MUSICA E MUSICISTI rubrica di  CORRERENELVERDEONLINE




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Musicisti, cantanti, compositori, gruppi, interviste

NIDI D’ARAC

SANDRO MELE INTERVISTA ALESSANDRO COPPOLA

Come nasce la vostra musica?

Nella maggior parte dei casi i testi sono scritti da me o altri compositori salentini, in particolare da Gianni De Santis (figlio del noto poeta Giuseppe De Santis n.d.r.) del gruppo Avleddha.

Vivo da molto tempo a Roma; qui ho avuto, e continuo ad avere, molte possibilità di confronto con musiche e musicisti di diverse culture. Mi piace prendere spunto dal dub o dall’elettronica del Nord Europa; ascolto volentieri il rock degli anni ’70, i Massive Attack, Tricki, i Chemical Brothers, Asian Dub Foundation, Prodigy e molti altri ancora. A tutto questo ricco bagaglio di stimoli sonori e musicali unisco il mio gusto salentino e la cultura che mi ha generato e che continua a stimolarmi.

Apprezzo il lavoro di alcuni illustri colleghi, come ad esempio Gianni De Santis, uno dei pochi che scrive e pensa in griko, regalando autentiche poesie senza nessun compromesso con le mode o le necessità dello spettacolo fine a se stesso.

Non crediamo nelle contaminazioni, perché la musica è sempre frutto di incontri, di contaminazioni tra culture differenti; basti pensare che, la pizzica salentina, è frutto dell’incontro tra le tarantelle diffuse nelle corti napoletane del ‘700 e il sostrato greco-bizantino radicato nel Salento. Anche l’uso di certi strumenti è frutto di scambi culturali, di contaminazioni: il violino, nella musica popolare salentina, riprende ed adatta i suoni del mandolino.

Da diversi anni, sembra che il Salento abbia un forte bisogno di recuperare le proprie tradizioni musicali e culturali: quali sono, secondo lei, i motivi di questa riscoperta?

Io credo che la tradizione musicale salentina, soprattutto quella della "pizzica", abbia subito un processo di negazione in un preciso periodo storico; durante l’evoluzione industriale - che in Puglia è arrivata piuttosto tardi – i nostri genitori hanno rifiutato e rinnegato il mondo rurale e la cultura ad esso legata per creare nuovi valori e riscattarsi da una condizione di malessere e miseria. Le nuove generazioni constatano, nell’attualità dei nostri giorni, il senso d’appartenenza ad una cultura forte e ricca; molti giovani preferiscono cercare valori e modelli culturali nelle proprie radici piuttosto che nella vacuità del presente. Viviamo ormai nel benessere comune, la miseria è solo un fantasma, un racconto dei nostri genitori; molti di noi scoprono che il tempo e il consumismo non sono riusciti a cancellare i sogni, le emozioni e i sottili incanti di una ricca cultura.

Credo che sia necessario ringraziare le persone che, negli anni ’70, hanno recuperato le tradizioni salentine liberandole dall’ingiusto velo della vergogna e del pregiudizio.

Il festival "La Notte della Taranta" rappresenta la più ampia cassa di risonanza della cultura salentina: cosa pensa in merito all’evento?

Abbiamo partecipato a diverse edizioni del festival e del concerto finale; nel 2000, con Gianluca Milanesi, abbiamo unito video installazioni e musica per dar vita ad uno spettacolo di video live.

A mio avviso il festival dovrebbe crescere, aprirsi a nuove sperimentazioni e trovare un gusto degli arrangiamenti nuovo.

Ognuno di noi può esprimere liberamente il proprio gusto, possiamo accettare e discutere ogni scelta personale, ma abbiamo l’obbligo di conoscere ed interpretare correttamente le strutture caratterizzanti d’ogni linguaggio musicale. Per fare un discorso coerente sulla musica salentina, mettiamo in evidenza alcuni principi (ad esempio, il ritmo semplice e ciclico e la melodia senza contrappunto), poi diamo libero sfogo ad ogni sperimentazione possibile! Non sarebbe più fruttuoso unire alcuni esempi della medesima cultura (penso alle poesie di Giuseppe De Santis e alla musica salentina) piuttosto che forzare l’incontro tra la "Divina Commedia" e la musica di "Pizzicarella"?

Non amo la polemica gratuita, ma voglio ricordare alla produzione artistica del festival che tutti gli artisti devono essere trattati come ospiti, non solo quelli che partecipano al concerto finale!