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Alien 3

Titolo originale: Alien 3

Paese: USA

Anno: 1992

Durata: 114 minuti

Genere: azione, fanta-horror, thriller

Regia: David Fincher

Soggetto: Dan O'Bannon, Ronald Shusett

Sceneggiatura: David Giler, Walter Hill

Interpreti e personaggi: Sigourney Weaver: Ellen Ripley, Charles S. Dutton: Dillon, Charles Dance: Clemens, Paul McGann: Golic, Brian Glover: Andrews, Ralph Brown: Aaron, Daniel Webb: Morse, Christopher John Fields: Rains, Holt McCallany: Junior, Lance Henriksen: Bishop II, Christopher Fairbank: Murphy, Carl Chase: Murphy, Leon Herbert: Boggs, Vincenzo Nicoli: Jude, Pete Postlethwaite: David, Paul Brennen: Troy, Peter Guinness: Gregor, Dhobi Oparei: Arthur, Philip Davis: Kevin, Niall Buggy: Eric, Hi Ching: Company Man, Danielle Edmond: Newt,

Doppiatori italiani: Ada Maria Serra Zanetti: Ellen Ripley, Vittorio Di Prima: Dillon, Gianni Giuliano: Clemens, Glauco Onorato: Andrews, Fabrizio Pucci: Aaron, Tonino Accolla: Morse, Rodolfo Bianchi: Bishop II, Angelo Nicotra: David

Fotografia: Alex Thomson

Montaggio: Terry Rawlings

David Crowther (Special Assembly Cut Edition 2003)

Effetti speciali: Richard Edlund, George Gibbs, Alec Gillis, Tom Woodruff

Musiche: Elliot Goldenthal

Scenografia: Belinda Edwards

 

Scampati dalle creature aliene presenti sulla luna LV426, Ellen Ripley, l'androide Bishop, la piccola Newt e il caporale Hicks sono conservati nei tubi criogeni all'interno della nave che li riporterà sul pianeta Terra; però uno strano incendio provocato da un cortocircuito all'interno della nave, aziona il dispositivo di espulsione della capsula contenente i tubi criogeni.

La capsula precipita sul pianeta Fiorina “Fury” 161 che non è altro che un'enorme colonia penitenziaria, popolata da 25 detenuti accomunati dal cromosoma XYY (cioè coloro in possesso della doppia Y erano considerati propensi all'assassinio e allo stupro secondo una teoria che non corrisponde alla realtà).

L'impatto con la superficie del pianeta risulterà letale a tutti i membri della capsula tranne che per Ripley che risulta essere l'unica sopravvissuta all'atterraggio; Hicks morirà perché trafitto da un tubo che per via dell'impatto ha sfondato la sua capsula, Newt muore annegata nella sua capsula in cui è avvenuto il cortocircuito e Bishop è quasi totalmente distrutto per via dell'impatto.

L'arrivo di Ripley nella colonia però coincide con l'inizio di una serie di morti misteriose ed Ellen capisce che l'incubo della presenza aliena è ritornato ad incrociare di nuovo la sua strada!

Terzo capitolo della saga fantascientifica di Alien, la pellicola si ricollega perfettamente in modo cronologico all'epilogo del precedente film, con la fuga dei superstiti del pianeta invaso dagli Alien.

Cambia la location dello svolgimento della vicenda ma il copione del terzo episodio sembra ricalcare quello dei precedenti: l'alieno che impazza nel luogo preso di mira, i malcapitati in preda all'ansia e al terrore e la donna tenente Ripley che deve salvare il salvabile e soprattuto se stessa e gli altri.

Qui si vede la voglia del regista di innalzare la figura femminile di Ripley, come donna padrona della situazione a dispetto dello spaesamento maschile di fronte ad una situazione ingestibile; se nel secondo film non si poteva parlare di pura rivincita del femminismo sul maschilismo per via del gruppo sessualmente “misto” di marines che avrebbe dovuto proteggere Ellen, qui con la presenza di una colonia totalmente di carattere maschile si è accentuata l'incapacità di prendere la situazione sotto controllo da parte della “virilità” maschile a vantaggio del freddo ed efficace self control femminile di Ripley.

Inoltre in questa pellicola si ha il primo contatto (e unico dell'intera saga) fisico e sentimentale della protagonista con un esponente dell'altro sesso; Ellen si invaghisce dell'unico medico presente nella colonia.

Dalla simpatia e apprezzamento velati e accentuati nei confronti di Hicks nel secondo episodio della saga, qui Ripley si dona spontaneamente all'altra persona come una liberazione dalle vicende che l'hanno investita negli ultimi tempi.

Si potrebbe interpretare il passaggio dalla seconda a questa terza pellicola come una trasmigrazione del sentimento materno, nutrito nei confronti di Newt, in un sentimento tipico di chi vuole ricoprire il ruolo di compagna all'interno di un rapporto di coppia.

In questo film si incomincia a delineare anche il rapporto “intimo” che legherà le due razze antagoniste (quella umana rappresentata da Ripley e quella aliena con l'Alien); un rapporto di amore ed odio che sfocerà nell'ultimo capitolo della saga (cioè il successivo).

Pensandoci bene sia Ripley che l'alieno combattono per la loro sopravvivenza e per cercare di preservare e possibilmente di continuare la procreazione di nuovi esseri per il proseguo della razza di appartenenza.

Anche qui di fondo c'è la tematica del sacrificio di vite per lo sviluppo del progresso per usi bellici e distruttivi; la compagnia si preoccupa più di catturare la forma di vita aliena non per la sicurezza del genere umano ma per studiarla ed usarla nei conflitti di guerra.

