FILM E RECENSIONI rubrica di  CORRERENELVERDEONLINE

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Brucio nel vento

Anno: 2001

Nazione: Italia/Svizzera

Produzione:  01 Distribution

Durata: 118’

Regia: Silvio Soldini

Sceneggiatura: Silvio Soldini, Doriana Leondeff, Paola Bizzarri, Silvia Nebbiolo

Fotografia: Luca Bigazzi

Montaggio: Carlotta Cristiani

Musiche: Giovanni Venosta

Cast: Caroline Baehr,  Ivan Franeck,  Barbara Lukesovà, Ctirad Gotz

 

Una vita in attesa, sopravvivendo onestamente ma espiando colpe di una vita lontana ma così presenti da sentirne l’odore.

Tutti gli uomini e le donne hanno in sé la continua speranza di poter migliorare la propria vita, ma un esule che non ha lasciato la propria vita ma la propria dignità, non ha perduto proprietà e affetti ma il proprio nome (una volta espatriato ha cambiato nome) ha una marcia in più, non ha nulla da perdere perché già sa cosa significa perdere.

Tobias cerca una vita normale, desidera una famiglia, un lavoro che lo inserisca al di sopra della soglia di sopravvivenza, di diventare un giorno un grande scrittore (di notte scrive poesie e racconti). Non ha perso la capacità di scegliere, ha un obiettivo primario, incontrare la donna dei suoi sogni,la sua Line, conquistarla, strapparla al suo uomo se necessario e costruire con lei il suo futuro.

Opportunità di conoscere altre donne non gliene mancano, anzi è abbastanza disinibito, sa riconoscere una bella donna, sa condividerne i momenti ma al momento del confronto con le sue personali aspettative non reggono il confronto, non sono come Line.

Tobias lavora, e come tutti coloro che lavorano in una catena di montaggio soffre della sindrome di Taylor, ma sopravvive . In tutto il racconto è ossessivo il peso che prova ad alzarsi tutti i giorni alle cinque del mattino, il racconto è pervaso della tristezza di questo spaccato di lavoratori stranieri nelle fabbriche.

Tobias deve dimenticare di essere il figlio della donna più bella del paese ma anche della prostituta del paese, Tobias deve dimenticare di essersi vergognato di essere il figlio di sua madre.

Tobias deve espiare la colpa di aver ucciso suo padre subito dopo aver scoperto chi fosse tra i tanti.

Dopo tante sofferenze finalmente la luce. Incontra Line, scopre subito che è la vera Line che ha sempre aspettato, non le nasconde affatto il suo corteggiamento, diventano inizialmente confidenti e scopre che Line è sua sorella e che suo padre non è morto. A questo punto ad opprimerlo sono i suoi desideri e la vita grama che conduce. E’ costretto a conoscerne il marito e la figlia ma non rinuncerà mai alla sua passione perché di fronte ha Line.

Con un sussulto finale il film evolve in un finale a lieto fine con la coppia finalmente congiunta, con tutte le verità svelate ( anche Line scopre di essere la sorella di Tobias ma accetta come stanno le cose e sorride alla storiella che i faraoni ammettevano il matrimonio tra i fratelli) a tanti chilometri di distanza dalla triste Svizzera, in un nuovo paese con una nuova lingua da imparare e nuovi ricordi da seppellire.

Il film non è criticabile per la sua intensità emotiva, non è criticabile per la fotografia eccellente ma per alcuni tratti è attraversato da un calo del ritmo di scena e la ripetizione di alcune fotografie che per certi versi ricalca i temi ossessivi che caratterizzano il film ma in alcuni tratti assumono una veste un po’ troppo ridondante.

Dal punto di vista del contenuto emerge con chiarezza lo spaccato dell’emigrazione, il dolore che attraversa coloro che vivono questa drammatica esperienza. Come in "Pane e Tulipani" il rapporto di coppia è scevro da ipocrisie e pervaso da emancipazione e responsabilità dei ruoli che ogni attore assume. Infine come in "Pane e Tulipani" Silvio Soldini è innamorato di quel tipo di luce che fa emergere con chiarezza le principali emozioni, ovattata per l’infanzia, intensa per l’amore, radiosa per il finale, ma sempre presente, non c’è una fotografia in cui non ci sia una fonte di luce ad indicare lo stato d’animo dei protagonisti e del cineasta. Molto curato dal punto di vista tecnico. Si può vedere.

Carlo Meconi

 

 

 

 

 

 

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