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Il Corvo II

Titolo originale: The Crow: City of Angels

Paese: Stati Uniti

Anno: 1996

Durata: 84'

Genere: horror

Regia: Tim Pope

Soggetto: James O'Barr

Sceneggiatura: David S. Goyer

Scenografia: Alex McDowell

Produttore: Edward R. Pressman, Jeff Most

Distribuzione (Italia): CECCHI GORI DISTRIBUZIONE (1996) - CECCHI GORI HOME VIDEO

Interpreti e personaggi: Vincent Perez: Ashe, Mia Kirshner: Sarah, Richard Brooks: Judah, Vincent Castellano: Spider monkey, Eric Acosta: Danny, Thomas Jane: Nemo, Iggy Pop: Curve

Fotografia: Jean-Yves Escoffier

Montaggio: Michael N. Knue, Anthony Redman

Effetti speciali: Musiche: Graeme Revell

Tema musicale: Iggy Pop, Tyler Bates, Graeme Revell

 

Ashe (meccanico di moto)  e suo figlio Danny, inavvertitamente, sono testimoni di un omicidio ai danni di un poveretto. I responsabili di questo efferato delitto, sono uomini alle dipendenze di Judah, il padrone indiscusso della città degli Angeli. Il suo dominio è basato sull'imposizione di un regime violento e feroce che non tiene conto del rispetto dei diritti altrui.

Ovviamente anche il flusso della droga è visionata da Judah; nel suo palazzo regna l'anarchia e la trasgressione; il dolore e la sofferenza altrui sembrano rafforzarlo e rinvigorirlo.

Le suppliche di Ashe nei confronti degli uomini di Judah (Curve, Nemo, Spider Monkey) non vengono ascoltate; neanche innanzi ad un bambino, la pietà riesce a far breccia nei cuori dei malviventi.

Ashe e Danny, dopo essere stati uccisi, vengono incatenati e gettati nelle profonde acque della città.

Però il male non ha tenuto conto dello spirito di vendetta che aleggia sopra la città: il corvo!

Ashe ritornerà dal mondo dell'oltretomba, guidato dagli occhi del corvo e da una tatuatrice (Sara) per vendicare suo figlio Danny e placare la sete di giustizia delle vittime di Judah.

Sequel del cult "il Corvo" con il compianto Brandon Lee; si può definire sequel per la presenza di Sara, che nel primo capitolo era la ragazzina amica di Eric e Shelly.

La storia, infatti non è un vero e proprio seguito, ma una storia indipendente.

La sceneggiatura e la regia cercano di assemblare un prodotto che tenta di assomigliare al corvo originale. Il risultato è una copia sbiadita, soprattutto per le atmosfere e le caratterizzazioni dei personaggi. L'unica interpretazione che spicca dalla massa dell' anonimato, forse per il personaggio, è Curve, interpretato dalla rock trasgressiva Iggy Pop.

Le ombre nere della notte, lasciano il passo a tonalità più tenui; a differenza delle atmosfere "brandoniane", si intravedono nuvole di fumo con sfumature rosee e insegne colorate al neon.

Il dark si affievolisce sfiorando toni più pacati; l'azione latita, spodestata dai momenti di rimorso di Ashe per la morte di suo figlio. Un buon contributo a questa atmosfera la danno le canzoni più soft, in puro stile serafico; per dare maggior risalto  al sottotitolo della pellicola (la città degli angeli) e per testimoniare l'innocenza strappata a Danny.

Anche il tema dell' amore tra padre e figlio, perde smalto se raffrontato con la storia d'amore del precedente capitolo; forse il rapporto padre-figlio poteva essere sviluppato in maniera più esauriente ed esplicativa.

Invece, per come è stato mostrato nel film, sembra più un pretesto qualsiasi, da dove poter far partire il film.

Un'altra pecca è il mezzo di locomozione del protagonista; abituati a vedere con gli occhi del corvo dall'alto la città e gli spostamenti da un tetto all' altro di Brando Lee, in questa pellicola Vincent Perez scorrazza  per la città desolata, a "cavallo" di una moto; più che un giustiziere, Ashe ha le fattezze di un centauro spaesato, che vaga senza meta.

Purtroppo per lui, Perez non ha sul pubblico lo stesso impatto carismatico di Brandon Lee; anche il trucco pallido del bianco e della pittura (i colori che usava Danny) sul suo viso, non riescono a conferirgli quell' immagine da vendicatore triste e dannato.

La pellicola cerca di imitare (non riuscendoci) il primo corvo utilizzando le sue immagini più significative: lo stesso modo di infilarsi le maniche della giacca (simboleggia l'azione di mettersi addosso i panni del giustiziere) e  il simbolo del corvo lasciato sul luogo del ritrovamento di una delle vittime.

In conclusione, un film che non ha niente in comune con il suo predecessore; questa volta, si poteva anche evitare di scomodare il povero corvo nel riportare in vita qualcuno. 

 

 

 

 

 

 

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