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CAPAREZZA

È stata l’onnipresente tormentone dell’estate tanto da arrivare a squillare come suoneria di un cellulare, magari cantata in cinese. “Fuori dal tunnel” è sicuramente la canzone più conosciuta di Caparezza, al secolo Michele Salvemini da Molfetta. Altra caratteristica assai nota, la folta capigliatura riccioluta, “capa rezza” in molfettese vuol dire testa riccia. E dopo tanto successo con una canzone contro la cultura del divertimento ma che è servita a far divertire, Caparezza si è seppellito per un anno, nessuna apparizione pubblica per scrivere nuove canzoni che mai sembravano abbastanza buone.

E adesso eccolo di nuovo sulle scene, “Habemus Capa”, come intitola, ma potremmo dire annuncia al mondo, il suo nuovo album uscito pochi mesi fa e già un altro successo di pubblico. Si tratta di un "disco postumo di un cantante ancora in vita" e può essere considerata la sua seconda “resurrezione”. Infatti Michele Salvemini, giovane musicista pugliese, vive un percorso artistico assai travagliato che lo porta ad attraversare diversi generi musicali, tra loro molto differenti, lasciandosi alle spalle polemiche e malumori. Inizia con il rap e con il nome di Miki Mix: ottiene un passaggio sul palco di Sanremo Giovani nel 1996 con “E La Notte Se Ne Va”, pubblica l’album “La Mia Buona Stella”, conduce un programma musicale ma rapidamente sparisce dalle scene. Sulle quali riappare con canzoni che sembrano prendere le distanze dall’ansia del fare sempre e comunque che distingue il nostro tempo. Musica impegnata? Risponde il Capa: “non faccio hip hop, faccio rap alla mia maniera. Non è vecchia o nuova scuola, è la mia scuola e ci sono solo io.” E chi altri potrebbe presentarsi in molte vesti e personaggi diversi per un disco che nasce come un ipotetico viaggio dantesco agli inferi ma che diventa un ironico ritratto di una società in cui tutto va bene come nei romanzi di Giuseppe Montesano?

“Tutti i brani, spiega Caparezza, compongono un viaggio che parte dalla mia morte (per ora presunta) e termina col mio ritorno in vita (presunto anch'esso). In tutti i brani interpreto vari personaggi posseduti dal mio spirito che viaggia alla ricerca del corpo perduto, per cui sono uno spietato broker in "Titoli", un pugliese che vuole diventare “verdano” (un leghista) in "Inno verdano", una badante pazza che tenta di tenere sveglio un bimbo attraverso una nenia al contrario che ha come titolo "Ninna nanna di Mazzaro'", eccetera. L'album parte con la mia cerimonia funebre “Annunciatemi al pubblico” che prende spunto dall'ultima frase di "Verità Supposte" (album del 2003), "Mamma quanti dischi venderanno se mi spengo…", e termina col ritrovamento di me stesso “Habemus Capa”. “Torna Catalessi” è un brano che auspica il ritorno di uno stato di immobilità contro il dinamismo di un progresso arrivista, mentre ne “La Mia parte intollerante” sono un adolescente strano in una classe di adolescenti normali, verso i quali provo una costruttiva intolleranza.”

Ma Caparezza fa ancora di più e in questo momento storico che viviamo come un caos totale, in cui “si demonizzano religioni e civiltà, si torna agli slogan, ottimi presupposti per l’odio politico” suggerisce un incontro diretto con la realtà anche quella più crudelmente storica: “All’inizio dell’anno i ragazzi dell’organizzazione Terra del Fuoco mi hanno invitato ad andare a Auschwitz con il “Treno della memoria”. Quando sono tornato ho visto gli striscioni razzisti negli stadi. Piuttosto che insegnare le tre “i”, le tre “u”, le tre “o” della scuola, allora propongo: un bel viaggio a Auschwitz obbligatorio.”

Anche questa è un’andata e ritorno dall’inferno ma con minor ironia di quella che ci offre il cantante Caparezza.

fonte: comunicato stampa ricevuto da LR Comunicazione in occasione della 4° Edizione del TUSCAN SUN FESTIVAL di CORTONA