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LUDWIG VAN BEETHOVEN

Ludwig Van Beethoven fu uno tra i maggiori musicisti del mondo a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. Fu uno tra le guide principali per effettuare il passaggio dalla musica settecentesca a quella romantica.

Nato a Bonn nel 1770 da una famiglia di cantori fiamminghi, il piccolo Ludwig non ebbe la possibilità di fare molti studi a casa per quanto riguarda la cultura generale, ma sulla musica ebbe una formazione importante, suo padre, infatti, sperava di fare del figlio un “enfant prodige” come era avvenuto per il piccolo Mozart.

Dotato di un intelligenza vivace che gli consentirà di proseguire sia gli studi musicali che quelli di cultura, fin da giovanissimo Ludwig inizia ad essere riconosciuto come un talento da sgrezzare, non un bambino – genio della musica.

Il talento consente al musicista tedesco di giungere, neanche ventenne, a Vienna per divenire violinista nell’orchestra di corte.

Nonostante nel 1792 rimanga orfano di entrambi i genitori, Beethoven gode di una fama tale da poter tranquillamente proseguire il suo iter formativo musicale senza subire alcun problema finanziario. Lo troviamo infatti al seguito di grandi musicisti come Haydn e Salieri.

Ormai è un talento apprezzato in tutta la capitale dell’impero asburgico, ricercato ed apprezzato dai ricchi e potenti del regno.

A complicare la carriera di Beethoven è una sordità precoce, che lentamente trascina l’artista in un isolamento dal resto del mondo, aumentando la fama dell’artista dal carattere scontroso.

Se consideriamo l’inizio del periodo peggiore dell’esistenza di Beethoven l’anno 1802, quando l’artista scrive il cosiddetto “Testamento di Heiligenstadt”, dove dichiara la sua sempre crescente sordità ai fratelli e la data della sua morte, il 1827, possiamo dire che il musicista tedesco ha composto nonostante sempre maggiori difficoltà uditive per ben 25 anni. Anzi, alcuni tra i suoi capolavori risalgono proprio a questo periodo.

Da un punto di vista stilistico, volendo seguire la descrizione proposta dallo studioso di musica Wilhem von Lenz, accettata ancora oggi, dobbiamo dividere in tre periodi la carriera di Beethoven: inizialmente il musicista tedesco tenda a seguire lo stile formale settecentesco di Haydn successivamente, successivamente, nel tentativo di trovare la propria visione musicale, Beethoven inizia ad attraversare una fase sperimentale fatta anche di scelte coraggiose, per passare infine ad una maturità musicale in cui notiamo il distacco dalla musica del settecento per approdare a forme musicali più libere ma ricche di un “calore” musicale, dove lo stile viene sottomesso alla passione artistica.

La produzione di Beethoven comprende più di cento opere distribuite tra capolavori ed opere più mediocri, queste ultime realizzate probabilmente solo su commissione e non attraverso un vero sentimento dell’autore. Il musicista tedesco ha scritto generi diversi di musica e lavorato anche per strumenti differente, spaziando dalle messe alle ouvertures, dalla musica per pianoforte a quella da orchestra.

Il capolavoro di Beethoven è senza ombra di dubbio la Nona sinfonia, nella quale raggiunge una commistione tra musica strumentale e cantata, inserendo nell’ultimo tempo dell’opera una parte del coro che eseguiva il testo dell’inno alla gioia. La nona sinfonia fu, per molti anni, un vero testo di riferimento per tutti gli autori di musica successivi all’artista tedesco, in modo particolare fu un lavoro particolarmente apprezzato dagli artisti post romantici.

Ancora oggi il quarto movimento di questa opera occupa un ruolo importante nella nostra società, infatti è stato scelto come l’inno ufficiale dell’Unione Europea.

Beethoven, con il suo spirito innovativo ha trovato spazio anche sui fumetti moderni: infatti viene rappresentato come l’idolo del piccolo pianista Schroeder, nei Peanuts di Schulz.

Al momento della stesura di questa informativa, nell’aprile 2010 la sua casa natale, la Beethoven-Haus a Bonn, è uno spazio museale.