La sceneggiatura di Alien 3 è stata al centro di discussioni e intoppi; immediatamente dopo l'enorme consenso da parte del pubblico nelle sale per Aliens – scontro finale, si pensò alla realizzazione di un terzo capitolo; dopo un'iniziale bozza realizzata da Walter Hill, David Giler e Gordon Carrol, lo sviluppo del progetto passò nelle mani dello scrittore fantascientifico William Gibson che però fu bloccato dallo sciopero degli sceneggiatori del 1987 e alla ripresa dell'attività preferì riprendere la sua carriera di scrittore.

Egli fu sostituito dallo sceneggiatore Eric Red (autore di “The Hitcher - La lunga strada della paura” del 1986 e di “Il buio si avvicina” del 1987) e dal regista poco esperto Renny Harlin, divenuto successivamente celebre per aver diretto “58 minuti per morire” del 1990 (secondo capitolo della saga di Die Hard con Bruce Willis) e “Cliffhanger” del 1993 (pellicola con Sylvester Stallone).

Però questo duo abbandonò il progetto per via delle incomprensioni con la produzione e per lo svolgimento non conforme della realizzazione del film con il progetto da loro stilato.

A loro subentrò David Twohy (dirigerà Pitch Black nel 2000) che in sintonia con la stessa linea di Eric Red scrisse una sceneggiatura che non contemplava la presenza di Ripley; la cosa non rese di buon umore la Fox che all'insaputa dello stesso David Twohy commissionarono a Vincent Ward e John Fasano una sceneggiatura incentrata su Ellen Ripley.

Twohy, venuto a sapere della seconda sceneggiatura, decise di abbandonare il progetto nonostante l'affermazione, da parte della Fox, di considerare la sceneggiatura di Vincent Ward e John Fasano adatta per Alien 4; di nuovo la storia per la realizzazione di Alien 3 aveva subito un'ulteriore intoppo.

Fasano abbandonò la sceneggiatura per dedicarsi a quella di “Ancora 48 ore” e fu sostituito da Greg Pruss mentre la produzione ebbe problemi di budget con Ward perché la sua visione di Alien 3 risultava sulla carta troppo onerosa per le tasche della Fox.

Sia Ward che Pruss abbandonarono la realizzazione di Alien 3 e nel caso di Pruss, il suo fu un addio definitivo al cinema.

Altra coppia in vista per la stesura del film: l'adattato regista David Fincher (autore essenzialmente di videoclip fino a quel momento) e lo sceneggiatore Lerry Ferguson (Beverly Hills Cop 2) che però deluse le aspettative in fase di stesura, provocando un'ulteriore stop del film.

Per far fronte ad una situazione divenuta critica vennero richiamati all'appello Walter Hill e David Giler, i quali fecero un mix del lavoro di Twohy e di quello di Ward e di Fasano il tutto supervisionato dal nuovo sceneggiatore ufficiale Rex Pickett.

Però quella vista al cinema non è la sceneggiatura originale ma una “costola” perché tagliata e modificata in fase di definitivo montaggio; ovviamente questo terzo capitolo non piacque molto agli estimatori della saga di Alien.

Di tutti gli “addetti ai lavori” che sono stati chiamati in causa per il film, furono menzionati Vincent Ward come creatore della vicenda, Dan O'Bannon e Ronald Shusett come sviluppatori dei personaggi, Walter Hill, David Giler e Larry Ferguson come sceneggiatori; nonostante l'esclusione ufficiale dal film una piccola menzione avrebbe meritato anche David Twohy che fu colui che ebbe l'idea di adattare la vicenda su un pianeta che in realtà era una colonia penale.

La versione integrale del film fu inserita, dopo circa 10 anni dall'uscita nelle sale, nell'edizione home video del cofanetto Alien Quadrilogy; i cambiamenti perpetrati nei confronti della pellicola sono per lo più di carattere stilistico come i facehugger che qui vengono presentati in maniera differente rispetto alle precedenti pellicole, o di carattere scenico come nel caso in cui nella versione originale l'alieno fuoriesce da un bovino e non da un cane.

Un adattamento fedele all'originale si può ritrovare non in una pellicola ma in un romanzo scritto da Alan Dean Foster in cui venivano descritte scene non presenti nel film distribuito nel circuito cinematografico; inoltre la casa editrice della Dark Horse Comics trasferì il romanzo in un fumetto “spalmato” in una mini-serie di tre numeri.

Se i numerosi fan della saga rimasero delusi, da meno non fu neanche il regista James Cameron che accusò la Fox di aver omesso dal film parte dei protagonisti del secondo capitolo della saga.

Secondo la stesura originale, Ripley inizialmente sarebbe dovuta rimanere nello stato di ibernazione mentre il resto della Sulaco si sarebbe svegliata all'interno di una base russa chiamata Sulov (però ciò non avrebbe giovato alla fantasia degli autori sulla scelta dei nomi) per colpa di una pioggia di meteoriti che avrebbe mandato in avaria la nave e costretto l'equipaggio della Sulaco ad un attracco di emergenza.

In questa stazione orbitante, si sarebbero condotti esperimenti sulla razza aliena; comunque anche qui Hicks sarebbe dovuto morire e Bishop, Newt ed Ellen come sempre avrebbero dovuto salvare la pelle e fuggire dagli alieni, scappati dalle celle in cui erano conservati, a bordo di una scialuppa spaziale diretta verso la Terra ormai in balia degli Alien.

Anche la saga dei Simpson non prese seriamente questo capitolo della serie al punto di realizzarne un episodio in chiave ironica dal titolo “Homer 3”; è l'unico episodio della saga privo di un androide (Bishop si vede per pochissimo tempo e neanche integro ma a pezzi).

 

 

 

 

 

 

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