titolo originale è Almaviva, o sia l'inutile precauzione. Il libretto era stato già musicato l'anno prima da Francesco Morlacchi Prima di lui, Giovanni Paisiello aveva messo in scena il suo Barbiere di Siviglia# nel 1872.

La prima rappresentazione ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma e terminò fra i fischi. A provocarli sarebbero stati gli impresari di un teatro concorrente, il Teatro Valle; secondo altri, la colpa fu di alcuni seguaci di Paisiello e della sua versione dell'opera. Il solo annuncio che Rossini stava preparando una nuova versione del Barbiere di Siviglia aveva suscitato non poche polemiche, anche in considerazione del fatto che all'epoca Paisiello era ancora vivo.

Il fiasco della prima fu però riscattato immediatamente dal successo delle repliche e l'opera di Rossini finì presto per oscurare la precedente versione di Paisiello.

La scena si svolge a Siviglia. Il Conte Almaviva è follemente innamorato di Rosina, la pupilla del Dottor Bartolo; costui conta di sposarla, perciò la tiene segregata. Al termine della serenata che il Conte canta sotto il balcone della sua bella (Ecco ridente in cielo/spunta la bell’aurora) arriva Figaro, barbiere di Bartolo, uomo astuto e gioioso, che canta a squarciagola (Largo al factotum della città).

Almaviva mette al corrente Figaro sulla ragione della sua presenza in quel luogo ed il desiderio di riuscire ad entrare nella casa. Scoperto che il barbiere ha facile accesso alla città, il Conte lo convince ad accettare di aiutarlo dietro il pagamento di una forte somma di denaro (All’idea di quel metallo /portentoso, onnipossente/un vulcano la mia mente/già comincia a diventar, sì). La mente di Figaro è già al lavoro. Fa cantare al Conte un’altra serenata dove costui si fa passare per Lindoro, giovane squattrinato, al fine di evitare un amore “interessato” da parte della giovane. Rosina è al balcone, affascinata dal canto proveniente dal cortile ma, uditi dei passi, è costretta a rientrare in casa. Chiusa in camera ha tra le mani una lettera che vorrebbe far recapitare all’uomo, dalla cui voce melodiosa è rimasta incantata (Una voce poco fa /qui nel cor mi risuonò) …da Figaro, naturalmente. Mentre i due confabulano, arrivano Bartolo e Basilio, professore di canto di Rosina, il quale informa il padrone di casa che il Conte di Almaviva è giunto a Siviglia, e consiglia a Bartolo, che vuole concludere al più presto il contratto di matrimonio, di ricorrere alla calunnia per scoraggiare Lindoro (La calunnia è un venticello).

Figaro, che di nascosto ha udito la conversazione, rivela tutto a Rosina e fa in modo che incontri Lindoro, che s’introduce in casa fingendosi un soldato ubriaco e riesce a scambiare un biglietto con la ragazza.

Successivamente Almaviva riesce a reintrodursi in casa come maestro di Bartolo col pretesto di sostituire Basilio ammalato. Figaro, intanto, arrivato col pretesto di radere Bartolo, riesce a sottrargli le chiavi del balcone dov’è rinchiusa Rosina. Dopo altre peripezie, con uno stratagemma, e con la complicità forzata di Basilio, Figaro riesce a far celebrare il matrimonio tra il Conte d’Almaviva e Rosina (Di sì felice innesto/ serbiam memoria eterna), e quando Bartolo arriva non può fare altro che unirsi al coro di gioia (amor e fede eterna/si vegga in voi regnar) e benedire gli sposi.

Fonte: Tratto dal comunicato dell'Addetto Stampa del Comune di Salerno in occasione dell'evento di sabato 8 maggio 2010 tenuto nel teatro Verdi.